Civili in fuga da Mosul al loro arrivo a un campo profughi
E dopo il Daesh, ricacciato a forza fin dentro Mosul Ovest, ora le scorribande delle milizie nella Piana di Ninive. Le voci, i furtivi resoconti dopo frettolosi sopralluoghi nei villaggi natali dei profughi cristiani, sono ora certificati e raccolti in un rapporto di Human Rights Watch (Hrw).
L’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani, incrociando testimonianze e con l'aiuto di foto satellitari, ha verificato che a saccheggiare interi quartieri da poco sottratti al controllo del Daesh sono stati gruppi armati e milizie di «auto-protezione popolare» che hanno avuto un ruolo attivo nella campagna di «liberazione» dall’occupazione jihadista.
Si tratta, afferma il rapporto rilanciato da «Fides», di milizie armate «spontanee» prima impegnate nella lotta contro il Califfato, e poi divenute responsabili di saccheggi e roghi di interi quartieri in almeno quattro villaggi nelle aree adiacenti a Mosul. Azioni senza una motivazione militare. Tra i gruppi indicati come responsabili di saccheggi e distruzioni ci sarebbero anche le Forze di mobilitazione popolare conosciute come «Hashd al-Sha’abi», circa 100mila combattenti sciiti, che lo scorso mese di aprile sono state riconosciute da Baghdad e messe formalmente sotto il controllo del premier Haydar al-Abadi. In realtà sono milizie che rispondono solo ai loro capi o a rappresentanti di Teheran.
In tre villaggi a sud-ovest di Mosul, denuncia Human Rights Watch, il saccheggio e la demolizione di alcuni edifici è avvenuto con l’uso di esplosivi e bulldozer. Nel villaggio di Ashwa sarebbe stata distrutta anche la moschea più grande. Tra i centri saccheggiati c’è anche Qaraqosh, prima dell’arrivo del Daesh una cittadina di 50mila abitanti tutti cristiani, e quello cristiano-sunnita di al-Khidir.