Al termine della Messa di domenica per gli italiani, in un clima che è già di festa, Galantino ha tagliato il nastro di Casa Italia inaugurando la struttura che già da due settimane era oggetto dell’impegnativo lavoro di una quarantina di giovani da varie diocesi italiane, chiamati ad allestirla, ad animarla e a renderla operativa, sotto la guida di don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, “non per farne uno spazio di servizi – come ha detto il segretario Cei benedicendo la grande e ospitale Casa a disposizione di tutti gli italiani a Cracovia – ma come luogo di relazioni umane. Qui si viene per prendere, certo, ma soprattutto per dare” E’ “lo Spirito Santo il vero antidoto ai luoghi comuni e al politicamente corretto”. Galantino ha chiesto infine ai giovani di saper trovare in questa ispirazione profonda una “risposta a chi campa di retorica vuota” facendo appello alla “vostra voglia di essere audaci e coraggiosi”. Su Casa Italia ora sventola il tricolore donato dal Presidente della Repubblica alla Chiesa italiana, un gesto col quale ha voluto affidare ai giovani italiani a Cracovia il ruolo di ambasciatori del nostro Paese con la gioventù del mondo. In questa edizione della Giornata mondiale Casa Italia ha voluto assumere infatti anche un profilo “civile”: all’interno della struttura che abitualmente ospita una sede dell’Università Giovanni Paolo II sono esposte infatti opere realizzate da una scuola professionale di Bergamo per ragazzi “difficili” con gli articoli principali della Costituzione e una lunga citazione di Cesare Pavese (da “La luna e i falò”), il celebre passaggio del “un Paese ci vuole…”. Cattolici sì, ma anche cittadini consapevoli.