giovedì 11 maggio 2023
Il vicepresidente della Cei sul testo per la Giornata mondiale: Francesco invita a uno sguardo alternativo. Sull'Italia: è tempo di rivedere la Bossi-Fini. I migranti risorsa, non problema"
Un momento della conferenza stampa in cui è stato presentato il messaggio del Papa

Un momento della conferenza stampa in cui è stato presentato il messaggio del Papa - foto Muolo

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Un messaggio dal forte "impatto politico, economico, culturale, affettivo, spirituale che riguarda tutti e ciascuno". Così il vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Jonio, ha commentato il messaggio del Papa per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domenica 24 settembre 2023, sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Il presule è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione, svoltasi oggi, 11 maggio nella sala stampa della Santa Sede. "In un mondo a pezzi - ha sottolineato - noi avvertiamo più che mai, nell’energia di Papa Francesco, il vento e il fuoco dello Spirito Santo: questo messaggio è come una nuova pagina degli Atti degli apostoli, una pagina che ci esorta a continuare la nostra missione come chiesa".

Rispondendo quindi a una domanda dei giornalisti presenti, monsignor Savino si è soffermato sulla situazione italiana. "Non entro nelle scelte politiche del governo, ma esprimo alcune mie perplessità come vescovo. La politica deve andare oltre certe appartenenze ideologiche. Sono convinto che gli immigrati non siano un problema ma una risorsa. Ad esempio rispetto alle richieste del mondo del lavoro. Sono perplesso sulla protezione speciale, sulla considerazione delle migrazioni come fenomeno emergenziale. E mi chiedo: ma è proprio un'emergenza? Non è giunta l'ora di rivedere la legge Fini-Bossi? Il sottosegretario Mantovano si è detto disponibile ad aprire un tavolo. Mettiamo da parte pregiudizi e appartenenze ideologiche. La sfida non è soltanto l'accoglienza, ma bisogna arrivare alla integrazione".

Padre Fabio Baggio, sottosegretario del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, dopo aver ricordato che il Messaggio del Papa si inserisce nel solco del magistero di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sul tema, ha sottolineato che questo testo è una risposta alle richieste delle Chiese locali. "Il Papa parla di una informazione che deve arrivare prima della partenza, in modo da avere chiare tutte le opzioni e le conseguenze delle scelte che vengono fatte. Cercare di lavorare per scelte alternative a quella migratoria laddove è possibile è una direzione intrapresa da molte chiese locali. Ci sono buone pratiche che stanno generando scelte alternative alle migrazioni. E' un lavoro lungo, ma bisogna pur cominciare".

In questa direzione, ad esempio, va il Vis – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo. La direttrice generale, Chiara Lombardi, ha riferito che nelle zone in cui operano insieme ai salesiani, spesso si trovano "di fronte alle domande dei giovani che non conoscono ciò a che cosa vanno incontro, e anche se lo conoscono sono comunque disposti a rischiare". Offrire alternative alla migrazione è dunque doveroso. Secondo padre Baggio, "la natura forzata di molti flussi migratori attuali obbliga ad una considerazione attenta delle cause delle migrazioni contemporanee. Il diritto a rimanere è precedente, più profondo e più ampio del diritto ad emigrare. Esso include la possibilità di essere partecipi del bene comune, il diritto a vivere in dignità e l’accesso allo sviluppo sostenibile, tutti diritti che dovrebbero essere effettivamente garantiti nelle nazioni d’origine attraverso un esercizio reale di corresponsabilità da parte della comunità internazionale".

Monsignor Savino ha anche ricordato la campagna richiamata dal Papa e promossa dalla Cei: “Liberi di partire, liberi di restare”, che ha dato vita a numerosi progetti solidali sia in paesi esteri che in Diocesi italiane promotrici di accoglienza. "Come vescovo di un’area interna e apparentemente marginale nell’economia complessiva del nostro Paese - ha aggiunto monsignor Savino -, voglio esprimere la mia gratitudine più sentita e profonda, perché Papa Francesco comprende, conosce, empatizza con chi è costretto ad avere un altro sguardo sulla realtà". Perciò, rileggendo il messaggio, il presule spiega: "Come vescovo di Calabria, ricordo innanzitutto a me stesso, che il nostro è un Paese non solo di accoglienza, ma anche di partenza. Ogni anno sono più gli italiani che partono dei migranti che arrivano. Vengo da una terra nella quale allora risuona dirompente il titolo di questo messaggio. Penso alle migliaia di giovani che lasciano ogni anno la Calabria per andare lontano: magari fossero liberi di rimanere, di restare! Naturalmente il messaggio del Papa si riferisce con molta precisione a partenze ancor più drammatiche: vere e proprie fughe da conflitti, persecuzioni, disastri ecologici e umanitari, uomini, donne e bambini per cui manchiamo talvolta di conoscenza e compassione". Dunque occorre tener conto che "Ogni confine è artificiale e deve restare permeabile. Basta con un mondo di fili spinati e di muri! Ricordiamolo: quanta bellezza e quanto lavoro hanno portato gli Italiani nel mondo! E quanto l’Italia ha ricevuto e sta ricevendo da altri popoli, oggi, come nella sua lunga storia! Le nostre città raccontano questa stratificazione, così come la nostra lingua e tutte le grandi lingue europee. Liberi anche di restare. Libertà non è solo mobilità: è anche fedeltà, radicamento, amore per quei luoghi che hanno nutrito la nostra infanzia e ci legano al grande passato".

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