La stretta di mano fra la viceministra degli esteri Marina Sereni e la ministra degli Esteri Veronica Macamo del piano triennale di cooperazione allo sviluppo fra Italia e Mozambico sotto lo sguardo dei due capi di stato Sergio Mattarella e Filipe Jacinto Nyusi. - A.Pic.
Non di solo gas vive l’uomo, non di sole relazioni economiche vivono i rapporti fra i popoli. È la celebrazione di un’antica amicizia fra Italia e Mozambico quella che Sergio Mattarella e il suo omologo presidente Filipe Jacinto Nyusi sanciscono in occasione della visita del nostro capo dello Stato, che è da ieri sera a Maputo (che oggi gli ha consegnato simbolicamente le chiavi della città), in procinto di spostarsi domani a Lusaka, nel vicino Zambia.
Una visita in programma già due anni fa, poi rinviata per via del Covid, come ricorda Nyusi e che ora si tiene «nel trentennale degli accordi di pace di Roma». Essi, stipulati dopo due anni di trattative fra i rappresentanti delle fazioni in lotta presso la sede della Comunità di Sant’Egidio, a Trastevere, con la mediazione della chiesa locale e la supervisione del governo italiano «furono il frutto della sincera aspirazione di pace del popolo mozambicano, cui l’Italia offrì il proprio contributo adoperandosi per facilitare l’intesa», ricorda Mattarella.
Affermazione non banale, perché il cuore di questa visita diventa il superamento delle logiche coloniali che deve ispirare i rapporti con i popoli africani e non solo quelli. Mattarella rivolge le sue congratulazioni a Nyusi per «l'elezione del Mozambico al Consiglio di sicurezza dell’Onu» che dimostra come esso sia considerato «un attore protagonista affidabile e autorevole» e sua volta il presidente mozambicano confessa di esser stato felice alla notizia della rielezione di Mattarella che ha reso possibile questo evento, con due anni di ritardo.
E dunque è solo una circostanza casuale, ma non marginale, che essa si tenga a 30 anni dagli storici "accordi di Roma" del 4 ottobre 1992. Che dopo tanto tempo «dimostrano che quello che avviene in un paese lontano riguarda anche noi», rimarca Mattarella. Il Mozambico e l’Italia così lontani fisicamente, così vicini nei valori - sottolineano all’unisono i due capi di Stato - potranno rinsaldare i loro rapporti ora, anche grazie al piano pluriennale di cooperazione siglato fra la viceministra degli Esteri Marina Sereni e la ministra degli Esteri mozambicana Veronica Macamo, che si occupa di cultura, ambiente, turismo, agricoltura, per un valore stimato in 85 milioni. In nome di un’amicizia che, ricorda Nyusi, ha accompagnato e favorito il processo di indipendenza dal Portogallo, sancito nel 1975, ma è proseguita anche dopo: «L'Italia e il suo popolo sono sempre stati presenti». Ricorda le devastanti alluvioni, la lotta al Covid, che vede il Mozambico come Paese modello in Africa, con il 90% di vaccinati e un’attenzione tuttora molto alta alle misure di contenimento.
Mattarella in serata nel discorso per il brindisi in apertura della cena offerta dal capo di Stato mozambicano va ancora più indietro nel tempo: «L’Italia non dimentica il soccorso e l'accoglienza che i mozambicani offrirono ai superstiti del piroscafo Nova Scotia - affondato durante il secondo conflitto mondiale, al largo delle coste del Mozambico, mentre trasportava diverse centinaia di prigionieri di guerra italiani e di civili destinati ai campi di internamento in Sud Africa».
E quegli accordi di pace di 30 anni fa, oggi che infuria la guerra in Ucraina (e ora che è riesplosa, a fiammante, la guerra civile nel Nord del Paese) ci ricordano, rimarca Mattarella, che «il mondo è ormai interconnesso, non esistono più le zone di influenza delle grandi potenze: la pretesa di ricrearle è fuori dalla realtà, e contrasta con il valore della pace che intendiamo coltivare».
Un’affermazione che si può certamente riferire all’«invasione», all’«aggressione», della Russia ai danni dell’Ucraina, «che sta provocando il ritorno in questo millennio» della possibilità che «un Paese più grosso possa aggredire uno più piccolo».
Ma il capo dello Stato, in questo contesto, si riferisce soprattutto ai ritorni di pretese colonialiste in Africa, ad opera di grandi potenze, soprattutto la Cina. «La pace è indivisibile nel mondo, lo sviluppo in un luogo riguarda lo sviluppo in tutto il mondo, la pace, lo sviluppo, la crescita e i diritti» annota Mattarella. Tutti insieme siamo «spinti a una forte collaborazione internazionale nella consapevolezza che quel che succede in un paese lontano riguarda anche noi» e invece «tornano ad affacciarsi dottrine, come il militarismo e l'imperialismo, condannate dalla storia che eravamo persuasi avessero lasciato spazio alla pacifica convivenza fra i popoli e alla collaborazione internazionale».
Un concetto che usa anche in riferimento all’emergenza climatica. Il presidente della Repubblica denuncia che quella della Marmolada è un «elemento simbolico delle tante tragedie che il mutamento climatico non governato sta comportando in tante parti del mondo». E denuncia come alcuni, troppi, paesi non rispettino gli impegni presi, l'ultimo a Glasgow. «Occorre quindi richiamare tutti a rispettare quegli impegni assunti in queste convenzioni internazionali e a definire e assumere impegni ulteriori». Perché «senza affrontare sistematicamente e seriamente, a fondo, i problemi che pone il cambiamento climatico, contrastandolo, sarà difficile garantire alle future generazioni una vita accettabile sulla Terra».
In questo clima di collaborazione, accelerato dalla crisi energetica scatenata dal conflitto ucraino si colloca il piano che Italia e Mozambico concordano anche sulle forniture del gas. La presenza dell’Eni viene ricordata dal presidente mozambicano e poi anche da Mattarella: «È importante e preziosa la collaborazione che avviene sul piano energetico attraverso l'azione dell'Eni. Il prossimo avvio dell'esportazione di gas naturale liquefatto dall'impianto di Coral Sul, gestito da Eni, è un traguardo importante. E spero che questo si possa allargare ad altri settori economici, come abbiamo detto nel nostro incontro con il Presidente Nyusi, coinvolgendo diverse aziende italiane che già lavorano ed altre che possano impegnarsi».