Giovanni Mazzarol
Avrà certamente avuto modo di leggere l’editoriale di ieri, del professor D’Agostino, che analizzava il fenomeno dei cosiddetti "nuovi diritti"nel quadro del dettato costituzionale, svelandone l’incongruità. «I diritti "vanno presi sul serio"; ma se i diritti esistono, esistono perché non sono né nuovi né vecchi: i diritti della persona sono diritti fondamentali e basta. Sostenere il contrario veicola l’intenzione di forzare la corretta immagine dell’uomo che emerge dal testo della nostra legge fondamentale, dilatando arbitrariamente l’elenco dei diritti che essa riconosce e difende … La Costituzione non riconosce come diritto fondamentale né la richiesta di eutanasia, né il rifiuto delle cure. Essa semplicemente nega che una persona possa essere obbligata a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge (art. 32)». Il rischio, ben rilevato da D’Agostino, è che il "nuovo", sottragga progressivamente valore a ciò che, per differenza, risulta inevitabilmente "vecchio" e le conseguenze sul terreno del fine vita potrebbero essere proprio quelle che lei delinea. È una prospettiva che si può assecondare? Nel caso specifico, poi, davvero mi chiedo come i tanti paladini giudiziari, intellettuali, mediatici della causa del papà di Eluana, riescano a non farsi neppure lambire dal dubbio di fronte alla clamorosa mancanza di seguito che la loro battaglia riscontra proprio tra i più diretti interessati. Sappiamo tutti che nel nostro Paese ci sono dalle due alle tremila persone in stato vegetativo, con altrettante famiglie alle spalle. Da loro le voci di consenso allo "staccare la spina" (che è tale, ricordiamolo, solo metaforicamente) non arrivano al numero delle dita di una mano. Semmai, le critiche e gli appelli riguardano le insufficienze dell’assistenza prestata ai loro cari. Tante ragioni e tante voci riassunte da Fulvio De Nigris nell’appello, da noi pubblicato il 10 gennaio scorso, rivolto al conduttore televisivo Fabio Fazio perché nella sua trasmissione non desse voce solo alla tesi del papà di Eluana. Nella puntata di quel giorno di "Che tempo che fa" – si è detto – non ce n’è stata la possibilità, perché preregistrata (possibile però che nell’accurata documentazione su cui la trasmissione viene costruita, non risultasse traccia di alcuna voce "diversa"?). Per verificare se si intende ovviare all’unilateralità non resta quindi che aspettare, sperando che la "moratoria" non si confermi intesa a senso unico.
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