A un mese di distanza dalla chiusura della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, domenica 26 febbraio, papa Francesco per la prima volta nella storia fa visita alla chiesa anglicana All Saints a Roma.
Come riporta il settimanale diocesano del Vicariato di Roma, Romasette, quella di domenica è una visita storica, «poiché per la prima volta un Pontefice varcherà la soglia della chiesa anglicana di via del Babuino 153, tra piazza di Spagna e piazza del Popolo, che fa parte della diocesi in Europa dell’arcidiaconato di Italia e Malta e rappresenta la più grande comunità anglicana in Italia. I suoi predecessori, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, avevano visitato, rispettivamente, la Cattedrale di Canterbury e l’abbazia di Westminster».
Va ricordato, inoltre, che il quadro più ampio in cui si colloca la visita di papa Francesco è quello del 50° anniversario del primo incontro dopo cinque secoli tra un Pontefice e l’arcivescovo di Canterbury, tenutosi tra papa Paolo VI e l’arcivescovo Ramsey il 23 marzo 1966. Eredità di allora fu la fondazione del Centro Anglicano a Roma, volto a rimarcare l’importanza dell’evento e a rinsaldare e mantenere vivi i rapporti tra Roma e Londra.
La comunità anglicana vive con attesa la visita di papa Francesco che rientra nelle celebrazioni organizzate per i 200 anni della chiesa anglicana di All Saints a Roma. Sarà un momento di fraternità nella preghiera, ascolto e dialogo reciproco che accade esattamente quattro mesi dopo l’incontro con l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby con il quale il Pontefice celebrò i Vespri nella chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio dopo aver firmato una dichiarazione congiunta sulla volontà comune di superare gli ostacoli dottrinali ancora esistenti e proseguire in un ecumenismo concreto su tematiche condivise.
Ad accogliere papa Bergoglio il vescovo Robert Innace, responsabile per la Chiesa anglicana in Europa, il suo suffraganeo, il vescovo David Hamid, l’arcivescovo David Moxon, direttore del Centro anglicano di Roma, il cappellano, il reverendo Jonathan Boardman, e il suo assistente, il reverendo Dana English.
L’incontro si apre con la benedizione di un’icona di Cristo Salvatore appositamente commissionata per il bicentenario di All Saints all’artista Ian Knowles, direttore del Centro Icona Betlemme; previsti inoltre il rinnovo delle promesse battesimali, lo scambio della pace e la recita del “Padre Nostro”. Alcuni fedeli della comunità anglicana rivolgeranno a papa Francesco delle domande. «Siamo molto felici, chi non desidera la visita del Santo Padre?» afferma padre Jonathan ricordando che un primo invito per i duecento anni della chiesa fu rivolto a Francesco subito dopo la sua elezione.
Tra le due comunità «c’è una relazione nata 50 anni fa, maturata nel tempo e tradotta negli eccellenti rapporti odierni» confermati dalla collaborazione iniziata nel 2002 tra All Saints e la parrocchia di Ognissanti di via Appia Nuova, il cui titolare è il cardinale Walter Kasper, già presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Fu lui 15 anni fa ad avviare la cooperazione suggellata e formalizzata oggi con la firma di un gemellaggio.
«Luigi Orione, il nostro santo fondatore, ci ha trasmesso l’ecumenismo della carità. Partendo da questo è nato il gemellaggio che in 15 anni ci ha visto collaborare a diverse iniziative tra le quali – spiega don Francesco Mazzitelli, parroco a Ognissanti sulla via Appia Nuova -. All Saints ha contribuito alla realizzazione, nella nostra parrocchia, della casa di accoglienza “Don Orione” che ospita 20 donne senza fissa dimora. Venerdì 17 febbraio con padre Jonathan, il vescovo Giuseppe Marciante, 15 volontari anglicani e 15 cattolici, siamo andati alla stazione Ostiense per distribuire la cena ai senza tetto». Questo gemellaggio, aggiunge padre Jonathan, «ci sprona a proseguire su questa strada e ho promesso che d’ora in poi saremo presenti ogni venerdì alla stazione Ostiense».