giovedì 29 giugno 2017
Papa Francesco presiede la Messa con l'imposizione del Pallio ai nuovi arcivescovi metropoliti, nella solennità dei santi Pietro e Paolo
(Ansa)

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"Chiediamoci se siamo cristiani da salotto, che chiacchierano su come vanno le cose nella Chiesa e nel mondo, oppure apostoli in cammino, che confessano Gesù con la vita perché hanno Lui nel cuore?". Questa domanda di papa Francesco è risuonata oggi in piazza San Pietro.
Papa Francesco ha voluto porla ai cardinali che hanno partecipato al Concistoro per la creazione di 5 nuovi porporati e ai 36 nuovi arcivescovi nominati negli ultimi 12 mesi, per i quali ha benedetto oggi i palli, cioè le stole di lana bianca con croci nere che segnalano una stretta vicinanza alla Sede Apostolica.

Cristiani non da salotto, ma che prendono il largo e bruciano per amore

Confessione, persecuzione e preghiera sono le tre parole su il Papa ha concentrato la sua omelia. “A poco serve conoscere gli articoli di fede se non si confessa Gesù Signore della propria vita. Oggi Egli ci guarda negli occhi e chiede: “Chi sono io per te?”. Come a dire: “Sono ancora io il Signore della tua vita, la direzione del tuo cuore, la ragione della tua speranza, la tua fiducia incrollabile?”. Con San Pietro, anche noi rinnoviamo oggi la nostra scelta di vita come discepoli e apostoli; passiamo nuovamente dalla prima alla seconda domanda di Gesù, per essere “suoi” non solo a parole, ma coi fatti e nella vita”. "Chi confessa Gesù - ha scandito Francesco - sa che non è tenuto soltanto a dare pareri, ma a dare la vita; sa che non può credere in modo tiepido, ma è chiamato a "bruciare" per amore; sa che nella vita non può "galleggiare" o adagiarsi nel benessere, ma deve rischiare di prendere il largo, rilanciando ogni giorno nel dono di sé. Chi confessa Gesù fa come Pietro e Paolo: lo segue fino alla fine; non fino a un certo punto, ma fino alla fine, e lo segue sulla sua via, non sulle nostre vie. La sua via è la via della vita nuova, della gioia e della risurrezione, la via che passa anche attraverso la croce e le persecuzioni".

Cristiani perseguitati nel mondo in un silenzio complice

Sopportare il male non è solo avere pazienza e tirare avanti con rassegnazione; sopportare è imitare Gesù: è portare il peso, portarlo sulle spalle per Lui e per gli altri. È accettare la croce, andando avanti con fiducia perché non siamo soli: il Signore crocifisso e risorto è con noi. Così, con Paolo possiamo dire che «in tutto siamo tribolati, ma non schiacciati; sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati» (2 Cor 4,8-9).
Paolo - ha ricordato il Papa - ha vissuto non per sé stesso, ma per Gesù e per gli altri. Ha vissuto “correndo”, cioè senza risparmiarsi, anzi consumandosi.“Anche oggi in varie parti del mondo, a volte in un clima di silenzio, non di rado silenzio complice, tanti cristiani sono emarginati, calunniati, discriminati, fatti oggetto di violenze anche mortali, spesso senza il doveroso impegno di chi potrebbe far rispettare i loro sacrosanti diritti”. Così si è espresso papa Francesco nell'omelia della Messa dei Santi Pietro e Paolo che, ha ricordato, "hanno dato il sangue per Cristo, ma l'intera comunità agli inizi è stata perseguitata, come ci ha ricordato il Libro degli Atti degli Apostoli".

La preghiera è rimedio contro isolamento e autosufficienza che conducono alla morte spirituale

"Quanto è urgente nella Chiesa - ha affermato il Papa - avere maestri di preghiera, ma prima di tutto essere uomini e donne di preghiera, che vivono la preghiera!". "La vita dell'apostolo, che sgorga dalla confessione e sfocia nell'offerta, - ha detto papa Francesco in un passaggio precedente - scorre ogni giorno nella preghiera. La preghiera è l'acqua indispensabile che nutre la speranza e fa crescere la fiducia. La preghiera ci fa sentire amati e ci permette di amare. Ci fa andare avanti nei momenti bui, perché accende la luce di Dio. Nella Chiesa - ha rimarcato - è la preghiera che ci sostiene tutti e ci fa superare le prove". "Una Chiesa che prega è custodita dal Signore e cammina accompagnata da Lui. Pregare è affidargli il cammino, perché se ne prenda cura. La preghiera - ha commentato il Pontefice - è la forza che ci unisce e sorregge, il rimedio contro l'isolamento e l'autosufficienza che conducono alla morte spirituale. Perché lo Spirito di vita non soffia se non si prega e senza preghiera non si aprono le carceri interiori che ci tengono prigionieri".

Il rito: la benedizione dei Palli

Nel rito odierno papa Francesco ha benedetto i Palli, presi dalla Confessione dell'Apostolo Pietro e destinati ai 36 arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell'anno, tra i quali l'unico italiano è il nuovo arcivescovo di Messina, monsignor Giovanni Accolla. Il Pallio verrà poi imposto a ciascun arcivescovo metropolita dal Rappresentante Pontificio nella rispettiva Sede Metropolitana.

Come di consueto in occasione della Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni della città di Roma, è presente alla Messa una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, inviata da Bartolomeo I e guidata da Job, arcivescovo di Telmessos, accompagnato dai padri Ambrosios Chorozidis e Agathanghelos Siskos, a cui papa Francesco ha rivolto un saluto speciale.

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