Kiev si prepara a morire nel silenzio o a perire combattendo? È la domanda che ci si pone attraversando la città appena dopo l’ennesima scarica di missili e colpi di artiglieria. Una città spettrale, silenziosa, senza quasi nessuno per le strade. Chi non è riuscito a fuggire è rintanato negli scantinati, nei sottopassi della metropolitana, nei garage trasformati in rifugi antiaerei.
Il centro della capitale, come si vede dalle immagini, non è stato ancora bersagliato dall’artiglieria pesante. La speranza è che non accada, anche se i pochi a circolare sanno che “Putin non è solito interrompere quello che ha cominciato”.
In giro si vedono soprattutto donne. Gli uomini, infatti, possono essere sospettati di essere dei sabotatori russi oppure degli arruolati nelle milizie civili ucraine che si stanno preparando a combattere con le armi di chi non ha niente: migliaia di bottiglie incendiarie da lanciare contro i convogli di Mosca.
E alle 16 suonano di nuovo le sirene. Un altro attacco aereo è imminente. Si corre di nuovo nella città sotterranea. Non è ancora venuto il momento di registrare la fine della Guerra di Kiev.