È durata circa un’ora la lettura della sentenza con cui ieri mattina – la mezzanotte in Italia – a Melbourne un giudice del tribunale dello Stato di Victoria, Peter Kidd, ha condannato il cardinale australiano George Pell a sei anni di reclusione, per aver commesso abusi sessuali su due tredicenni. Pell, che compirà 78 anni a giugno, dovrà scontare almeno 3 anni e otto mesi in carcere prima di poter chiedere di usufruire del regime di libertà condizionale.
Cinque i capi di accusa di cui è stato riconosciuto colpevole: uno stupro e quattro molestie sui due ragazzi. Tutto si sarebbe svolto nella Cattedrale di Melbourne nel 1996, quando Pell aveva 55 anni ed era pastore dell’arcidiocesi da un anno: al termine di una Messa domenicale, l’allora arcivescovo avrebbe abusato sessualmente in sacrestia di due ragazzi del coro. Poi una violenza si sarebbe ripetuta su uno dei due, sempre in Cattedrale, al termine di un’altra Messa domenicale. Delle due vittime, rimaste anonime, una ha potuto testimoniare in tribunale, la secondo è morta di overdose nel 2014.
Mentre il dibattimento si è tenuto a porte chiuse, ieri il giudice Kidd ha permesso che entrassero in aula le telecamere: la lettura della sentenza è stata così seguita in diretta su vari mezzi di comunicazione, online e tradizionali (Pell non è stato mai inquadrato). Una decisione che Kidd ha difeso come atto di trasparenza, ma che è stata letta da numerosi critici come la conferma di un accanimento mediatico nei confronti del porporato. Lo stesso Kidd ha riconosciuto l’esistenza di un clima ostile: «Abbiamo assistito, al di fuori di questa corte e all’interno della nostra comunità, ad esempi di una mentalità di “caccia alle streghe” o di linciaggio nei suoi confronti, cardinale Pell. Condanno totalmente questo comportamento».
Il giudice motivando il verdetto – relativamente mite rispetto a quello a cui poteva arrivare, 50 anni – ha sottolineato la gravità dei capi di accusa – «crimini odiosi» –, contemperati con l’età del condannato, le sue condizioni precarie di salute, il suo non aver reiterato il reato e la sua condotta di vita «irreprensibile» dall'epoca dei fatti in poi. Il cardinale sarà detenuto ora in regime di «custodia protettiva», cioè sotto stretta sorveglianza come accade ai condannati per pedofilia.
Lungo tutta la vicenda processuale Pell ha sempre ribadito con forza la sua innocenza. Ora sarà il processo di appello, che inizierà a giugno, a riprendere in mano e a valutare le sue ragioni. Philip Wilson, arcivescovo emerito di Adelaide, era stato condannato a un anno di carcere con l’accusa di aver insabbiato gli abusi di un sacerdote della sua diocesi, ma lo scorso 6 dicembre la condanna è stata annullata in appello. La Santa Sede lo scorso 24 febbraio aveva comunicato la cessazione ufficiale dell’incarico di Pell come prefetto della Segreteria per l’economia. Nel frattempo la Congregazione per la dottrina della fede ha aperto un’indagine canonica sul caso.