Quando un anno fa la deputata neozelandese Chloe Swarbrick, una millennial di 25 anni, apostrofò un collega sessantenne che aveva osato interromperla con un "ok, boomer", nessuno, neppure lei, poteva prevedere in pochi minuti quella sua espressione ironica, quasi sarcastica, certo acida sarebbe divenuta virale. Azzittendo un'intera generazione oggi ancora ampiamente al potere.
Boomer, la parolina o parolaccia (dipende se preceduta da "ok"), indica i nati nei vent'anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Sono i figli del boom economico, immersi fin da bambini in alcuni miti, tra cui: se noi stiamo meglio dei nostri genitori, anche i nostri figli staranno meglio di noi, e così i figli dei figli nei secoli del secoli avvenire; le risorse del pianeta sono inesauribili; il capitalismo è non solo il migliore dei mondi possibili, ma anche l'unico possibile. Poiché i miti sono fatti per essere abbattuti, alcuni boomer furono comunisti, marxiani, leninisti, maoisti, rovesciando l'assioma: il capitalismo è il peggiore dei mondi possibili, va abbattuto e con esso la borghesia che fa rima con ipocrisia. Dettagli. Passata la lunga sbornia sessantottina, molti di quei boomer fecero ritorno a casa, quatti quatti, diventando direttori di qualcosa.
I boomer tengono in pugno il timone del mondo e pazienza se fingono di conoscere la rotta senza averne alcuna, ma vanno avanti a casaccio confidando nel mito: il nostro attuale, consegnatoci dai padri, è l'unico mondo possibile. Chi cerca di avanzare ipotesi alternative, aggressive o timide, viene azzittito sbrigativamente o meglio ancora ignorato: non esisti, e chi credi di essere, millennial? Ringrazia il cielo di vivere nel migliore dei mondi possibili grazie a noi.
Stando così le cose, essere apostrofati con un "ok, boomer" è il minimo che si meritano. I millennial – o generazione Y, i nati tra il 1980 e il 1995 – hanno ragioni da vendere. Loro sono cresciuti nello sboom e dal 2008 hanno conosciuto solo crisi dopo crisi, insicurezza e paura, perdendo uno dopo l'altro tutti i piccoli e grandi privilegi ereditati dai boomer, gli ultimi con il posto fisso e la pensione garantita. Inoltre, a conferma della loro perfidia, hanno subito assorbito l'epiteto riuscendo a guadagnarci sopra, stampando "ok, boomer" su felpe, t-shirt, quaderni e altri gadget e trasformando un atto (blandamente) trasgressivo in una moda, come a suo tempo fecero con il faccione di Che Guevara, i capelli lunghi e il rock. Così, anche il conflitto tra boomer e zoomer (la generazione Z, nata dopo il 1995) rischia di finire triturato nel solito implacabile business.
Ora, che i boomer nel loro complesso si siano comportati da predatori sconsiderati è palese. Hanno accumulato vantaggi e privilegi personali assieme a un colossale debito pubblico, consegnato ai nipoti zoomer assieme alla soddisfazione di vivere nell'unico mondo possibile, il migliore. Ma la responsabilità è davvero tutta loro? I loro genitori, sopravvissuti alla devastazione di due guerre mondiali, si sono preoccupati innanzitutto di garantire tre pasti caldi al dì, una casa confortevole, automobili ed elettrodomestici, indicando nelle cose, negli oggetti e nelle merci il segreto della felicità. Quale tremenda illusione! Eppure è andata proprio così. I boomer si sono ritrovati prigionieri del loro stesso benessere, della sicurezza e dello sguardo spavaldo rivolto al futuro.
Altro non sanno offrire. Se cercano di demolire ogni tentativo, serio o raffazzonato, di cambiamento reale, vanno compresi. E poi aggirati e messi a riposo. Ok, zoomer, tocca a voi. Far di meglio non può essere così difficile.
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