Disperazione al funerale dell'infermiera palestinese Haniyeh Qudih, uccisa in un raid israeliano a Khan Younis nel sud della Striscia di Gaza - Reuters
Nel 21° giorno di guerra tra Hamas e Israele crescono le tensioni in Medio Oriente e i timori di un allargamento del conflitto. Gli Stati Uniti hanno colpito con caccia F16, nella notte, milizie filoiraniane in due località della Siria orientale al confine con l'Iraq dopo ripetuti attacchi ai militari americani di stanza nella regione. La situazione è ancora critica al confine tra Israele e il Libano, con il lancio di razzi e droni dei filo-iraniani Hezbollah. E c'è l'ombra di Teheran anche dietro l'attacco che ha ferito sei persone in Egitto vicino al confine israeliano di Eilat, nelle località di Taba e di Nuweiba. Secondo l'esercito israeliano la minaccia è arrivata «dall'area del Mar Rosso». Si sarebbe trattato di due droni kamikaze partiti dallo Yemen o da una nave. «In ogni caso è chiaro che c'è un coinvolgimento dell'Iran». Il quotidiano Ynet scrive che l'obiettivo era il porto di Eilat. Una settimana fa i ribelli yemeniti sciiti Houthi, sostenuti da Teheran, avevano lanciato missili diretti in Israele che erano stati abbattuti da Stati Uniti e Arabia Saudita.
E l'Iran torna a minacciare su X: «Presto i criminali, i sionisti e i loro noti sostenitori saranno messi in ginocchio davanti alla determinazione, alla fermezza e alla resilienza del popolo della Palestina a causa dei loro crimini di guerra nella Striscia di Gaza» ha scritto il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani.
Bandiere palestinesi a un mega raduno di protesta contro i raid di Israele che si è tenuto nella capitale dello Yemen Sanaa - Reuters
L'Egitto si riserva di rispondere
È di sei cittadini egiziani feriti, in maniera non grave, il bilancio dell'attacco missilistico sulla città di Taba che si affaccia sul Mar Rosso, vicino al confine tra Egitto e Israele. Il missile ha colpito la dependance di un ospedale e un edificio residenziale. Fonti egiziane riferiscono che è stata aperta un'indagine per capire l'origine del missile.
Un funzionario egiziano, citato dai media locali a condizione di anonimato, ha detto che Il Cairo si riserva il diritto di rispondere una volta che sarà definito chi ha lanciato il razzo.
Blitz israeliani nella Striscia. Anche dal mare
L'esercito israeliano con carri armati e soldati è entrato nella notte, per la terza volta in 24 ore, nel nord della Striscia. Sono stati colpiti, fa sapere, più di 250 obiettivi: piattaforme di lancio di missili anticarro e quartier generali di Hamas. Il blitz ha interessato la zona di Shujaiyya, sobborgo di Gaza City. Subito dopo, l'esercito è uscito senza perdite.
Un'incursione è arrivata anche dal mare. L'unità della Marina militare Flotilla 13 è sbarcata la notte scorsa nel sud della Striscia e ha distrutto infrastrutture di Hamas. L'obiettivo era una base terroristica degli "uomini rana", i sommozzatori di Hamas. Al termine dell'operazione, Flotilla 13 è rientrata in Israele.
I report suggeriscono che un'offensiva di terra potrebbe non essere imminente, in attesa che gli Stati Uniti trasferiscano forniture difensive a Israele e mobilitino le proprie forze nell'area per scoraggiare Hezbollah e Iran.
Un nuovo sondaggio pubblicato sul quotidiano Maariv rivela che quasi la metà degli israeliani è contrario all'invasione di Gaza. Alla domanda se i militari dovrebbero immediatamente passare a un'offensiva di terra su larga scala, il 29% degli israeliani è d'accordo mentre il 49% ha detto che «sarebbe meglio aspettare» e il 22% è indeciso. I risultati sono in contrasto con il precedente sondaggio del 19 ottobre in cui il 65% si era espresso a favore di una grande offensiva di terra.
Il New York Times scrive che la leadership militare ha pronto il piano di invasione ma il premier Benjamin Netanyahu rifiuta di firmarlo in quanto vuole l'approvazione unanime dei membri del gabinetto di guerra. «Si discute anche se condurre l'invasione attraverso un'unica grande operazione o una serie di operazioni più piccole. E poi ci sono domande su chi governerebbe Gaza una volta conclusa l'operazione», scrive il Nyt.
«Hamas non può rilasciare gli ostaggi sotto i bombardamenti»
Sull'opinione pubblica israeliana pesa certamente anche la questione degli ostaggi, il cui numero ufficiale è salito a 229 e una cinquantina dei quali, afferma Hamas, sarebbero già morti nei raid sulla Striscia. Il quotidiano russo Kommersant, citando un membro della delegazione di Hamas ricevuto ieri a Mosca, scrive che il gruppo palestinese non potrà rilasciare gli ostaggio finché non verrà concordato un cessate il fuoco in quanto ha bisogno prima di poterli localizzare essendo nelle mani di diverse fazioni. Da parte sua Israele ha esortato la Russia a espellere la delegazione di Hamas, definendo "deplorevole" il fatto di averla invitata.
La Russia ha legami con tutti i principali attori del Medio Oriente tra cui Israele, Iran, Siria, Autorità Palestinese e Hamas.
Scontri in Cisgiordania, uccisi 3 palestinesi. Arresti
Tre palestinesi sono stati uccisi, e altri 12 feriti, in scontri con l'esercito israeliano a Jenin nel nord della Cisgiordania. Lo ha fatto sapere, citato dall'agenzia Wafa, il direttore dell'ospedale cittadino Wissam Bakr. Le forze della difesa israeliana hanno arrestato 1.030 palestinesi in Cisgiordania dallo scorso 7 ottobre. Tra gli arrestati ci sono anche circa 670 attivisti di Hamas.
A Gaza 30mila tornano nel Nord. L'Onu: 57 dipendenti tra le vittime
Circa 30mila sfollati interni a Gaza sono ritornati nel Nord della Striscia, la zona che Israele ha ordinato di evacuare. La causa sono gli intensi bombardamenti che martellano anche il Sud del territorio e il sovraffollamento dei rifugi gestiti dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). I rifugi per sfollati ospitano infatti il triplo delle persone che potrebbero accogliere, dal momento che circa 641.000 degli oltre 1,4 milioni di abitanti del nord della Striscia hanno lasciato le loro case. Altri 121.700 sfollati sono ospitati in ospedali, scuole ed edifici pubblici, 79.000 in scuole non dipendenti dall'Agenzia e circa 700.000 in abitazioni di parenti.
L'Agenzia delle Nazioni Unite ha fatto anche sapere che ci sono 57 suoi dipendenti tra le migliaia di vittime palestinesi nella Striscia.
Dal valico egiziano di Rafah gli aiuti umanitari entrano con il contagocce: oggi dieci camion di acqua, cibo, farmaci e attrezzature mediche e per la purificazione dell'acqua, in totale 84 carichi dall'apertura del varco. Stamani il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) è riuscito a far entrare anche 10 medici tra cui chirurghi specializzati nei conflitti armati. «Le attrezzature chirurgiche e le forniture mediche contribuiranno ad alleviare l'estrema pressione su medici e infermieri, ma è necessario un passaggio sicuro e continuo per gli aiuti» chiede Fabrizio Carboni, direttore generale del Cicr per il Medio Oriente. Il materiale portato a Gaza può aiutare a curare fino a 5.000 feriti mentre le pastiglie di cloro possono purificare circa 50.000 litri d'acqua.
L'Ue chiede la protezione dei civili e corridoi umanitari
Sul fronte politico, i leader dei 27 Stati membri dell'Unione Europea hanno chiesto all'unanimità «corridoi umanitari e pause» nei bombardamenti su Gaza per consentire a cibo, acqua e forniture mediche di raggiungere i palestinesi. In un testo di compromesso, concordato dopo ore di discussioni, i capi di Stato e di governo dei 27 hanno dichiarato che l'Ue «ribadisce l'importanza di garantire la protezione di tutti i civili in ogni momento in linea con il diritto umanitario internazionale» e «deplora tutti perdita di vite civili».