“Blindati”, utile viaggio di D Max nelle carceri
domenica 17 marzo 2024
Raccontare la vita in carcere può essere di per sé positivo, anche per contrastare l’opinione di chi vorrebbe buttare via le chiavi o sostiene che i detenuti abbiano troppi privilegi, come se la privazione della libertà non fosse già una dura pena. Raccontare la vita in carcere può anche dimostrare la fatiscenza di certi penitenziari, il sovraffollamento, la promiscuità tra detenuti per reati gravi e meno gravi, la mancanza di lavoro all’interno e l’impossibilità, molto spesso, che la reclusione possa portare alla rieducazione del condannato. Per questo abbiamo posto attenzione al debutto in Italia, venerdì in prima serata su DMax, di Blindati: viaggio nelle carceri, un format internazionale scritto nella versione nostrana da Cristina Gobetti e condotto da Luigi Pelazza, che da tempo si occupa di tematiche legate alla criminalità. Blindati racconta la vita dei detenuti in alcuni dei carceri più duri al mondo, dal Brasile all’Est Europa e alle Filippine. In una delle prossime puntate si parlerà, tanto per capirci, della famigerata prigione statunitense di Alcatraz, oggi trasformata in museo. Mentre è tuttora attivo, sia pure in pessime condizioni, il carcere di Zenica, in Bosnia, teatro della prima puntata, un penitenziario dove la violenza tra detenuti è un rischio costante, dove non fanno sconti nemmeno le guardie carcerarie, dove per punizione si può finire nella «prigione in prigione». Già da queste sottolineature si può intuire l’aspetto non positivo del programma in onda sul canale 52 del digitale terrestre, ovvero l’estrema durezza di un viaggio con pochi filtri, una sorta di tragica spettacolarizzazione di un microcosmo all’interno del quale prevale la legge del più forte. Poi il conduttore rimette un po’ le cose a posto nel finale affermando che si è fortunati a nascere dove i diritti umani fondamentali sono rispettati. © riproduzione riservata
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