Ferite sempre più aperte
martedì 18 gennaio 2022

La scena fa male anche solo a immaginarla. È il 7 dicembre, nella capitale nigeriana Abuja le autorità organizzano una cerimonia sinistra e spettacolare: la distruzione sotto i cingoli delle ruspe di un milione di dosi di vaccino AstraZeneca inviate dall’Occidente quand’erano troppo prossime alla scadenza per poter essere somministrate.

Un atto dimostrativo e apertamente polemico: il Paese che con i suoi 206 milioni di abitanti è il più popoloso dell’Africa non ci sta a essere considerato una sorta di "ripostiglio" del pianeta, un grido rabbioso dal cuore di un continente con un miliardo e 200 milioni di abitanti, meno di un quarto dei quali sinora ha ricevuto almeno una dose. Proiettata su scala mondiale, la cifra già modesta si ridimensiona ulteriormente: su 100 vaccinazioni praticate nel pianeta solo 3,4 sono avvenute in terra africana. Un ritardo enorme che l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva pensato di arginare lanciando il programma Covax per riequilibrare la diffusione dei vaccini, basato sul meccanismo virtuoso di donazioni del quale però ora ci si svela un volto che di altruistico ha davvero poco. Possibile che la porzione del mondo più benestante abbia pensato solo a mettere in sicurezza se stessa? Ne avevamo vistosi indizi, ora però possiamo vedere che l’ha fatto non solo lasciandosi indietro il resto dell’umanità tanto da perderla di vista, ma in aggiunta macchiandosi del meschino calcolo di spedire gli avanzi (in scadenza) di un pranzo già abbondantemente servito (e nel caso dei no-vax incredibilmente rifiutato dai beneficiari). La denuncia dell’efferata ingiustizia di impacchettare come munifico omaggio medicinali di cui è nota la quasi certa inutilizzabilità non è "di parte" ma arriva dall’Onu tramite l’Unicef, che in una relazione al Parlamento europeo ha parlato nei giorni scorsi di 100 milioni di dosi distrutte o addirittura respinte al mittente da Paesi poveri di tutto il mondo perché prive del requisito minimo che adottiamo persino acquistando lo yogurt: una data di scadenza che lasciasse un margine di tempo sufficiente a non dover eliminare il prodotto (che peraltro sarebbe stato meglio far giungere con frigo e siringhe). Che solidarietà è mai quella destinata ad autodistruggersi, poco importa se per dolo o sciatteria? Serve a mostrare cifre imponenti – è di domenica l’annuncio che Covax ha superato il miliardo di dosi inviate fin negli angoli più dimenticati della terra – ma non sempre raggiunge il suo scopo. E quando fallisce rischia di compromettere la credibilità dell’intero sistema.

È dunque interesse di tutti, a cominciare dai donatori più sinceri, esigere che nel soccorso dei poveri non ci sia la minima ombra di iniquità, calcolo o approssimazione, atteggiamenti che dove la pandemia ancora corre pressoché indisturbata finiscono per tradire la fiducia nella comune umanità.

Le stesse scene di Abuja – come ha documentato il 15 gennaio su queste pagine Matteo Fraschini Koffi in una preziosa corrispondenza dalla capitale senegalese Dakar – si sono ripetute in altri lembi d’Africa, dal Sud Sudan al Malawi, con tassi di vaccinazione persino inferiori alla Nigeria dove le barriere anti-Covid sono arrivate appena al 5,86% della popolazione quando in Italia viaggiamo verso il 90. Uno squilibrio eclatante, sul quale l’impostura delle dosi in scadenza ha aggiunto un tocco di insopportabile volgarità.

L'impressione di un estendersi dell’area dello squilibrio trova purtroppo riscontro e amplificazione nel Rapporto che Oxfam – associazione globale che si batte contro il sottosviluppo – ha consegnato ieri, come tradizione mentre a Davos si apre il Forum economico mondiale. Due anni di pandemia hanno più che raddoppiato i primi dieci patrimoni del globo spostando con lo stesso indifferente moto globale 163 milioni di persone oltre il ciglio della povertà, dentro il burrone della miseria. Come se il virus si fosse rivelato un inatteso affare per alcuni uomini privando altri – infinitamente di più – persino dell’essenziale per campare.

Anche i Paesi nei quali vive la moltitudine dei diseredati esibiscono un raddoppio: ma riguarda i tassi di mortalità da Covid rispetto alle nazioni benestanti, quelle che regalano i vaccini quasi scaduti, sofisticate briciole della tavola di Epulone. Alla nostra porta l’abbandono nel quale giace Lazzaro continua a giudicarci. Neppure la pandemia, che da due anni unisce l’umanità nella stessa durissima prova, riesce dunque a mostrarcelo fratello?

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