«Vogliono farli annegare?». Quella di Papa Francesco è molto più di una domanda. È un atto d’accusa a quei governi che stanno ostacolando le operazioni di salvataggio in mare con pretesti burocratici che impediscono alle Ong di tornare nell’area di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Sono almeno otto i barconi partiti dalla Libia negli ultimi tre giorni, molti di più quelli dalla Tunisia verso la Spagna.
In un’intervista registrata il 22 marzo con il giornalista spagnolo Jordi Évole, Francesco non si è tirato indietro quando il famoso reporter iberico gli ha chiesto cosa pensasse della Open Arms bloccata in porto a Barcellona oramai da tre mesi. Vascelli su cui non c’è alcuna inchiesta giudiziaria ma che Madrid non autorizza a salpare. «Tenere ferma la nave è un’ingiustizia - afferma Francesco davanti alle telecamere del programma Salvados -. Perché lo fanno? Per farli annegare?». Évole ha incontrato Francesco una settimana fa a Roma: durante il colloquio, durato più di un’ora, il Papa non ha esitato su nessuna delle questioni sollevate dal giornalista della tv spagnola la-Sexta, dai casi di abusi sessuali commessi da religiosi al ruolo delle donne nella Chiesa, dalla memoria storica alla disuguaglianza fino all’immigrazione e ai rifugiati. L’intervista esclusiva andrà in onda integralmente sulla tv spagnola domenica sera. Jorge Mario Bergoglio, però, già delle primissime anticipazioni ha mostrato di aver scelto di far sentire la propria voce in difesa della vita umana. Il provvedimento delle autorità spagnole contro Open Arms era apparso contraddittorio fin dall’inizio: pur volendo, infatti, garantire la sicurezza delle persone salvate e degli equipaggi, lo stop ha finito per impedire il salvataggio di altre vite in mare, lasciando uno dei confini più letali al mondo (con oltre 17mila morti negli ultimi 5 anni, secondo le stime più attendibili di Acnur e Oim) sguarnito di navi di soccorso. Madrid, infatti, aveva sospeso il via libera alla navigazione in polemica con il governo italiano, accusato di ostacolare le attività di salvataggio e di approdo dei migranti, mettendo a repentaglio la vita dei naufraghi e dei soccorritori. Il risultato, però, è che ben tre navi di soccorso spagnole non possono prendere il largo.
«Il Santo Padre ha sempre mostrato grande sensibilità riguardo alla situazione di vulnerabilità e violenza di cui sono vittima i migranti», dice Oscar Camps, fondatore dell’organizzazione non governativa iberica. «Il Papa – aggiunge – ha espresso allo stesso modo il rifiuto delle politiche che non difendono i più deboli ». Secondo Camps, le domande di papa Francesco «su ciò che significa il blocco delle nostre navi, sono allo stesso tempo un messaggio di umiltà e grande forza umana, un messaggio che ci porta nuovamente a sentirci sempre più motivati a fare di tutto per difendere i diritti di tutti». Più volte in passato il fondatore di Proactiva Open Arms ha incontrato il Pontefice, consegnandogli informazioni dettagliate sulle attività in mare e le difficoltà che incontrano gli operatori umanitari.
In questo momento quasi tutte le navi delle Ong sono bloccate nei porti, pur non essendoci provvedimenti giudiziari a loro carico, ma a causa di cavilli burocratici. Mentre anche la nave Mare Jonio è ancora ferma dopo il dissequestro disposto solo mercoledì 27 marzo dalla Procura di Agrigento, l’unica imbarcazione ad aver ripreso i pattugliamenti nel Mediterraneo centrale proprio martedì è stata la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye che sta navigando a distanza di sicurezza dalle coste libiche: dall’equipaggio a bordo ci è arrivata conferma dell’assordante silenzio radio e della mancanza di coordinamento con la cosiddetta Guardia costiera libica nella gestione delle richieste di soccorso. Il primo allarme arrivato riguardava 120 persone a bordo di un gommone, ma nel giro di poche ore non se n’è saputo più nulla via radio. Dal Viminale a distanza di 24 ore è stato confermato il respingimento da parte dei libici di un gommone avvenuto proprio ieri con 120 persone a bordo.
ECCO QUALI SONO LE NAVI DELLE ONG ANCORA BLOCCATE
Oltre a Open Arms (che dispone di tre vascelli) sono ferme la nave Aquarius di SOS Mediterranée in Francia. La nave era stata originariamente oggetto di inchiesta dalla procura di Catania, ma poi il provvedimento di sequestro non è stato mai notificato, mentre l’indagine a Catania volge verso l’archiviazione.
A Malta, sempre con pretesti amministrativi, è bloccata la Lifeline, dell’omonima Ong. Nello scorso gennaio in segno di solidarietà con i volontari costretti a restare in porto era salito a bordo della nave l’arcivescovo maltese Scicluna. Sono poi state fermate da inchieste giudiziarie, senza che sia mai stati o avviato alcun processo, la nave del’ong tedesca Jugend Rettet a Trapani e la Mare Jonio è a Lampedusa, pronta a riprendere le operazioni di soccorso dopo che la procura di Agrigento ha disposto il dissequestro. Nell'ambito dell'inchiesta sono stati iscritte nel registro degli indagati due persone, il Comandante della nave Pietro Marrone e il capo missione Luca Casarini. I due sono indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per il mancato rispetto dell'ordine di arrestare l'imbarcazione da parte di una nave da guerra. Marrone è già stato interrogato la scorsa settimana, per quasi sette ore, a Lampedusa, Casarini verrà invece interrogato, alla presenza del suo legale Fabio Lanfranca, martedì 2 aprile alla Procura di Agrigento.