I funerali delle vittime
L'Egitto lunedì ha dato l'ultimo saluto alle vittime dei due attentati terroristici di domenica contro i cristiani, a Tanta sul delta del Nilo e ad Alessandria. In questa città centinaia di persone si sono radunate al monastero di Santa Mina: le bare delle 17 vittime erano allineate nella piazza antistante al monastero sotto rigide misure di sicurezza, con controlli di polizia e decine di carri armati dispiegati lungo la strada che ariva da Cairo. Fra i 17 morti ci sono 10 musulmani, sette poliziotti che erano di guardia nel tempio e tre civili che passavano di lì. A Tanta invece, 120 chilometri a nord del Cairo, le 27 vittime sono state sepolte all'alba all'interno del complesso della cattedrale di San Giorgio, la stessa in cui si è verificato il massacro.
Domenica della Palme insanguinata
Domenica delle Palme di sangue e di morte in Egitto. I kamikaze del Daesh hanno fatto strage di cristiani copti in due chiese: a Tanta, a nord del Cairo, e ad Alessandria, lasciando sul terreno 44 morti e 118 feriti. Un massacro che ha fatto ripiombare l'Egitto militarizzato del presidente Abdel Fattah al-Sisi nell'incubo terrorismo del Califfato nero a tre settimane dalla visita del Papa e in una giornata fortemente simbolica per tutto il mondo cristiano.
Il Daesh rivendica i due attentati contro chiese copte
La doppia strage è avvenuta domenica a Tanta, nel Delta del Nilo, dove si contano 27 vittime, e nella chiesa di San Marco ad Alessandria, la seconda città più popolosa del Paese, con 17 morti. In quest'ultima chiesa stava celebrando il patriarca copto Teodoro II, che è illeso. I poliziotti hanno bloccato il terrorista suicida nei pressi dell'edificio religioso, e l'attentatore si è fatto esplodere: questo spiega perché delle 17 vittime, 7 erano poliziotti e 3 semplici passanti.
A Tanta è stata colpita la chiesa di San Giorgio, gremita di fedeli per il rito che apre la Settimana Santa. L'esplosione è avvenuta nelle prime file dei banchi, mentre il coro cantava.
Il Daesh ha rivendicato le due stragi con una dichiarazione postata sui social media dall'agenzia legata allo stato islamico Amaq: "Gruppi del Daesh hanno condotto gli attacchi contro due chiese a Tanta e ad Alessandria". La rivendicazione parla di due kamikaze e definisce i cristiani egiziani «apostati».
Al-Sisi proclama lo stato di emergenza
Parlando in televisione all'indomani della strage, il presidente egiziano al-Sisi ha annunciato "la dichiarazione dello stato di emergenza in Egitto per tre mesi". Lo stato d'emergenza sospende il diritto alle manifestazioni di ogni genere e le adunate di oltre cinque persone, consente fermi per un periodo indeterminato, estende i poteri delle forze di polizia, permette procedimenti giudiziari per civili a opera di tribunali militari. L'introduzione dello stato di emergenza ha già ottenuto la ratifica del Consiglio dei ministri ed è entrata in vigore lunedì alle 13 ora italiana; finora era stato in vigore solo in parte limitata nel nord della penisola del Sinai, dove dal 2014 l'esercito affronta la branca egiziana del Daesh. Ora il Parlamento ha sette giorni di tempo per approvare il provvedimento. Al-Sisi nella notte ha anche annunciato la creazione di un Consiglio supremo per combattere terrorismo ed estremismo. Il primo ministro Sherif Ismael domenica ha subito condannato l'attentato e ha detto che "si tratta di un atto terroristico empio", aggiungendo: "Sradicheremo il terrorismo dall'Egitto, siamo determinati a eliminare i gruppi terroristici".
Il Papa: Dio converta chi semina terrore
Gli attacchi dei jihadisti arrivano a 20 giorni dalla visita in Egitto del Papa, prevista per il 28 e 29 aprile in quello che sarà il suo primo viaggio in Medio Oriente.
E lo stesso papa Francesco, domenica mattina in piazza San Pietro a conclusione del rito della Domenica delle Palme, ha chiesto ai fedeli una preghiera "per le vittime dell'attentato compiuto al Cairo in una chiesa copta. Al mio caro fratello, papa Teodoro II, alla Chiesa copta e a tutta la cara nazione egiziana esprimo il mio profondo cordoglio, prego per i defunti e i feriti e sono vicino ai famigliari e all'intera comunità", ha detto il Papa. "Possa il Signore convertire i cuori di chi semina terrore, violenza e morte".
Le voci del vescovo Mina e del vicario apostolico di Alessandria
“Colpire i cristiani garantisce ai terroristi una grande risonanza mediatica” e i terroristi “hanno colpito in uno dei giorni in cui maggiore è l’affluenza in chiesa", afferma monsignor Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh raggiunto al telefono dall'agenzia Sir. Domenica prossima, ricorda, i cristiani sono chiamati a celebrare la Pasqua “che è di tutti i cristiani quest’anno: avrà più che mai il sapore del sangue e l’amaro della tristezza. Nonostante ciò, non perderemo mai la speranza. Questi gesti efferati ci rendono più saldi nella fede e più forti. Non siamo sconfitti". Sempre all'agenzia Sir, monsignor Adel Zaki, vicario apostolico di Alessandria d’Egitto per i cattolici di rito latino, dice: “È un dramma. Davanti a fatti del genere non ci sono altre parole. Solo preghiera e speranza”.
Il messaggio di vicinanza della Cei
La Commissione Episcopale e l'Ufficio Nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei in un comunicato esprimono, a nome delle comunità cristiane cattoliche d'Italia, cordoglio e vicinanza alla comunità copta: "I fatti di sangue di questa domenica in Egitto, se possibile, sono ancora più odiosi perché sembrano avere un che di programmatico: avvenuti mentre la cristianità celebra la Domenica delle Palme, e tra l'altro in quest'anno che vede coincidere i calendari delle diverse Chiese cristiane, questi gesti di orribile violenza hanno trasformato questa giornata in un susseguirsi di morte e di profondo dolore". "Alziamo insieme a voi la supplica a Dio Onnipotente - conclude il messaggio alla comunità copta - perché cessi ogni violenza nel mondo".
Gli attacchi alle chiese egiziane avvenuti domenica sono "un altro segno di intolleranza grave che tende a scoraggiare il dialogo e che vuole impaurire sempre più l'opinione pubblica dei diversi Paesi, sia in Europa che fuori". A dichiararlo è il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e del Ccee, a margine della veglia per i missionari martiri che si è svolta lunedì sera nel capoluogo ligure. Per prima cosa, ha detto il porporato rilanciato dal Sir, "siamo vicini alle vittime con la preghiera e poi a coloro che sono stati colpiti nella comunità copta". In secondo luogo, "la visita del Santo Padre, che non sarà cancellata, sarà un motivo di grande conforto per tutto l'Egitto e in particolare per la comunità copta per la quale preghiamo".
Il cardinale ha poi ricordato che "i cristiani sono un obiettivo continuo, particolarmente esposto proprio nei luoghi della loro preghiera, del culto e in luoghi significativi". "La religione cristiana, come ogni vera religione, è di pace, di giustizia, di perdono - ha detto ancora l'arcivescovo -. Spero che il mondo, e in particolare l'Europa, ripensi veramente alla dimensione religiosa e ne riconosca tutto il valore" valutando la "necessità di promuovere la dimensione religiosa oltre che rispettarla, non in forza di un confessionalismo ma di quei valori fondamentali che costituiscono il nostro continente". "Ogni altra religione - ha concluso - può unirsi al cristianesimo per combattere e contrastare questa spirale di violenza che si maschera di religiosità ma che di religioso non ha niente".
Il cardinale Tauran: la violenza è debolezza
In una dichiarazione all'Osservatore Romano il cardinale presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso Jean-Louis Tauran, scrive che "al prendere conoscenza degli efferati delitti avvenuti nelle due città di Tanta e Alessandria, una parola mi è venuta in mente: abiezione. Nessuna religione, nessuna filosofia possono giustificare il massacro di fedeli in preghiera. In realtà —
prosegue il porporato — chi usa la violenza per convincere o far conoscere la propria visione del mondo, è un debole. La violenza
è debolezza, perché non è un argomento".
La veglia ecumenica di Sant'Egidio
Martedì la veglia di preghiera ecumenica organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio alle 18.30 nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, presieduta dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita, sarà dedicata ai cristiani che in molti luoghi del mondo sono vittime di persecuzioni e discriminazioni.
I copti, una comunità spesso ferita
La comunità copta in Egitto conta circa il 10% della popolazione e l'attentato arriva a pochi mesi di distanza da quello del dicembre scorso, quando 25 persone furono uccise e 49 ferite nell'attentato della Cattedrale di San Marco, la più grande chiesa copta della capitale egiziana che si trova nel distretto Al Abbasiya del Cairo.
Solo dal 2013 vi sono stati una quarantina fra aggressioni di cristiani e attacchi a chiese, in pratica un episodio al mese, con decine di morti. L'epicentro delle violenze è l'Egitto rurale e in particolare la regione di Minya, il turbolento governatorato con il mix esplosivo di un 35% di popolazione cristiana e un forte radicamento jihadista.