Sempre bene, ma non come prima. Colpa del mercato interno che rallenta nuovamente. Poi ci si è messo il clima ad aggiungere preoccupazioni. L'agroalimentare italiano vive giorni tesi e problematici che trovano conferme nelle analisi condotte da Ismea e da Unioncamere sull'andamento del complesso del comparto nel secondo trimestre dell'anno e rese note pochi giorni fa. Valutazioni che, appunto, distinguono bene fra ciò che comunque corre e ciò che, invece, segna il passo.Stando ai numeri e ai ragionamenti dietro a questi, quindi, l'agroalimentare italiano nel secondo trimestre del 2015, ha «rallentato il passo» dopo l'evoluzione positiva, dice il Rapporto redatto dai due enti, osservata a inizio anno. Mentre l'export continua ad avanzare a ritmi sostenuti, rilevano infatti Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento di AgrOsserva, la debolezza della domanda interna sta avendo marcati riflessi sull'industria alimentare, le cui vendite dipendono per tre quarti ancora dal mercato domestico. Hanno frenato così sia la produzione che le vendite. Ancora sostenute però le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani che sono migliorate rispetto ai già buoni mesi precedenti. Nei primi 5 mesi del 2015, la crescita è stata del 7,1%, con un contributo particolarmente positivo dell'agricoltura che avanza all'estero dell'11,8% a fronte di un incremento più contenuto dell'industria alimentare (+6%).Il problema vero, tuttavia, rimane quello dei consumi interni. Il primo semestre è stato chiuso con una flessione degli acquisti delle famiglie dello 0,2% su base annua. È in particolare da questo dato che deriva il clima meno positivo che serpeggia nell'industria alimentare per quanto riguarda il mercato interno; mentre migliorano le previsioni di chi esporta. Al contrario, le aziende agricole vedono ancora il loro orizzonte in modo negativo, soprattutto quelle zootecniche.Ma cosa accadrà da qui in avanti? Stando alle imprese, potrebbe migliorare ancora l'export verso il resto del mondo eccetto ovviamente la Russia, che ha confermato per un altro anno l'embargo verso i prodotti agroalimentari europei. Per quanto riguarda l'Europa, cioè di fatto il nostro mercato interno "allargato", Ismea spiega che le condizioni dell'offerta potrebbero continuare a tenere a freno i listini, ripercuotendosi negativamente sulla redditività delle imprese, alleviate solo in parte da un alleggerimento dei costi di produzione. Tutto senza contare la depressione dei mercati della grandi colture agricole. È sulla scorta di queste analisi che gli imprenditori agroalimentari guardano all'autunno.
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