martedì 24 gennaio 2017
Fare la volontà di Dio non significa non discutere o non arrabbiarsi col Signore, importante è essere veri e non finti e alla fine dirgli il nostro “Eccomi”
A Dio piace se ci arrabbiamo con Lui perché siamo veri
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Fare la volontà di Dio non significa non discutere o non arrabbiarsi col Signore, importante è essere veri e non finti e alla fine dirgli il nostro “Eccomi”: è questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa nella Messa del mattino a Casa Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti per Radio Vaticana


La storia della salvezza è una storia di "Eccomi"
Al centro dell’omelia del Papa è la Lettera agli Ebrei proposta dalla liturgia odierna. Quando Cristo viene nel mondo, dice: “Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato. Ecco, io vengo a fare la Tua volontà”. Questa parola di Gesù – spiega il Papa - chiude una storia di “eccomi” concatenati: “la storia della salvezza” è “una storia di “Eccomi”. Dopo Adamo, che si nasconde perché aveva paura del Signore, Dio comincia a chiamare e a sentire la risposta di quegli uomini e donne che dicono: “Eccomi. Sono disposto. Sono disposta”. Dall’Eccomi di Abramo, Mosè, Elia, Isaia, Geremia, fino ad arrivare al grande “Eccomi” di Maria e all’ultimo “Eccomi”, quello di Gesù. “Una storia di ’Eccomi’, ma non automatici”, perché “il Signore dialoga con quelli che invita”: “Il Signore dialoga sempre con quelli che invita a fare questa strada e a dire l’eccomi. Ha tanta pazienza, tanta pazienza. Quando leggiamo il Libro di Giobbe, tutti questi ragionamenti di Giobbe, che non capisce, e le risposte, e il Signore che gli dice, lo corregge … e alla fine, qual è l’eccomi di Giobbe? ‘Ah, Signore, Tu hai ragione: io soltanto ti conoscevo per sentito dire; adesso i miei occhi ti hanno visto’. L’eccomi, quando c’è la volontà, eh? La vita cristiana è questo: un eccomi, un eccomi continuo di fare la volontà del Signore. E uno dietro l’altro … E’ bello leggere la Scrittura, la Bibbia, cercando le risposte delle persone al Signore, come rispondevano, e trovare quelle è tanto bello. ‘Eccomi, io sono per fare la Tua volontà’”.

Non fingere mai con Dio
La liturgia odierna ci esorta a riflettere: come va il mio “Eccomi” al Signore?: “Vado a nascondermi, come Adamo, per non rispondere? O, quando il Signore mi chiama, invece di dire ‘eccomi’ o ‘cosa vuoi da me?’, fuggo, come Giona che non voleva fare quello che il Signore gli chiedeva? O faccio finta di fare la volontà del Signore, ma soltanto esternamente, come i dottori della legge che Gesù condanna duramente? Facevano finta: ‘Tutto bene … niente domande: io faccio questo e niente di più’. O guardo da un’altra parte come hanno fatto il levita e il sacerdote davanti a quel pover’uomo ferito, picchiato dai briganti, lasciato mezzo morto? Come è la mia risposta al Signore?”.


Anche arrabbiarsi con Dio è pregare
Il Signore ci chiama tutti i giorni e ci invita a dire il nostro “Eccomi” – conclude il Papa – ma possiamo “discutere” con Lui:
“A Lui piace discutere con noi. Qualcuno mi dice: ‘Ma, Padre, io tante volte quando vado a pregare, mi arrabbio con il Signore …’: ma anche questo è preghiera! A Lui piace, quando tu ti arrabbi e gli dici in faccia quello che senti, perché è Padre! Ma questo è anche un 'Eccomi' … O mi nascondo? O fuggo? O faccio finta? O guardo da un’altra parte? Ognuno di noi può rispondere: come è il mio 'Eccomi' al Signore, per fare la Sua volontà sulla mia vita. Come è. Che lo Spirito Santo ci dia la grazia di trovare la risposta”.

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