mercoledì 25 settembre 2024
«A 15 anni non sempre ci si accorge di essere in una condizione di sottomissione». Lo racconta Greta Gasbarri, protagonista del film "Mia", di Ivano De Matteo: «A scuola parlateci di affettività»
«Se ti obbliga a togliere il rossetto è già amore tossico»

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Diciotto anni appena compiuti, studentessa del liceo Virgilio di Roma e appassionata da sempre di recitazione. È Greta Gasbarri, la protagonista del film Mia di Ivano De Matteo, ruolo per il quale ha vinto diversi premi della critica e del pubblico, tra i quali il premio Meno di trenta dedicato agli artisti italiani di cinema e serie televisive con meno di trent’anni e il premio Nobis, categoria dei nastri d’argento dedicato agli attori esordienti. Nella pellicola interpreta Mia, una quindicenne che si innamora del ragazzo sbagliato ed è vittima di un amore possessivo, morboso e malato che finisce per condizionare il suo modo di vivere, di vedere se stessa e di relazionarsi con gli altri.

Il film di De Matteo racconta una storia contemporanea, simile alle tante relazioni tossiche che sempre più spesso riportano le cronache. Lo fa con il rispetto dovuto a un tema tanto delicato ma allo stesso tempo con un linguaggio diretto, che obbliga lo spettatore a riflettere su quanto sia necessario investire nell’educazione delle nuove generazioni al rispetto dell’altro e a una sana affettività.

Cosa significa per te violenza di genere?

Ogni volta che una persona, al di là del genere, è coinvolta in una relazione e subisce violenza fisica o psicologica. Diciamo anche che nella maggior parte dei casi a subire violenza sono soprattutto donne.

Qual è il limite che non si deve superare in una relazione?

Chiaramente tutto dipende dall’educazione che hai ricevuto e dalla tua formazione. Per esempio, per me il fatto che Mia venga obbligata dal ragazzo a togliere il rossetto già è superare il limite. Ma a 15 anni non sempre ci si accorge di trovarsi in una condizione di sottomissione.

Avevi già approfondito questo tema prima di girare Mia o è stato il film che ti ha portato a fare una riflessione sull’argomento?

È una cosa di cui abbiamo sempre parlato in famiglia, anche commentando notizie di casi di cronaca. Però interpretare Mia mi ha aiutato a pensarci in modo più profondo e a capire quanto queste situazioni siano vicine a noi.

Il tuo modo di pensare alle relazioni di coppia è cambiato dopo il film?

Grazie al film e agli incontri organizzati dalle scuole e da altre organizzazioni ho avuto la possibilità di entrare in contatto con molti coetanei e di ascoltare tante storie e questo mi ha fatto rendere conto di quanto sia importante parlare di relazioni alla mia età. I miei genitori mi hanno insegnato che il primo amore va vissuto con serenità e che nella relazione deve esserci reciprocità e non prevaricazione o bisogno, ma mi è capitato di avere amiche che hanno vissuto relazioni sbagliate. Il film mi ha permesso di capire che è molto difficile aiutare qualcuno che non ha consapevolezza della situazione che sta vivendo e che il cambiamento può avvenire solo se parte da te. Per questo credo che sia importante parlarne, soprattutto ai ragazzi della mia età.

Come ti sei preparata per interpretare il ruolo di Mia?

Non è stato facile per me immedesimarmi in una quindicenne che si lascia condizionare e sottomettere, anche perché, quando ho girato il film, avevo proprio l’età di Mia. Mi sono affidata al regista, che mi ha aiutata a entrare nel ruolo facendo emergere la mia parte più fragile.

Durante le riprese eri consapevole del messaggio di cui il film è portatore e del ruolo simbolico del tuo personaggio?

Mi sono sentita fortunata per l’esperienza che stavo vivendo e sono sempre stata consapevole del messaggio che il film trasmetteva e dell’importanza che questo poteva avere per la mia generazione. Quello a cui non ero preparata è stata la grande risonanza che Mia ha ottenuto: sono contenta che siano stati organizzati tanti incontri nelle scuole per parlarne. Mi auguro che nel tempo il film possa continuare a essere uno stimolo di discussione e di riflessione.

Pensi che sarebbe importante inserire in ambito scolastico occasioni e spazi per parlare di educazione alla sessualità e violenza di genere?

Sarebbe molto utile. Sono convinta che sia importante prevedere corsi di educazione alla sessualità per i ragazzi e, ancor prima, di educazione all’affettività sin da quando si è piccoli. Questo aiuta a crescere sani e ad avere relazioni alla pari. Quando la famiglia non rappresenta un buon esempio da questo punto di vista, la scuola può essere d’aiuto.

Quale futuro immagini per la tua generazione e cosa desideri per te stessa?

Mi piacerebbe che noi tutti imparassimo a distaccarci dal telefono e soprattutto dai social, perché questa dipendenza ti allontana dalla realtà e ti fa vivere le relazioni con poca spontaneità. Io stessa mi ripeto spesso che non devo farmi mangiare il tempo dal telefono. Per me stessa desidero andare all’estero, forse in America o anche in Europa, per ampliare le mie esperienze e poter proseguire il mestiere dell’attrice.

da "Prospettive sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza" (n.1, 2024) quadrimestrale dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza

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