Più tutela per le vittime. Maggiore prevenzione. Nessuno sconto per i responsabili degli abusi. A poco di più di un mese dallo storico summit che ha riunito in Vaticano i capi delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, il Papa emana una Lettera apostolica in forma di “Motu proprio” (QUI IL TESTO). E a rendere ancora più esplicito il suo impegno, più chiare le sue indicazioni, firma personalmente, anche se non sarebbe stato necessario, anche la nuova legge sullo Stato della Città del Vaticano estesa alla Curia Romana e le linee guida pastorali per il Vicariato della città del Vaticano.
«Desidero – scrive il Pontefice nel Motu proprio – rafforzare ulteriormente l'assetto istituzionale e normativo per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili affinché nella Curia Romana e nello Stato della Città del Vaticano». Questo perché «sia mantenuta una comunità rispettosa e consapevole dei diritti e dei bisogni dei minori e delle persone vulnerabili, nonché attenta a prevenire ogni forma di violenza o abuso fisico o psichico, di abbandono, di negligenza, di maltrattamento o di sfruttamento che possano avvenire sia nelle relazioni interpersonali che in strutture o luoghi di condivisione; maturi in tutti la consapevolezza del dovere di segnalare gli abusi alle autorità competenti e di cooperare con esse nelle attività di prevenzione e contrasto; sia efficacemente perseguito a norma di legge ogni abuso maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili».
E poi: «sia riconosciuto a coloro che affermano di essere stati vittima di sfruttamento, di abuso sessuale o di maltrattamento, nonché ai loro familiari, il diritto ad essere accolti, ascoltati e accompagnati; sia offerta alle vittime e alle loro famiglie una cura pastorale appropriata, nonché un adeguato supporto spirituale, medico, psicologico e legale; sia garantito agli imputati il diritto a un processo equo e imparziale, nel rispetto della presunzione di innocenza, nonché dei principi di legalità e di proporzionalità fra il reato e la pena». Ancora: «Venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile e, al contempo, gli sia offerto un supporto adeguato per la riabilitazione psicologica e spirituale, anche ai fini del reinserimento sociale; sia fatto tutto il possibile per riabilitare la buona fama di chi sia stato accusato ingiustamente; sia offerta una formazione adeguata per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili».
TUTTI I REATI LEGATI ALL'ABUSO PERSEGUIBILI DI UFFICIO
Tra le novità introdotte nei testi firmati dal Papa, la più evidente riguarda il fatto che d’ora in poi tutti i reati legati all’abuso sui minori saranno «perseguibili d’ufficio» senza cioè obbligo di denuncia. Inoltre «fatto salvo il sigillo sacramentale», chiunque lavori in Curia, i nunzi e i diplomatici, i dirigenti di vario livello, «sono obbligati a presentare, senza ritardo, denuncia al promotore di giustizia presso il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ogniqualvolta, nell'esercizio delle loro funzioni, abbiano notizia o fondati motivi per ritenere che un minore o una persona vulnerabile sia vittima di uno dei reati» previsti dalla nuova legge riguardante abusi sessuali su minori e pedopornografia.
Inoltre, nel procedimento per l’accertamento del reato viene introdotta una prescrizione di vent’anni a partire dai casi «di offesa a un minore , dal compimento del suo diciottesimo anno di età».
FORMAZIONE PIÙ RIGOROSA
Quanto alle linee guida, si stabilisce che «nella scelta degli operatori pastorali debba essere accertata l’idoneità dei candidati a interagire con i minori», che gli operatori pastorali, tenuti a partecipare a specifici programmi di formazione, «ricevano una formazione adeguata circa i rischi in materia di sfruttamento, di abuso sessuale e di maltrattamento dei minori, nonché circa i mezzi per identificare e prevenire queste offese»,
La conseguenza è, naturalmente, che «nelle attività pastorali con minori, la tutela di costoro deve assumere un carattere prioritario». A questo proposito gli operatori pastorali devono, tra le gli altri comportamenti, «essere sempre visibili agli altri quando sono in presenza di minori; segnalare al responsabile qualsiasi comportamento potenzialmente pericoloso; rispettare la sfera di riservatezza del minore; informare i genitori o i tutori delle attività che vengono proposte e delle relative modalità organizzative; usare la dovuta prudenza nel comunicare con i minori, anche per via telefonica e sui social network». È inoltre loro severamente vietato: «infliggere castighi corporali di qualunque tipo; instaurare un rapporto preferenziale con un singolo minore; lasciare un minore in una situazione potenzialmente pericolosa per la sua sicurezza psichica o fisica; rivolgersi ad un minore in modo offensivo o assumere comportamenti».