“Boss in incognito”, lacrime e buonismo
mercoledì 13 marzo 2024
Nove stagioni e cinque conduttori. L’ultimo, Max Giusti, è quello che sta resistendo più degli altri alla guida di Boss in incognito. Con le tre nuove puntate in onda il lunedì sera su Rai 2 taglia il traguardo della quarta conduzione consecutiva. A Costantino della Gherardesca, che aveva condotto le prime due, sono seguiti, con una sola stagione a testa, Flavio Insinna, Nicola Savino e Gabriele Corsi. Evidentemente il docu-reality (basato su un format inglese, prodotto in collaborazione con Endemol Shine Italy, scritto da Francesca Picozza, Maria Grazia Giacente, Giuliano Rinaldi, Valerio Trapasso con la regia di Alberto Di Pasquale) non è così ambito perché al conduttore non tocca un ruolo di primissimo piano, anche se con Giusti è stato ampliato. Infatti, l’attore e presentatore romano non si limita a raccordare i momenti, ma affianca nel travestimento, almeno in una situazione, il titolare di un’azienda che, grazie a trucco e parrucco, assume un’identità fittizia lavorando per alcuni giorni in mezzo ai propri dipendenti per scoprire, dall’interno, punti di forza e criticità dell’impresa. Il tutto seguito dalle telecamere con la scusa di girare un documentario sul lavoro. E questo, ovviamente, condiziona molto l’esperimento e il senso del docu-reality. In ogni caso, solo una volta terminate le riprese, i lavoratori scopriranno che ad affiancarli c’è stato il boss, ovvero il titolare, che deciderà chi richiamare all’ordine e chi premiare. Nella maggior parte dei casi, con tanto buonismo strappalacrime, ai richiami seguono i premi, anche perché quelli che emergono, opportunamente selezionati, sono, come suol dirsi, casi umani. Mentre il boss, così facendo, promuove la propria azienda, che magari lo merita pure visto che le realtà proposte sono generalmente eccellenze italiane, anche se ciò non toglie che pubblicità sia e pubblicità rimanga. © riproduzione riservata
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