La Digitalem Humanitatem non è stata ancora scritta, mentre il percorso di riforma dei media vaticani (l'altroieri un'altra tappa) lascia intendere che condividere un cambiamento è molto più complicato che condividere un contenuto sui social network. Eppure, ogni giorno l'incontro tra l'ambiente digitale e la vita della comunità cristiana ci racconta una nuova storia.In risposta alle note che ho scritto domenica sulla diretta video dell'arcivescovo di Canterbury, padre Dario Chimenti mi ha mostrato che la sua parrocchia, Maria SS. Addolorata di Palermo-Pallavicino ( tinyurl.com/jyyakzu ), è partita da tempo con le sperimentazioni, provando ad applicare, con risultati significativi, la res nova offerta da Facebook alle prove del coro, a un pellegrinaggio (così anche gli assenti o impediti vi hanno in qualche modo partecipato), a un convegno...Frattanto, un selfie sul profilo personale di Paolo Rodari ( tinyurl.com/jssjh9b ) mi mostra l'attento vaticanista di "Repubblica" che condivide un primo piano con Greta Menchi ( tinyurl.com/hzxvrx6 ). Apprendo così, in anticipo sulla lettura delle cronache ecclesiali, che nel contesto di un pomeriggio organizzato dalla "sua" Fondazione Scholas Occurrentes Francesco ha incontrato dodici youtuber, e che ha accettato di mettere mano a un nuovo libro a partire dalle domande che gli verranno rivolte dai giovani tramite un'apposita piattaforma, askpopefrancis ( tinyurl.com/hplvjnr ).Gli youtuber – sorvolo sul suono della parola, che in inglese ci fa pensare a un nuovo tipo di orto, e tradotta in italiano suggerirebbe un kit per piccole riparazioni idrauliche – sono persone che comunicano quotidianamente, con i loro video, con alcuni, molti o moltissimi "seguaci". A loro e a tutti noi, compresi quelli che hanno cominciato con una macchina da scrivere, il Papa ha suggerito di imparare a comunicare con i silenzi e con i gesti: due cose difficili da realizzare (soprattutto la seconda) se c'è un medium di mezzo, digitale o analogico che sia. Ma Francesco è fatto così...