martedì 4 giugno 2024
Il rapporto del Rossing Center: dal 2023 fenomeno in crescita. Circa 90 gli episodi monitorati: sputi, insulti e la profanazione di un cimitero anglicano. «Ma il fenomeno è molto più vasto»
Le tombe el cimitero anglicano di Gerusalemme profanate il 1° gennaio 2023

Le tombe el cimitero anglicano di Gerusalemme profanate il 1° gennaio 2023 - Rossing Center

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È una fotografia degli “Attacchi ai cristiani in Israele e a Gerusaleme Est” il report pubblicato ieri dal “Rossing center for education and dialogue” di Gerusalemme. «Se violenze del genere sono presenti da anni, il 2023 ha segnato un cambio di passo rispetto a un problema di lungo termine», dichiara Federica Sasso curatrice della ricerca.

L’anno scorso, infatti, sono stati 7 gli episodi di violenze fisiche contro religiosi o semplici fedeli cristiani quasi tutti a Gerusalemme, 7 i casi di molestie verbali e una trentina i casi di sputi contro religiosi cristiani. «La profanazione delle tombe di un cimitero anglicano il primo gennaio 2023 esemplifica una preoccupante tendenza all’aumento degli attacchi, compresi gli sputi», si legge nell’introduzione del Rossing center, organizzazione da anni impegnata nel dialogo interreligioso e nel peacebuilding, e che l’anno scorso ha lanciato una “Advocacy and education initiative” in risposta alle crescenti molestie contro i cristiani a Gerusalemme e in altre parti di Israele. Tutto questo è parte del programma “Gerusalemme centro per le relazioni ebraico-cristiane”: obiettivo una migliore comprensione delle relazioni interreligiose nel contesto particolare della Terra Santa.

Il rapporto è nato in primo luogo dalla necessità di raccogliere i dati, sinora parziali e frammentati, del fenomeno: «Il contesto del conflitto israelo-palestinese, associato con sovrapponibili identità religiose e nazionali, complica la comprensione di questi episodi come esclusivamente attacchi contro l’identità cristiana», afferma il rapporto. In Israele, dove i cristiani sono in minoranza, rispetto al contesto occidentale dove la comunità ebraica ha vissuto nei secoli «come minoranza, soggetta a discriminazioni, persecuzioni e conversioni forzate ,si instaurano relazioni speciali che portano il vissuto storico degli ebrei in Occidente», spiega Federica Sasso. Da qui lo sforzo di costruire «relazioni corrette» fra le due comunità attraverso un programma educativo.

Ma, tornando agli episodi di intolleranza, «i circa 90 episodi che abbiamo monitorato non sono che la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto», prosegue la curatrice del rapporto. Colpiti in particolare nel 2023 gli armeni nella città vecchia e il monastero polacco a Gerusalemme.

Le vittime di questi gesti di intimidazione, in particolare degli sputi contro le persone o per terra al passaggio di un cristiano, «sono spesso inconsapevoli dei rimedi legali e vi è una prevalente tendenza ad accettare questi gesti in spirito di umiltà», afferma il rapporto. Il Rossing Center propone, oltre che sensibilizzare sulla situazione agenti di polizia, autorità, media e diplomatici, di avere «due incaricati ufficiali» uno per il governo, l’altro per la municipalità, come riferimento chiaro per le diverse leadership ecclesiali.

Un fenomeno che, dopo il 7 ottobre, si è interrotto a causa della guerra a Gaza, senza che al momento ci siano segnali su come questa situazione possa evolvere rispetto a un quadro sociale certamente critico.

Quali, secondo il Rossing Center, le ragioni di questi attacchi? «Per quanto riguarda l’identità degli assalitori, i dati mostrano che la maggioranza degli autori sono individui ebrei, soprattutto giovani uomini identificabili con religiosi sionisti e con posizioni ultra-nazionaliste». Molestie, sottolinea il rapporto, che «non sono normative, e la maggioranza degli individui, a prescindere dalla loro visione sulla cristianità e sulle altre minoranze religiose, non partecipa a queste azioni».

Fondamentale quindi, per disinnescare queste pratiche di intolleranza, chiedere una condanna delle autorità statali e religiose, il coinvolgimento delle comunità, dei media, e della comunità internazionale.

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