venerdì 3 maggio 2024
Tshisekedi: violano i confini. Lo spetto del conflitto globale, dopo oltre 25 anni, si riaffaccia sui Grandi Laghi. Sotto accusa la milizia M23 appoggia da Kigali. Anche ieri una strage in Kivu
Il presidente congolese Felix Tshisekedi a Parigi con il collega francese Emmanuel Macron

Il presidente congolese Felix Tshisekedi a Parigi con il collega francese Emmanuel Macron - Reuters

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L'ipotesi è per nulla campata in aria. Perché nella terra dei Grandi Laghi africani dopo oltre 25 anni di rancori covati, di alleanze a geometrie variabili e di interessi economici giganteschi un conflitto potrebbe esplodere realmente. Coinvolgendo un'intera generazione nata e crescita senza conoscere sulla propria pelle l'ultima "guerra mondiale africana", come definì l'allora segretario di Stato americano Madeleine Albright. Quel conflitto nato nel Kivu, in quella fetta orientale del Cuore di tenebra congolese e sfociato nella cavalcata vittoriosa che portò Laurent Desiré Kabila (coinvolgendo Ruanda e Uganda interessati alle enormi ricchezze del sottosuolo), e concluso con la caduta del dittatore Mobutu che ha ceduto il trono alla genìa dei Kabila fino alla prima decade del nuovo secolo.

Perché i tamburi di grerra tornano a rullare. La guerra tra la Repubblica democratica del Congo e il Ruanda "è possibile",o ha detto il presidente congolese Félix Tshisekedi in un'intervista a Le Figaro mentre i combattimenti nell'est del Congo contrappongono da mesi le forze governative al gruppo armato M23, che il governo di Kinshasa ritiene supportato dal Ruanda. "Certo che una guerra è possibile, non ve lo nascondo", ha dichiarato Tshisekedi, in visita ufficiale in Francia all'inizio di questa settimana. "Questo Paese, che è nostro vicino, sta violando il nostro territorio per saccheggiare i nostri minerali essenziali e terrorizzare il nostro popolo", ha accusato ancora il capo di Stato congolese, denunciando "l'inerzia della comunità internazionale", alla quale Kinshasa chiede di adottare sanzioni contro il Ruanda. Kigali nega ogni coinvolgimento, ma la comunità internazionale, con Francia e Stati Uniti, ritiene che il Ruanda sostenga il gruppo M23 e abbia impegnato forze nell'est del Paese.

Miliziani del gruppo M23 al confine congolese con il Ruanda

Miliziani del gruppo M23 al confine congolese con il Ruanda - Ansa

"L'M23 è un guscio vuoto. Può avere solo 500 miliziani. No, sono i soldati ruandesi che seminano morte sul nostro territorio", ha proseguito Tshisekedi che ritiene di aver ricevuto, durante la sua visita, il sostegno di Parigi, in buone relazioni anche con Kigali. "Voglio rimandare questa scadenza (la guerra, ndr) il più a lungo possibile perché preferisco impiegare tutte le nostre energie e le nostre ricchezze nello sviluppo dei 145 territori della Repubblica democratica del Congo piuttosto che nello sforzo militare", ha affermato Tshisekedi, tornando a chiedere il ritiro dei militari ruandesi dal territorio congolese.

I massacri senza tregua

Lo stillicidio, intanto continua. L'ultimo è di oggi. Almeno 32 persone sono state uccise in un bombardamento che ha colpito un campo di sfollati alla periferia di Goma, città situata dell'est della Repubblica democratica del Congo, dove ci sono appunto scontri tra le forze governative e i ribelli del gruppo armato M23: lo hanno riferito fonti locali. "Ho visto nove corpi davanti a me", tra cui diversi bambini, ha dichiarato Dédesi Mitima, capo del quartiere di Lac Vert (paradossalmente la località che ospitò per più di un decennio i profughi ruandesi sfuggiti dal genocidio di trent'anni fa), a ovest della capitale della provincia del Nord Kivu, mentre un altro funzionario aveva fornito un bilancio provvisorio di dieci morti.

Un campo di sfollati congolesi per gli scontri a Goma

Un campo di sfollati congolesi per gli scontri a Goma - Ansa

Secondo testimoni oculari, le "bombe" sono cadute in mattinata sulle capanne degli sfollati ai lati della strada che da Goma porta a Saké, città considerata strategica e ubicata a una ventina di chilometri dalla capitale del Nord Kivu. I ribelli dell'M23 (Movimento del 23 marzo) hanno ripreso le armi alla fine del 2021 dopo diversi anni di inattività e hanno conquistato ampie porzioni di territorio nella regione orientale del Nord Kivu, arrivando a circondare quasi interamente Goma. La città conta più di un milione di abitanti e quasi un milione di sfollati. E così la storia si ripete, quotidianamente: l'origine dei bombardamenti non è stata ancora chiaramente stabilita, ma il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, ha accusato sulla piattaforma X "l'esercito ruandese e i suoi sostenitori terroristi dell'M23" di esserne i responsabili.


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