Non è certo una scoperta che anche una serie di "bombe" innescate negli anni passati metta a rischio la stabilità e l’esito riformatore e ricostituente di una legislatura complicata e dell’inedito governo di servizio (e di larga intesa) che l’insufficienza dei vecchi schieramenti ha prodotto e affidato alla guida e al sano equilibrio di Enrico Letta. Ma è una sorpresa positiva che ieri, al deflagrare della notizia che il cosiddetto "processo Mediaset" a Silvio Berlusconi (le "bombe" di cui sopra portano quasi tutte il suo nome) arriverà certamente a conclusione, la prima preoccupazione del leader del Pdl e dei suoi compagni di partito sia stata quella di assicurare la tenuta dell’attuale quadro politico e di governo.
Propositi e spropositi di ben altro genere su Corte Costituzionale e magistratura non sono ovviamente mancati, ma nessun copione (sebbene logoro) per nessun attore cambia totalmente e di colpo. L’importante è cominciare a tenere saldamente al primo posto ciò che serve al pubblico, cioè noi tutti, cioè all’Italia. Questo, e nessun’altra valutazione, nessun altro interesse di tipo personale o di pura fazione. È l’unico modo per dimostrare che non c’è, e non ci sarà, una "via giudiziaria" per uscire dallo sterminato (e mefitico) guado della transizione italiana. Alla giustizia i suoi compiti, alla politica i suoi alti doveri.