In punta di piedi. Così «dobbiamo accostarci ai popoli amazzonici» «rispettando loro storia, la loro cultura». Papa Francesco ha aperto la prima Congregazione generale del Sinodo per l’Amazzonia, in Vaticano, con un discorso pronunciato a braccio, in spagnolo, tracciando subito un metodo che parte dal rispetto della erra sacra dell’altro e non da uno stile colonialista, che aveva già stigmatizzato.
«Ogni popolo ha un’identità propria, una coscienza di sé da cui viene un sentire, un modo di vedere la verità, una storia, un’ermeneutica», ha sottolineato Francesco, mettendo in guardia ancora una volta dalla “colonizzazione ideologica, tanto comune”, che “distrugge la storia di un popolo».
Il Papa ha chiesto di cominciare il Sinodo non con “programmi confezionati”, per «disciplinare, addomesticare» il popolo amazzonico: «il centralismo omogeneizzante e omogeneizzatore distrugge l’autenticità della cultura di un popolo». «Le ideologie sono riduttive», ha detto stigmatizzando ancora «la pretesa di comprendere intellettualmente, ma senza ammirare» e quella a ridurre la realtà in categorie, coniando “ismi” in nome di una presunta civilizzazione che serve ad annientare i popoli.
Il Papa ha spiegato che «il Sinodo per l’Amazzonia ha quattro dimensioni: pastorale, culturale, sociale, ecologica. La prima è l’essenziale, abbraccia tutto». Ed ha invitato i 184 padri sinodali a vivere «la realtà amazzonica con occhi di discepoli e missionari», perché «senza lo Spirito Santo non c’è annuncio di Gesù Cristo, che non va confuso con il proselitismo».
In punta di piedi ma anche con molta chiarezza il Papa ha voluto evidenziare che «un Sinodo non è un parlamento», mettendo in guardia da «una Chiesa sensazionalista, tanto distante dalla nostra santa Chiesa madre cattolica e dalla nostra santa madre Chiesa gerarchica» e dalla tentazione di «imporre qualche idea o qualche piano». «Il Sinodo è camminare uniti, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo, che è l’attore principale del Sinodo. Non lasciamolo per la strada! – ha sottolineato – Pregare, riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà. Parlare con coraggio, con parresia. Discernere», i verbi raccomandati dal Papa: «E tutto custodendo la fraternità che deve esistere qui dentro». «Il processo sinodale ecclesiale ha una necessità: deve essere custodito, guidato, accompagnato con delicatezza».
Il Papa ha poi precisato con puntualità riguardo al «Sinodo dentro» e al «Sinodo fuori»: il Sinodo dentro è il cammino della madre Chiesa, quello fuori implica un supplemento di attenzione da parte dei 184 padri sinodali, perché «una informazione data alla leggera, con imprudenza, potrebbe portare a equivoci da parte di chi fa l’informazione». «Se qualcuno viene qua con intenti pragmatici, è un peccatore e si converta – ha affermato – non siamo venuti qua per inventare programmi di sviluppo sociale, per tutelare una cultura come fosse un museo, con uno stile non contemplativo, come si fanno le azioni di disboscamento». E ancora il richiamo al rispetto: «Mi ha fatto tristezza ascoltare qui dentro un commento burlone su queste persone che girano con le piume in testa», ha detto il Papa: «Che differenza c’è tra le piume sulla testa con chi si mette i tricorni che usano gli officiali dei nostri dicasteri?», «serve contemplazione dei popoli, capacità di ammirazione dei popoli». «Deforestazione, omologazione e spogliazione: è un programma che non rispetta la realtà e l’identità dei popoli, che è sovrana». «Andiamo a servire i popoli, e lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, non una conferenza».