Il ristorante Casa Tomato, paerto ad Accra, capitale del Ghana
Samuel Bakari è un imprenditore keniano e fondatore di Njabini Wool Crafters, una società cooperativa nata nel 2004 che produce artigianalmente capi di lana di alta qualità e, al tempo stesso, responsabilizza gli allevatori di ovini e sostiene la conservazione del Macronyx Sharpei, una specie locale in via di estinzione. Richard Kainika, invece, a Nairobi ha fondato un’azienda di riciclaggio rifiuti che offre servizi di gestione e che, grazie alla corretta raccolta della plastica, è in grado di produrre bacinelle in plastica ecocompatibile. In Ghana, nella città di Accra, l’imprenditrice Nazifatu Mohammed Abdulai ha aperto il ristorante «Casa Tomato», disponibile non solo per clienti privati, ma anche per grandi eventi come meeting aziendali, feste e matrimoni. Abera Tilahun, invece, ha dato vita in Etiopia al Micro Business College, un’istituzione accademica privata che offre programmi e istruzione generale, dalla scuola materna alla scuola superiore. Fondato nel 2001, oggi il College impiega circa 250 persone e ha in media oltre 4mila studenti all’anno, distribuiti fra i 3 campus principali nelle città di Ambo City, Gedo Town e Woliso Town e i 33 centri di istruzione a distanza. Storie diverse e diverse attività imprenditoriali, ma con un comune denominatore: la voglia di fare imprese e generare valore, lavoro, e un’importante ricaduta sociale per la propria terra, l’Africa. Tutti progetti possibili grazie a E4Impact, Fondazione lanciata da Altis Università Cattolica nel 2010 con l’obiettivo di rispondere alla sfida di formare in Africa una classe imprenditoriale attenta all’impatto sociale e ambientale delle proprie attività, attraverso corsi professionali che hanno portato la formazione «made in Italy» direttamente in Africa.
Dalla nascita a oggi E4Impact ha raggiunto 20 Paesi nel continente, dove ha formato oltre 6mila imprenditori – di cui circa 1.300 attraverso programmi mirati di Mba – e contribuito alla creazione di oltre 30mila posti di lavoro. E da questi numeri e dall’importanza di continuare a coltivare un terreno imprenditoriale fertile, da alcuni anni è nato anche l’Acceleratore di Imprese E4Impact, basato a Nairobi. Dalla sua fondazione nel 2018 – grazie al sostegno della Cooperazione Italiana e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – il Centro è diventato nel giro di pochi anni un punto di riferimento all’interno dell’ecosistema imprenditoriale del Kenya, offrendo servizi di assistenza legale, finanziaria, di formazione e mentoring a più di 78 imprese e startup locali. Oggi ha la doppia funzione di acceleratore e incubatore, sostenendo sia l’avvio che il potenziamento di piccole e medie imprese locali, selezionate anche in base al loro potenziale impatto sociale, economico e ambientale e con attenzione all’imprenditorialità femminile e giovanile. Grazie a un programma della durata di un anno e alla presenza di uffici fisici a Nairobi, l’acceleratore combina, alla formazione teorica, anche una più pratica attività di training, e si occupa di svolgere un ruolo «ponte» per favorire partnership con imprese italiane e l’accesso ai mercati italiani, ma anche una maggiore presenza sui social media, oltre al supporto nella fase di fund-raising. «Per anni abbiamo provato a capire come aiutare gli studenti africani che venivano in Italia a studiare, per i quali i costi per il trasferimento e lo studio erano spesso insostenibili. Da qui nasce la nostra mission: formare una nuova generazione di imprenditori a forte impatto sociale in Africa direttamente in loco, ma sviluppando al tempo stesso partnership tra università, aziende e istituzioni in tutto il mondo e lavorando per accrescere il diversity management. In questi anni E4Impact ha avuto un grande impatto sull’ambiente imprenditoriale dei 20 Paesi africani in cui opera», spiega il professor Mario Molteni, Ceo di E4Impact, sottolineando come questi risultati siano possibili grazie alla scelta della Fondazione di portare avanti due progetti paralleli. Da una parte promuove e realizza programmi formativi, tra cui l’MBA in collaborazione con le Università africane che fanno parte dell’Alleanza universitaria. Dall’altra, lo sviluppo dell’acceleratore E4Impact e dei centri di imprenditorialità sono diventati in questi anni punti di riferimento per la raccolta fondi, l’implementazione di progetti di cooperazione allo sviluppo e l’accelerazione delle piccole e medie imprese africane.
«La Fondazione E4Impact ha due obiettivi: creare imprenditorialità in Africa e sviluppare partnership tra imprese italiane e africane », prosegue Molteni. E in quest’ottica va per esempio Sweet Africa, una startup nata in Italia nel 2020 ma con una sede operativa in Kenya, con il progetto di creare una filiera alimentare completamente tracciata e sostenibile. Mango, ananas, banana, papaya, cocco, zenzero e noci di anacardio e macadamia, sono i frutti coltivati dai primi fornitori selezionati in Kenya per collaborare con Sweet Africa grazie all’acceleratore di E4Impact. E proprio la presenza in Africa di una sede operativa, permette oggi all’azienda di tracciare il prodotto in ogni fase produttiva, dalla raccolta alla commercializzazione. Una storia che testimonia come, anche dopo i percorsi di Mba e di accelerazione, il supporto di E4Impact continua: non solo vengono costantemente proposte nuove opportunità per gli imprenditori (come candidature a premi o a finanziamenti), ma la Fondazione si impegna inoltre a favorire contatti tra imprenditori anche di Paesi diversi, Italia compresa. Così per le imprese è possibile creare nuovi progetti di sviluppo per il proprio business e aprirsi a nuove partnership per continuare a crescere.