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Gli Stati Uniti hanno compiuto un raid aereo, il primo da quando si è insediato il presidente Joe Biden, contro una struttura legata a una milizia filo iraniana in Siria, dopo tre attacchi missilistici contro le forze americane in Iraq. Il raid è avvenuto nella zona orientale, al confine con l'Iraq. Sarebbero rimasti uccisi 22 miliziani, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Si tratta della prima operazione militare dell'amministrazione Biden, a 37 giorni dal suo insediamento.
Gli attacchi sono stati compiuti nella notte nel distretto frontaliero siriano di Abukamal, nella regione di Dayr az-Zawr. In questa
zona, secondo analisti locali, l'Iran ha da anni stabilito tramite milizie irachene una roccaforte di controllo lungo il corridoio di terra che va dall'altopiano iranico al Mediterraneo passando per Siria e Libano.
Dopo il raid, la Cina ha chiesto il rispetto della sovranità della Siria e di evitare "nuove complicazioni" nel Paese mediorientale. Pechino, ha scandito il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, "chiede a tutte le parti interessate di rispettare la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della Siria".
Il governo siriano ha condannato "con forza" "il vile attacco americano". In un comunicato del ministero degli Esteri di Damasco, si afferma che l'attacco statunitense, il primo è un "segnale negativo", "in contrasto con il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite" e che "porterà a un inasprimento della tensione nella regione".
Il Pentagono: reazione ai missili contro i militari Usa
Il Pentagono spiega che il raid, sferrato dopo aver consultato gli alleati, è in risposta all'attacco missilistico in Iraq dello scorso 15 febbraio nel quale ha perso la vita un contractor civile e sono rimasti feriti militari statunitensi e di altre forze della coalizione. "I raid hanno distrutto diverse strutture al confine, utilizzate da una serie di milizie filo iraniane", precisa il portavoce del Pentagono John Kirby. "Invia un messaggio inequivocabile: il presidente Biden agirà per proteggere il personale della coalizione americana. Allo stesso tempo - rimarca Kirby - abbiamo agito in modo deliberato puntando a calmare la situazione sia nella Siria orientale sia in Iraq".
Washington aveva condannato l'attacco dello scorso 15 febbraio contro la base statunitense nel Kurdistan iracheno, ma senza accusare nessuno e affidandosi all'Iraq per l'inchiesta. I missili erano stati lanciati da un'area a sud di Erbil, vicino al confine con la provincia di Kirkuk ed erano stati rivendicati da un gruppo sciita che si fa chiamare Awliyaa al-Dam, o Guardiani del Sangue. L'Iran nega di avere legami con queste milizie.
Poi la scorsa settimana un missile è stato lanciato nella Zona Verde di Baghdad, che ospita le ambasciate, compresa quella americana. Non ci sono state vittime. La Casa Bianca non ha accusato alcun gruppo specifico ma ha fatto sapere di ritenere l'Iran responsabile delle azioni dei suoi 'delegati". Molti di questi attacchi, "sono stati portati avanti con armi prodotte o fornite dall'Iran", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price.
Teheran sta facendo pressioni su Washington affinché ritorni nell'intesa sul nucleare iraniano del 2015. Biden ha aperto al negoziato. Ma la strada appare in salita.