È appena partito da Kabul il volo dell'Aeronautica Militare che riporterà in Italia, oltre ai civili afghani, anche il nostro console Tommaso Claudi, l'ambasciatore Pontecorvo e i Carabinieri del Tuscania - Ansa / Fb Luigi di Maio
Il giorno dopo l'attentato. Lo scenario è cupo. Non solo per i 200 morti, (tra loro anche una famiglia britannica: padre, madre e bambino) di cui in gran parte non ancora identificati, e gli oltre 200 feriti, ma anche per il prossimo futuro che si sta delineando. Da una parte ci sono ancora migliaia di persone disperate che vogliono fuggire da questo inferno, dall'altra i taleban che faticano a gestire la situazione. Gli occidentali da parte loro non vedono l'ora di rimpatriare, nella speranza di dimenticare questi 20 anni e questo finale inglorioso. Infine, nascosti da qualche parte pieni di odio verso tutti i terroristi del Daesh (Isis) pronti a spargere sangue innocente come ieri.
Le forze statunitensi si preparano ad altri attacchi terroristici da parte del Daesh, che potrebbero includere l'uso di autobomba e razzi contro l'aeroporto di Kabul mentre continuano le operazioni di evacuazione americane. lo ha detto il capo del comando centrale, Kenneth McKenzie. "Crediamo che vogliano continuare quegli attacchi e ci aspettiamo che quegli attacchi continuino", ha sottolineato riferendosi al Daesh.
"Tra le persone arrivate ieri ho notato lo guardo assente dei feriti. Più che disperate mi sembravano persone che avevano visto la cosa più brutta del mondo, vittime di una cosa tremenda". Lo ha detto Alberto Zanin, coordinatore medico dell'ospedale di Emergency a Kabul, descrivendo i feriti arrivati ieri dopo gli attentati. Qui i taleban non si sono nemmeno fatti vedere: "Non abbiamo ricevuto nessuna minaccia da loro, non si sono fatti vivi. Noi siamo qui per curare le persone". Ne sono arrivate una sessantina dopo le due esplosioni, 16 non ce l'hanno fatta. Le tre sale operatorie dell'ospedale hanno lavorato tutta la notte" e l'ultimo paziente è stato operato alle 4 di questa mattina.
Il ponte aereo verso la conclusione
Nelle ultime 24 ore, nonostante il caos, sono state evacuate da Kabul circa 12.500 persone, di cui 8.500 su 35 voli militari Usa e 4000 a bordo di 54 voli della coalizione. Da fine luglio sono state portate via dalla capitale afghana circa 110.600 persone, di cui 105.000 dal 14 agosto, giorno dell'ingresso dei taleban a Kabul. Ma cosa ne sarà di tutti quelli che ancora cercano di salire su un aereo occidentale?
Uno dopo l'altro i governi occidentali stanno dichiarando chiusa le missioni di evacuazione. Anche l'Italia. Questo pomeriggio è decollato da Kabul l'ultimo C-130 italiano del ponte aereo allestito per mettere in salvo i profughi. Secondo l'agenzia Ansa a bordo ci sono una cinquantina di afghani, il nostro console Tommaso Claudi, l'ambasciatore Pontecorvo, i Carabinieri del Tuscania ed altro personale del ministero degli Esteri, Nato e della cooperazione internazionale. L'arrivo a Fiumicino è previsto per domani mattina. Una piccola parte del personale italiano resterà ancora qualche giorno a Kabul: si tratta, in particolare, dei militari che hanno gestito e garantito la sicurezza delle operazioni di evacuazione è invece previsto per il 31 agosto.
Stasera, invece, giungeranno a Fiumicino altri due velivoli provenienti da Kuwait city, tappa intermedia per i voli dall'Afghanistan, dopo quello atterrato in mattinata con 106 profughi a bordo.
Nel complesso, con l'operazione Aquila Omnia, Roma ha portato via da Kabul 5.011 persone, di cui 4.890 cittadini afghani (1.301 donne e 1.453 bambini). Lo ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, commentando il decollo da Kabul dell'ultimo volo e la conclusione dell'impegno militare italiano in Afghanistan.
Fuga via terra verso Pakistan e Iran
Intanto si registra da ieri un "afflusso senza precedenti" di afghani al valico di frontiera di Spin Boldak-Chaman col Pakistan. Lo riferiscono fonti ufficiali al Guardian. Secondo alcune stime, sono oltre 20mila al giorno gli afghani che passano il confine, contro i 6mila abituali. Le autorità pachistane hanno chiesto agli alberghi nella capitale Islamabad di non prendere prenotazioni per le prossime tre settimane in previsione dell'arrivo di migliaia di profughi e di "stranieri" di passaggio nel Paese.
Il Pakistan, assieme all'Iran, è il Paese che ha accolto più rifugiati dall'Afghanistan fino a oggi. Già nel 2020 molto prima che i taleban riprendessero il potere, erano arrivati oltre 1.5 milioni di afghani. Un numero che è destinato ad aumentare nelle prossime settimane.
Le diplomazie si sfidano
In mezzo a tutto questo caos le diplomazie non si fermano e molti Paesi cercano di riempire il vuoto e prepararsi al futuro nel modo migliore. L'Afghanistan resta un Paese strategico e ricco.
Tra i più rapidi a insinuarsi nella crisi, come ormai è abituato a fare in vari scacchieri, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan che ha fatto sapere: "i Taleban ci hanno proposto di gestire l'aeroporto di Kabul" attraverso tecnici civili, "ma non abbiamo ancora preso una decisione". Aggiungendo: "Non possiamo permetterci il lusso di chiedere il permesso a nessuno su con chi, dove, quando e come dobbiamo tenere colloqui. In Afghanistan c'è un serio vuoto amministrativo, e quindi teniamo i colloqui necessari", in riferimento al fatto che le autorità di Ankara hanno avuto un incontro di 3 ore e mezza con i Taleban nell'ambasciata turca a Kabul. "Quando tutti hanno lasciato l'Afghanistan - ha aggiunto, sfidando gli alleati della Nato - noi non l'abbiamo lasciato".
La Francia, che spesso si trova in rotta di collisione con la politica turca, non intende però restare a guardare. Una delegazione francese ha incontrato i rappresentanti dei Taleban ieri a Doha per la prima volta da quando hanno preso il potere in Afghanistan. Lo ha annunciato su Twitter il portavoce taleban Suhail Shaheen. L'inviato francese François Richier e la sua delegazione "hanno discusso in dettaglio" della situazione all'aeroporto di Kabul con una delegazione guidata dal vicedirettore dell'ufficio politico dei taleban, Sher Abbas Stanikzai, ha detto il portavoce. "Ogni afghano in possesso di documenti legali potrà viaggiare all'estero e saranno fornite strutture adeguate a tutti gli afghani per i loro spostamenti dopo l'apertura della parte civile dell'aeroporto", ha affermato Suhail Shaheen, ribadendo una promessa già fatta a diversi Paesi.
La Cina, che condivide un confine di 76 chilometri, si è detta pronta ad approfondire le relazioni "amichevoli e cooperative" con l'Afghanistan dopo che i taleban hanno preso il potere, ma teme che il Paese possa diventare una base per i separatisti uiguri della minoranza musulmana che cercano di infiltrarsi nella regione di confine dello Xinjiang. L'Afghanistan ha enormi risorse, come le miniere di rame e litio, ma gli esperti affermano che l'instabile e pericolosa situazione della sicurezza sconsigliano qualsiasi tipo di
investimento.
L'Unione Europea alla prova
La presidenza di turno slovena ha convocato una riunione aggiuntiva dei 27 ambasciatori presso l'Ue (Coreper) sull'Afghanistan. Secondo quanto spiegano fonti europee, la discussione del Coreper di oggi è stata organizzata per misurare il polso dei 27 Stati membri su vari punti, a partire dal tipo di rapporto che si intende instaurare con il nuovo regime a Kabul, se vi sia cioè propensione a mantenere aperto il canale del dialogo o se vi sia una netta chiusura.
Tra le questioni principali anche la disponibilità di fronte ad un coinvolgimento di Cina e Russia, in vista del G20, e l'equilibrio possibile con Pechino e Mosca su temi come i diritti umani ed in particolare quelli delle donne, per riuscire ad esercitare la maggiore pressione possibile sui talebani. Tra i temi anche i flussi di profughi, con la necessità di incrementare gli aiuti umanitari per cercare di stabilizzare il Paese, ed evitare situazioni caotiche negli Stati dell'immediato vicinato.
Cruciale sarà inoltre garantire il funzionamento in sicurezza dell'aeroporto di Kabul dopo il 31 agosto: secondo ipotesi circolate, ci sarebbero contatti in corso tra talebani, Qatar e Pakistan, ma la situazione resta estremamente fluida, soprattutto alla luce degli attacchi di oggi fuori dall'aeroporto della capitale. Non è infine escluso che dopo la riunione dei ministri dell'Interno di martedì prossimo, venga convocato anche un vertice straordinario dei leader sul dossier.