sabato 24 agosto 2024
Nella mappa proposta da Israele ci sarebbero i caschi blu sull'asse Filadelfia e soldati europei sul lato palestinese del valico di Rafah con «graduale» ritiro dell'esercito. Hamas dovrà rispondere
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L’offerta è sul tavolo. Ed è il compromesso tra l’irremovibilità israeliana sulla presenza militare nelle aree strategiche a Gaza e la richiesta di Hamas di un ritiro completo dell’esercito dalla Striscia. La mappa consegnata ai mediatori al Cairo dagli israeliani prevede – stando alle informazioni ottenute dal quotidiano al Arabi al-Jadid del Qatar – contingenti dell’Onu stanziati in alcuni punti dei 14 chilometri del Corridoio Filadelfia, che separa la Striscia dall’Egitto, e una presenza targata Unione Europea sul versante palestinese del valico di Rafah. Militari che arriverebbero in aggiunta, non in alternativa, alle forze di difesa dello Stato ebraico il cui ritiro sarebbe «graduale». E sul significato di questa parola potrebbe aprirsi una nuova trattativa. Il presidente americano Joe Biden avrebbe chiesto al premier Benjamin Netanyahu, rivela il sito Axios, di arretrare da almeno 1 o 2 chilometri dell’asse Filadelfia.

In attesa della risposta da Gaza del leader di Hamas, Yahya Sinwar, il dirigente Osama Badran ha detto all’agenzia Afp che il gruppo non accetterebbe «niente di meno che il ritiro delle forze di occupazione, anche dall’asse Filadelfia», in linea con il piano che era stato presentato a fine maggio da Biden e che l’Onu aveva appoggiato. Il governo israeliano ha detto nei giorni scorsi al Segretario di Stato americano Antony Blinken di accettare una «proposta ponte» che però Hamas non considera in linea con quanto concordato in precedenza: per questo è ancora incerta la sua partecipazione ai colloqui fissati da domani sera al Cairo alla presenza del direttore della Cia, William Burns, del premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman al Thani e delle intelligence egiziana e israeliana.

Per il momento si sarebbe ammorbidita, nell’incontro di giovedì sera al Cairo con la delegazione israeliana, la posizione egiziana sulla presenza dei soldati con la stella di David nell’asse Filadelfia, lungo il proprio confine, e al valico di Rafah che è chiuso da quando, a maggio, Israele ne ha preso il controllo sul lato palestinese. Secondo i media israeliani, Il Cairo avrebbe dato via libera alla mappa con il posizionamento delle truppe israeliane e internazionali consegnata dai direttori del Mossad, David Barnea, e dello Shin Bet, Ronen Bar.

«I primi segnali» sono che i colloqui al Cairo sono «costruttivi» e «sono stati fatti progressi», ma «è necessario che entrambe le parti si uniscano e lavorino per l’implementazione» ha commentato il consigliere per la sicurezza nazionale americana John Kirby.

Se i colloqui non andranno a buon fine, le Forze di difesa israeliane ritengono che dal Libano potrebbe scattare la minacciata rappresaglia di Hezbollah per l’uccisione, a fine luglio, del capo militare Fuad Shukr. L’allerta è massima. In un colloquio telefonico, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il suo omologo americano Lloyd Austin hanno discusso dei rischi di un’escalation da parte dell’Iran e delle milizie che Teheran sostiene. Tra gli scenari più inquietanti, quello evocato dall’emittente israeliana Canale 12 che cita fonti palestinesi: Hamas vorrebbe vendicare l’assassinio del capo politico Ismail Haniyeh, il 31 luglio a Teheran, colpendo i cittadini di Israele all’estero. Una strategia mai messa in atto finora da quello che si definisce movimento di resistenza palestinese.

Ma è un’altra la notizia scioccante sui media israeliani: un medico arabo israeliano arrestato un mese fa è formalmente sotto accusa per aver giurato fedeltà allo Stato islamico. Sul suo telefonino gli agenti dello Shin Bet hanno trovato video di decapitazioni e messaggi sul massacro del 7 ottobre che denunciano la sua vicinanza ai jihadisti. Una storia che ha lasciato sconvolto il Soroka Medical Center dove il medico lavorava e nel quale sono stati curati anche soldati feriti a Gaza.

Sul fronte libanese, proseguono i raid israeliani contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Paese. Uccisi almeno sei miliziani del gruppo filo-sciita e un bambino. In risposta, sull’Alta Galilea sono piovuti razzi e raffiche di artiglieria che hanno preso di mira la base militare di Meron, senza causare danni. Nei dieci mesi e mezzo di guerra a Gaza, dopo il massacro in Israele compiuto dai terroristi di Hamas, più di 600 persone sono state uccise in Libano. Di questi, stando al conteggio tenuto dell’agenzia Reuters, almeno 130 sarebbero civili.

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