Non c'è se e non c'è ma che tenga davanti allo scagliarsi della violenza sugli innocenti: è sempre e comunque una ferita all'umanità intera e al cuore stesso di Dio, di cui siamo tutti figli. Quando la violenza, però, è diretta contro chi testimonia in prima persona l'amore di Dio nella storia, quelle ferite possono diventare solchi fecondi dai quali rinasce la speranza. Ed è in questo orizzonte che si collocano le storie dei martiri come sant'Antonina di Nicea, della quale la tradizione ricorda in modo particolare la morte cruenta e l'accanimento dei persecutori. Il nome di Antonina appare tre volte nel Martirologio, ma è stato chiarito che si tratta della stessa persona, i cui dati biografici sono attinti da un'antica «Passio» oggi perduta. Arrestata in Bitinia durante la persecuzione di Diocleziano, Antonina fu sottoposta ad atroci torture: battuta con le verghe, sospesa al cavalletto, dilaniata ai fianchi. Poi rinchiusa in carcere per due anni e infine arsa viva. La sua vicenda è icona delle tante sofferenze che in ogni epoca i credenti hanno dovuto subire a causa della fede, ma è anche un incoraggiamento a fare del Vangelo una forza capace di cambiare il mondo.
Altri santi. Santi Agapio e Secondino, martiri (III sec.); san Floriano di Lorch, martire (IV sec.).
Letture. Romano. At 8,1-8; Sal 65; Gv 6,35-40.
Ambrosiano. At 8,1-8; Sal 65; Gv 6,35-40.
Bizantino. At 8,18-25; Gv 6,35-39.
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