mercoledì 1 febbraio 2023
Fondazione Charlemagne, con il programma Periferiacapitale, sta provando a ricostruire legami e speranze nei quartieri più fragili della capitale
Il progetto di "Palestra popolare"

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Responsabilità e ostinazione. Responsabilità nei confronti di chi si aiuta e di chi affida le proprie risorse per aiutare gli altri e «ostinazione nel perseguire il bene per coloro che entrano nel nostro cammino. Se c’è infatti la capacità, come fondazione, di spogliarsi del protagonismo di ente finanziatore per assumere un ruolo strategico di promozione, servizio, prossimità e accompagnamento, le strade da percorrere sono abbastanza chiare ». Stefania Mancini, consigliere di Fondazione Charlemagne e presidente di Assifero (l’associazione italiana composta da 140 tra fondazioni ed enti filantropici) prova a sintetizzare con due parole il senso di ciò che con la fondazione si sta facendo, in particolare a Roma da agosto 2020 con il programma Periferiacapitale.

La logica non è fare singoli interventi di testimonianza in territori tanto diversi che pur convivono nella stessa città, ma agire in senso generativo e complementare per provocare una serie di processi che permettano al pubblico di intervenire meglio in una città «complessa » e molto spesso «raccontata in modo sbagliato », come se fosse quasi senza speranza. La novità non è tanto nella tipologia dei progetti che si abbracciano, ma nella logica con cui si accompagnano le associazioni del Terzo settore presenti nelle comunità romane, «senza sostituirsi ad esse, senza condizionarle, ma avendo fiducia della missione che quelle organizzazioni hanno sposato a beneficio di un territorio». Anche per questo la fondazione, continua ancora Mancini, «non ha mai voluto agire per bandi, ma privilegiato un sistema di relazioni di fiducia verso il non profit. Questo significa stimolare processi culturali, una delle sfide più importanti, che provochino la responsabilità di valorizzare le persone e porle al centro degli obiettivi politici. Nessuno di noi lavora per sé stesso, perché gli enti filantropici in quanto tali sono al servizio della persona. Questo è il vero senso della promozione, basata sulla capacità di leggere il territorio e l’insieme a livello politico, strutturale, amministrativo, sistemico, a livello di evoluzione della società. Il valore aggiunto è sapersi perciò chinare in ascolto di un territorio e di coloro che lo abitano, con rispetto, come stiamo cercando di fare nelle periferie romane, insieme ad un Terzo settore molto valido». Come all’Idroscalo di Ostia all’interno del programma Policoro con Caritas italiana, dove Charlemagne sostiene le attività di don Fabio Vallini, oppure con “Percorsi di cittadinanza” nella Città dei Ragazzi insieme alla Cei e ad altre realtà la fondazione supporta «le attività di rigenerazione umana e la promozione della cittadinanza condivisa». Oppure ancora al Quarticciolo, dove si è sostenuta l’apertura di una casa di quartiere in cui poter fare sport e stare insieme, senza dimenticare il “Sanbarte festival” nel difficile quartiere di San Basilio, dove la fondazione contribuisce a mandare avanti anche un doposcuola. O ancora il programma che a Pietralata coinvolge Liberi Nantes, l’associazione dilettantistica sportiva da anni attiva nel territorio, con cui attraverso lo sport vengono coinvolti anche i minori stranieri alla vita di comunità.

Ciò che insegnano le periferie del mondo, spiega Mancini, è che «nelle situazioni più critiche, laddove esistano comunità partecipate, è possibile provare a difendere la dignità delle persone. Abbiamo studiato a lungo il binomio tra periferia e comunità, e dopo 20 anni di esperienza in Italia e all’estero, Charlemagne ha scelto di dedicarsi alla città di Roma, ascoltandola, studiandola, con un profondo senso di rispetto per questa città le cui narrazioni evidenziano sempre gli aspetti negativi e la impossibilità di un cambiamento e di una rigenerazione». La strada di Periferiacapitale è stata perciò intrapresa in un’ottica di “programma” per Roma e non di singoli progetti in singoli luoghi, anche sperando di «catalizzare l’intervento di altri enti della filantropia che potrebbero scendere in campo con noi, coadiuvati da un partenariato scientifico con i tre atenei di Roma. Per noi è fondamentale porre un accento sistemico nel lavoro di gruppo. Strategico in tal senso sarà il dialogo con le amministrazioni locali». Nel concreto questo ha portato nelle ultime settimane a firmare protocolli d’intesa con i municipi, il III e il VII per adesso, che prevedono la collaborazione per la valorizzazione economica, culturale, sociale del territorio municipale. È con Periferiacapitale, che si cerca quindi di implementare il partenariato pubblico-privato, considerata la forma migliore «per valorizzare competenze, tutelare anche il Terzo settore residente e insieme guardando al futuro co-programmando e co-progettando». Altro obiettivo di Periferiacapitale è «dare speranza», continua il consigliere di Fondazione Charlemagne. « La crisi di non speranza è evidente in tutte le persone; la precarietà quotidiana annebbia il senso di futuro, e siamo assediati da una comunicazione che non aiuta una riflessione debita, non invoca il giusto raccordo tra passato, presente e futuro. Da qui il nostro obiettivo civico di raccontare la città e rigenerare il senso di speranza. Per noi la persona non è il destinatario finale di un’azione, ma piuttosto il centro intorno a cui viene costruito un sistema di contrasto alle fragilità».

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