giovedì 29 agosto 2024
A Taurisano la parrocchia si fa promotrice di un progetto di educazione alla bellezza per i cittadini. Don De Marco: la speranza come orizzonte. Il vescovo Angiuli: il valore della partecipazione
La festa di Taurisano per il suo patrono, Santo Stefano, i primi di agosto

La festa di Taurisano per il suo patrono, Santo Stefano, i primi di agosto - Parrocchia della Trasfigurazione

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La festa è passata, ma lo spirito che la anima no. Santu Stefinu è stato onorato e festeggiato con devozione e partecipazione i primi di agosto, fra l’abbagliante luce del sole d’estate che si riflette sulle case bianche, i colori delle luminarie, il ritmo della pizzica. Un’intera comunità, 15 mila volti, in piazza, per tre giorni carichi di stupore, 334 mani di volontari che hanno donato tempo ed entusiasmo per realizzare il fitto programma di iniziative, 130 imprese che le hanno sostenute, e oltre 350 tavole su cui è arrivato un pezzo di pane grazie a tutte le maestranze coinvolte.

Quest’anno a Taurisano (Lecce), undicimila abitanti, nel basso Salento, diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca, la festa del patrono Santo Stefano (il cui culto è stato introdotto con ogni probabilità dai monaci italo-greci nella prima metà dell’XI secolo e a cui è intitolata la prima chiesa parrocchiale del paese) è stata vissuta con un orizzonte più ampio, con occhi capaci di uno sguardo più profondo, con la consapevolezza di avere in mano una di quelle cose che non si possono comprare, quelle soddisfazioni infinitamente piccole, eppure straordinariamente grandi: «La gioia di essere pietre vive di una comunità viva e risorta che segue i passi del Maestro alla scuola del suo Patrono - dice don Gionatan De Marco, parroco della chiesa della “Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo” di Taurisano -. La festa è diventata un percorso di re-innamoramento non solo di una tradizione ma di tutto il valore sociale che essa porta con sé. Basta scorrere gli spot diffusi via social con tanti fedeli che raccontano il perché della festa e il senso di prepararla e viverla insieme, come comunità».

La festa di Taurisano per il suo patrono, Santo Stefano, i primi di agosto

La festa di Taurisano per il suo patrono, Santo Stefano, i primi di agosto - Parrocchia della Trasfigurazione

Così la festa è passata, lo stupore e la bellezza no. Restano nel cuore di una comunità sognante. «Io, noi abbiamo un sogno: la gentilezza come stile nel nostro vivere quotidiano. Uomini e donne che fanno della carezza una parola vincente – riprende don Gionatan, che dopo aver guidato l’Ufficio nazionale per la pastorale del Tempo libero, turismo e sport della Cei dal 2017 al 2023, continua l’impegno in Puglia, la sua terra, sulle strade della bellezza e dello stupore, come tratti distintivi di un cammino che punta in alto –. Sogniamo la speranza come orizzonte. Sogniamo mani che rialzano per rendere tutti protagonisti di una storia irripetibile. Sogniamo la carità come una rivoluzione perché ogni taurisanese possa sentirsi benedetto, capace di lasciare un segno di luce. Sogniamo i talenti come arma in cui tutti si mettono in gioco dando il meglio di sé in tutto ciò che di buono e di bello si può realizzare. Sogniamo il sorriso come linguaggio, perché la felicità è un diritto fondamentale da difendere e da promuovere per tutti. Noi, sì, abbiamo un sogno: “Taurisano Pulchra”, una città bella perché resa primavera da ciascuno di noi. È questa la vera festa. Che si celebra nella vita di ogni giorno». Taurisano Pulcra è il progetto, fra missione e ambizione, con cui la Chiesa di questo angolo estremo della Puglia (e d’Italia), anima in maniera corale una comunità, nel profondo Sud dove i sogni dei giovani fanno spesso i conti con la dura realtà di essere periferia, ai margini, senza troppe risorse e servizi per garantire a tutti un futuro dignitoso lì dove si vive.

«La bellezza – riprende don De Marco – è il più potente messaggio con cui si può fare crescere un territorio e le persone che lo abitano e con cui il Vangelo oggi può entrare e restare nel cuore degli uomini e delle donne di questo tempo, che seppur un po’ disattenti non hanno smesso di avere quell’innata curiosità che può davvero diventare la porta attraverso cui entrare nel mondo della felicità. Una bellezza consapevole, con cui si impara a dialogare per farla diventare sguardo, gentilezza e mentalità. E questo non è possibile solo nelle grandi città d’arte o nelle grandi località turistiche, ma è possibile anche nelle aree interne, senza una consolidata attrattività turistica e con un tessuto sociale e culturale fragile e bisognoso di cura».

Una suggestiva immagine serale di Taurisano, in provincia di Lecce

Una suggestiva immagine serale di Taurisano, in provincia di Lecce - Parrocchia della Trasfigurazione

È la sfida del progetto Taurisano Pulchra, con cui la parrocchia diventa motore per percorsi di educazione alla bellezza per i cittadini e opportunità di esperienze per gli ospiti che si lasciano incuriosire da una proposta in cui è tutta la comunità a essere protagonista. E, allora, i campanili della Chiesa Madre diventano il luogo per comprendere il mistero del Natale, con il presepe del Gobbo di Notre- Dame e quello vivente dei giovani del paese, la Pasqua si fa occasione per guardare il sole che sorge e sentire che la Vita ha vinto, la parrocchia si trasforma in un grande laboratorio per mamme e neonati che danzano, si abbracciano, si ascoltano, per educare sin da subito alla bellezza.

Un’esperienza, quella di Taurisano Pulchra, che traduce in un contesto ristretto ciò che la Chiesa di Ugento - S. Maria di Leuca ha promosso a livello diocesano sin dal 2016 con la creazione del primo Parco culturale ecclesiale italiano, lo strumento voluto dalla Cei per mettere a sistema il patrimonio religioso, artistico e culturale del territorio con una strategia di valorizzazione che faccia del turismo, come si legge nel documento Bellezza e Speranza per Tutti, «una via di vita buona e speranza concreta». Una iniziativa con cui la diocesi salentina cerca di dare valore a questa terra e creare le premesse perché la bellezza diventi proposta di evangelizzazione e opportunità di sviluppo integrato del Capo di Leuca con la consapevolezza che il De finibus terrae e la figura profetica di don Tonino Bello, che qui ha testimoniato il suo messaggio di pace, possono allargare gli orizzonti di una comunità desiderosa di trovare risposte ai problemi dell’emigrazione, delle mafie, dell’illegalità e delle scarse opportunità per le generazioni più giovani.

Il Santuario di Santa Maria De Finibus Terrae a Leuca

Il Santuario di Santa Maria De Finibus Terrae a Leuca - Foto Nando Lardi - Icp

Il Parco e la Carta. Quella di Leuca, appunto. Un grande laboratorio permanente, interculturale e interreligioso, dei giovani che vivono nelle diverse sponde del Mediterraneo e che si impegnano, vicendevolmente, nella costruzione di un futuro migliore, avendo a cuore la custodia del Creato, la centralità della persona e la costruzione di percorsi di convivialità, nel rispetto delle differenze, senza rassegnarsi alla violenza, alla censura, all’autoritarismo e all’individualismo. Fin dalla prima edizione, centinaia di giovani sono giunti qui per partecipare al Meeting, alla redazione e alla proclamazione della “Carta”, ma anche per vivere i diversi momenti di festa, di convivio e di cultura. Il documento finale diventa ogni anno un appello rivolto ai decisori politici e ai Governi, per costruire un futuro di Pace nel Mediterraneo. Una urgenza purtroppo sempre attuale. L’appello viene proclamato dopo una silenziosa marcia notturna – “Verso un’alba di pace” – che si snoda dalla tomba di don Tonino Bello al meraviglioso Santuario di Santa Maria di Leuca De Finibus Terrae. Quest’anno sotto il titolo “Confini: zone di contatto e non di separazione”, con un occhio rivolto a Israele e Gaza, si è realizzato anche il progetto “Vacanze solidali: insieme è più bello” creando un ponte con l’Ucraina. « La nostra diocesi – come sottolinea don Stefano Ancora, presidente della Fondazione Parco culturale ecclesiale “Terre del Capo di Leuca – De Finibus Terrae” – si è impegnata nell’accoglienza dei ragazzi dai 10 ai 16 anni provenienti dalla martoriata Ucraina: sono arrivati qui in 50, fra ragazzi e accompagnatori, dalla città di Leopoli, in confronto con i nostri giovani e quelli arrivati da altri paesi mediterranei nello spirito ecumenico del nostro laboratorio di educazione alla pace».

Tutto questo è possibile perché si scommette sulla comunità. Perché solo avviando percorsi di comunità si possono realizzare progetti che lasciano il segno. È ciò in cui crede fermamente il vescovo di Ugento - S. Maria di Leuca, Vito Angiuli, quando afferma che «la vera forza della comunità consiste nel fatto che il tutto è molto di più della semplice somma delle parti. Il valore si ha nell’unione e nella convinzione che non c’è benessere se non è per tutti. Nella comunità la partecipazione si pratica con la presenza e con l’impegno, e la progettualità nasce dalla cooperazione e dal confronto». Per Angiuli, «due sentimenti accompagnano il cammino delle nostre comunità: la compassione e l’amicizia sociale. La compassione ci rende responsabili e attenti alle gioie e alle sofferenze altrui facendole anche un po’ nostre. L’amicizia sociale a sua volta è capace di andare oltre l’affinità nazionale, sociale, economica e culturale. Aiuta a non chiudersi nel proprio piccolo angolo di benessere, ma ad agire in vista di un bene più grande». Così le comunità si ri-trovano attorno alla bellezza. Scoprono lo stupore. Praticano la gentilezza. E si salvano, disegnando un altro futuro. Anche al Sud. Anche a Taurisano.

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