Le false accuse con le quali si vuole distruggere la buona fama dell’altro, per invidia della sua bontà, sono “un veleno mortale”. Lo sottolinea Papa Francesco prima della preghiera dell’Angelus di questa domenica, la decima del tempo ordinario, commentando il Vangelo di Marco e le due “incomprensioni” affrontate da Gesù: quella degli scribi e quella dei suoi stessi familiari. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Gli scribi, per screditare Gesù agli occhi della gente, che lo cercava per essere guarita nel corpo e nello spirito, fanno l’”ufficio dei chiacchieroni”, tolgono l'autorità e lo accusano di essere posseduto da Belzebù e di scacciare i demoni per mezzo del capo stesso dei demoni. Gesù, spiega il Papa alle 20 mila persone in piazza e ai milioni collegati attraverso i media, reagisce con parole forti e chiare, “perché quegli scribi, forse senza accorgersene, stanno cadendo nel peccato più grave: negare e bestemmiare l’Amore di Dio che è presente e opera” in Lui.
Un episodio, prosegue Francesco, che contiene un ammonimento per tutti noi: Può capitare che una forte invidia per la bontà e per le opere buone di una persona possa spingere ad accusarla falsamente. Qui c’è un vero veleno mortale: la malizia con cui in modo premeditato si vuole distruggere la buona fama dell’altro. Dio ci liberi da questa terribile tentazione!
E se, esaminando la nostra coscienza, chiarisce il Pontefice, “ci accorgiamo che questa erba cattiva sta germogliando dentro di noi, andiamo subito a confessarlo”, prima che si sviluppi e produca i suoi effetti malvagi. “State attenti – ammonisce – questo atteggiamento distrugge famiglie, le comunità e perfino la società”.
La seconda incomprensione riportata dal Vangelo di Marco è quella dei familiari di Gesù, che erano preoccupati “perché la sua nuova vita itinerante sembrava loro una pazzia”. Infatti, per guarire malati e peccatori, il Salvatore non aveva tempo nemmeno per mangiare. “Gesù era così – commenta il Papa – prima la gente”.
I familiari decidono allora di riportarlo a Nazareth, e arrivati dove Gesù sta predicando, lo mandano a chiamare. Alla notizia “tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”, Cristo risponde: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”, e indica le persone che gli stanno intorno per ascoltarlo: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.
Gesù ha formato una nuova famiglia, non più basata sui legami naturali, ma sulla fede in Lui, sul suo amore che ci accoglie e ci unisce tra noi, nello Spirito Santo. Tutti coloro che accolgono la parola di Gesù sono figli di Dio e fratelli tra di loro. Sparlare degli altri ci fa delle famiglia del diavolo.
La risposta di Gesù, conclude Francesco, “non è una mancanza di rispetto verso sua madre e i suoi familiari. Anzi, per Maria è il più grande riconoscimento, perché proprio lei è la perfetta discepola che ha obbedito in tutto alla volontà di Dio”. Ci aiuti la Vergine a vivere sempre in comunione con Gesù, “riconoscendo l’opera dello Spirito Santo che agisce in Lui e nella Chiesa, rigenerando il mondo a vita nuova”.
Dopo la preghiera mariana, il Pontefice ricorda che oggi, ad Agen, in Francia, “viene proclamata Beata suor Maria della Concezione, al secolo Adelaide de Batz de Trenquelléon. Vissuta tra i secoli diciottesimo e diciannovesimo, ha fondato le Figlie di Maria Immacolata, dette Marianiste. Lodiamo il Signore per questa sua figlia che ha consacrato la vita a Lui e al servizio dei fratelli”.