«Avvocata dei più poveri contro le discriminazioni»
giovedì 13 giugno 2024
Runa Rajagopal ricorda il suo primo stage ai Bronx Defenders come un momento d’illuminazione. «I miei colleghi arrivavano presto, restavano fino a tardi ed erano sempre in movimento - dice -. L’entusiasmo e l’adrenalina erano al massimo, respiravo davvero la possibilità di rendere il sistema giudiziario più umano. Era emozionante, motivante e coinvolgente. Come figlia d’immigrati appena diventata avvocato avevo trovato il mio posto ideale». I Bronx Defenders sono un’associazione non profit che dal 1997 rappresenta ogni anno più di 27.000 indigenti, offrendo gratuitamente i suoi legali (ma anche i suoi assistenti sociali) al posto dei difensori d’ufficio nominati dai giudici, che spesso sono meno qualificati, sovraccarichi di casi o semplicemente non disponibili. Poiché negli Stati Uniti, per ogni cinque imputati in processi penali, quattro non sono in grado di pagare un avvocato, i difensori pubblici scarseggiano. In alcuni Stati, come l’Oregon, la carenza è così grave che a centinaia di persone viene negato un avvocato. A una giovane come Runa, che aveva appena passato l’esame di Stato dopo la laurea in legge, un gruppo come i Bronx Defenders offriva sia un’opportunità unica di farsi le ossa in cause penali, civili, di diritto di famiglia e immigrazione, sia di cercare di sradicare le ingiustizie del sistema giudiziario. «Essere un avvocato d’ufficio o pro bono richiede la capacità di entrare nel mondo di ogni cliente - spiega Runa, che dopo lo stage è stata assunta dai Bronx Defenders -. Oltre alla competenza legale è questo che conta: il rapporto umano. Occorre essere in grado di raccontare al giudice una storia che susciti empatia, andando ogni giorno ben al di là dei fatti. Se il procuratore distrettuale fa notare che il tuo cliente ha 50 piccoli furti sulla fedina penale, il tuo compito è scavare più a fondo e far sapere al giudice quali sono le difficoltà del tuo cliente, per dargli un’immagine più sfaccettata della persona. È un lavoro che richiede un forte investimento personale». I difensori pubblici rappresentano infatti clienti che, a causa del loro svantaggio sociale e della scarsa conoscenza del sistema, rischiano pene dalle conseguenze devastanti e vivono sulla loro pelle gli effetti della criminalizzazione della malattia mentale, dell’uso di sostanze stupefacenti e della povertà. Non a caso, uno studio del 2020 sui difensori pubblici in tutti gli Stati Uniti ha concluso che gli avvocati sono esposti a forte stress a causa del fatto di «lavorare in un sistema penale con leggi e pratiche che prendono di mira i più svantaggiati». Runa non lo sapeva e all’inizio ha sottovalutato il prezzo emotivo di un incarico che amava profondamente. «Si lavora spesso insieme, penalisti, civilisti, assistenti sociali e investigatori - racconta Runa -, si è tutti nella stessa barca ed è estremamente stimolante. Ma la responsabilità è enorme». Per Runa la parte più difficile, quella che ha finito con il farla ammalare, è stata il contatto quotidiano con la discriminazione. «Il sistema legale penale non ha molte sfumature, è bianco o nero — afferma —. Le persone con le quali avevo a che fare invece avevano vite davvero, davvero complicate». Dopo tre anni di lavoro, Runa ha cominciato ad avere attacchi di panico, a non dormire la notte e ad avere terribili mal di testa. Ha ignorato i sintomi, fino al giorno in cui è svenuta in tribunale. Un esaurimento che l’ha costretta a sei mesi di malattia e ad abbandonare la professione legale per un anno. «È stata una grossa lezione di umiltà», spiega la 32enne, che nel 2022 ha deciso di tornare ai Bronx Defenders. Ma con un nuovo ruolo. «Ora mi occupo della formazione dei neoassunti e dei tirocinanti. Spiego che non è un motivo d’orgoglio fare un pisolino sotto la scrivania perché sei stravolto. Quando faccio supervisione agli avvocati, dico loro che il nostro è un lavoro duro che richiede comunicazione costante, istruzione continua e molta umiltà. Solo se lo ammettono, riconoscono i loro limiti e sanno quando chiedere aiuto, potranno trasformare in meglio molte vite: quella dei loro clienti e anche la loro». © riproduzione riservata
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