giovedì 23 novembre 2017
Missione di amicizia e solidarietà della Fondazione Santina. Monsignor Ginami: «Vogliamo far sapere alle popolazioni ferite che non sono sole»
Un momento al mercato di La Laja

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Ottantanove omicidi al giorno. Per un totale di oltre 27mila vittime. La violenza in Messico ha battuto ogni record. Lo dicono le cifre diffuse dalle stesse autorità. Dietro i numeri, si nascondono, però, donne, uomini, bambini. Esseri umani ridotti a meri corpi, da mutilare, massacrare e seppellire in una fossa comune.

Morti invisibili per il governo e l’opinione pubblica internazionale. Non per familiari, parenti e amici. «Sono loro a custodirne la memoria. E a restituire alle vittime la loro umanità», racconta monsignor Luigi Ginami, presidente della Fondazione Santina, in questi giorni a La Laja, cuore di tenebra del Guerrero.

“El padre Gigi”, come lo chiamano i messicani, si è recato nel Paese per portare conforto e amicizia alle popolazioni più colpite dalla narco-guerra. Per condividere le loro sofferenze. Per non farli sentire soli. Sono tali gesti a dare la forza alle vittime di smettere si sentirsi tali e di trasformarsi in costruttori di alternative. Monsignor Ginami e la Fondazione Santina hanno creato, l’anno scorso, un ospizio per i poveri di La Laja. Là hanno voluto stavolta inaugurare un piccolo memoriale per i morti dimenticati del Messico.

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