Il presidente Usa Donald Trump si era schierato a favore del provvedimento di legge bocciato dal Senato (Ansa)
Il Senato americano ha respinto il disegno di legge che prevedeva di introdurre il divieto di abortire dopo la 20esima settimana di gestazione: 51 i voti a favore (ne servivano almeno 60 necessari per approvarlo) e 46 quelli contrari. La Camera aveva approvato il disegno di legge lo scorso ottobre e lo stesso presidente Donald Trump aveva fatto pressione sul Senato affinché l'approvasse a sua volta. Trump ha definito “deludente” il voto e ha chiesto ai senatori di rivedere la loro decisione. "Dobbiamo difendere chi non può difendersi da solo - ha detto Trump in una nota -. Chiedo al Senato di riconsiderare la sua decisione e approvare una legge che celebra, protegge e conserva la vita". Il disegno di legge prevede anche delle eccezioni che consentono l’aborto dopo le 20 settimane, come in caso di violenza sessuale, incesto o rischi per le condizioni di salute della madre.
I repubblicani da anni cercano di limitare l'interruzione di gravidanza, introdotta dalla sentenza della Corte Suprema del 1973 che sancisce la possibilità per le donne di abortire. Il nuovo tentativo fatto dai parlamentari pro-life di limitare a livello federale l'interruzione di gravidanza segnala secondo gli analisti una svolta nell'approccio legale all'aborto negli Stati Uniti. Abbandonati gli sforzi, finora falliti, di vedere approvate misure che riconoscano il bambino non nato come una «persona giuridica», con gli stessi diritti riconosciuti a ogni essere umano dalla Costituzione americana, i legislatori ora seguono due percorsi più pragmatici.
Il primo cerca di imporre per legge doppie sanzioni penali a chi accidentalmente o intenzionalmente provoca la morte di una donna incinta e del suo bambino. Il secondo approccio fa leva sulla ricerca scientifica degli ultimi anni, che mostra come un feto possegga la capacità cerebrale di provare dolore dopo circa 20 settimane di gestazione. Si tratta di dati accettati dalla comunità internazionale, mentre resta ancora aperta a interpretazione la capacità del feto, a quello stadio di sviluppo, di essere consapevole del dolore. È proprio questa la motivazione addotta dal testo che era stato approvato dalla Camera, intitolato «Legge per la protezione dell'infante non nato capace di provare sofferenza». In base alle stesse conclusioni mediche, già 17 Stati proibiscono l'aborto attorno alla ventesima settimana di gestazione.
Il disegno di legge è simile a un testo bocciato nel 2013 e nel 2015. Tra le differenze di contesto politico, una più ampia maggioranza di seggi controllati dal partito repubblicano, tradizionalmente più allineato su posizioni di difesa della vita. Ma al Senato ciò non è bastato. È cambiato anche l'orientamento della Casa Bianca, che ora sostiene apertamente politiche di difesa del nascituro.
La misura renderebbe un reato eseguire aborti dopo 20 settimane di gestazione. I trasgressori sarebbero punibili con cinque anni di carcere, mentre le madri sottoposte a tali procedure non sarebbero perseguite. In caso di interruzione di gravidanza necessaria per salvare la vita della madre, i medici avrebbero l'obbligo di fare di tutto per salvare anche quella del feto. Secondo il Guttmacher Institute, centro di ricerca favorevole all'aborto, nel 2016 negli Usa sono state interrotte volontariamente circa 926mila gravidanze. La Corte Suprema ha legalizzato l'aborto negli Usa nel 1973, ma ha permesso restrizioni statali sulla base della possibilità di sopravvivenza del feto al di fuori dell'utero.