Gli elicotteri si alzano, volano sulla città per “snidare” il nemico, scaricano il loro carico di morte, ritornano alla base. Su uno di questi mezzi dell’esercito iracheno, che ogni giorno fanno avanzare di qualche metro l’assedio agli uomini del Daesh asserragliati a Mosul, è salita la giornalista della Bbc Nafiseh Kouhnavard. E ha filmato la “guerra dall’alto” che si consuma ogni giorno sulla città che il Daesh ha strappato due anni fa all’esercito iracheno, infliggendo la più cocente umiliazione al governo di Baghdad. Ora quell’onta sta (lentamente) per essere lavata. Ma il prezzo è altissimo. Il video, realizzato dalla Bbc, mostra come i miliziani usino donne e bambini come scudi umani. E le persone ancora intrappolate nella città sono migliaia.
«È un bambino? Quell’uomo è armato ma ha anche un bambino con sé», dice uno dei piloti. Le immagini, ingrandite della telecamera dell’elicottero, sono inequivocabili. I jihadisti si trascinano dietro una donna e un bambino per evitare di essere colpiti. Gli elicotteri desistono. Cambiano bersaglio. Il generale iracheno Samir Hussain, che guida le operazioni, ammette: «Mosul è il lavoro più difficile che ci attende da quando è scoppiata la guerra. Per la prima volta i piloti stanno operando dall’alto su una città dove forse centinaia di migliaia di civili sono intrappolati. E, a differenza Falluja, i militanti sono circondati. Non hanno alcuna prospettiva di fuga. Nessuna possibilità di una vittoria militare. Per questo usano gli abitanti di Mosul come scudi umani».
Cristiani senza pace
Non solo Mosul. Il Paese – dove ieri è sbarcato per una visita lampo Jared Kushner, consigliere e genero del presidente Donald Trump, che ha accompagnato il comandante supremo delle forze armate Usa, generale Joseph Dunford, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Tom Bossert – appare tutt’altro che pacificato. L’evaporazione della minaccia del Daesh in alcune zone dell’Iraq non garantisce il ritorno alla normalità. È quello che sta accadendo – secondo la denuncia del deputato cristiano Joseph Saliu, capo della corrente al Warka del Parlamento – a Baghdad, come in altre zone del Paese. Con i cristiani che continuano ad essere vittime di una sistematica campagna che ha come obiettivo l’“esproprio” dei beni e delle abitazioni di cristiani, fuggiti dalle loro case a causa dell’avanzata del Daesh. «Coloro che espropriano le proprietà dei cristiani, non solo a Baghdad ma dall’estremo Nord all’estremo sud dell’Iraq, sono persone autorevoli che sfruttano le loro posizioni religiose e i loro incarichi statali attraverso diverse modalità per intestare beni appartenenti a cristiani ad altre persone», ha denunciato il deputato.