lunedì 12 dicembre 2022
La maggior parte dei contratti analizzati (44 su 58, pari al 76% del totale) prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori alla sanità integrativa
Tiziana Lamberti di Intesa Sanpaolo

Tiziana Lamberti di Intesa Sanpaolo - Archivio

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Intesa Sanpaolo e la Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di Adapt hanno elaborato il V Rapporto annuale sul welfare occupazionale e aziendale in Italia. Il Rapporto, attraverso le nuove analisi settoriali, territoriali e tematiche portate avanti in questa edizione, legge il fenomeno del welfare aziendale in termini di nuove relazioni industriali e nuovi modelli produttivi e di impresa. Con lo strumento del Welfare Index Adapt per Intesa Sanpaolo si intende valutare il mix di misure di welfare presenti in azienda, rilevandone la prevalenza di una funzione sociale, redistributiva e concessiva (nell’ottica di integrare lo scambio tra lavoro e retribuzione) o economica e produttiva (con l’obiettivo di incidere sul processo organizzativo e produttivo aziendale). L’approfondimento settoriale si è concentrato quest’anno sul settore terziario, distribuzione e servizi (dopo che nei precedenti Rapporti sono stati analizzati i settori metalmeccanico, chimico-farmaceutico e dell’industria alimentare) che registra il più elevato numero di lavoratori e lavoratrici impiegati e in cui sono presenti dinamiche di relazioni industriali del tutto peculiari. I contratti collettivi nazionali di settore sono la prima fonte delle diverse prestazioni di welfare, in particolare attraverso l’ampio sistema di organismi bilaterali relativi alla previdenza complementare, all’assistenza sanitaria integrativa e alla formazione, unitamente a misure di welfare organizzativo (per esempio flessibilità oraria). «Il Rapporto testimonia l’impegno che il Gruppo Intesa Sanpaolo rivolge al welfare aziendale e occupazionale e può contribuire a stimolare il dibattito collettivo sul tema - spiega Tiziana Lamberti, direttrice Sales & Marketing Wealth Management & Protection di Intesa Sanpaolo -. Il nostro obiettivo è costituire un punto di riferimento per le esigenze delle aziende e dei dipendenti, grazie ad una offerta specifica. Welfare Hub è la nostra piattaforma di relazione digitale e multicanale che consente la gestione dei programmi di welfare aziendale, adottato da oltre 4.800 aziende clienti, a cui fanno riferimento oltre 206mila dipendenti. Inoltre, tramite la Divisione Insurance, proponiamo soluzioni di previdenza complementare così come coperture collettive per rischio infortuni e salute dedicate al mondo business per le aziende
interessate ad assicurare intere categorie omogenee di lavoratori». Dal monitoraggio dei contratti aziendali sottoscritti tra il 2015 e il 2021, emerge che in ambito di welfare aziendale la contrattazione collettiva regolamenta prevalentemente soluzioni di flessibilità organizzativa e di conciliazione vita-lavoro. Il Rapporto approfondisce inoltre il sistema dei fondi di assistenza sanitaria integrativa, istituiti e regolamentati dalla contrattazione collettiva nei diversi settori. La maggior parte dei Ccnl analizzati (44 su 58, pari al 76% del totale) prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori impiegati nelle aziende che applicano il contratto ai fondi negoziali di settore. Non mancano tuttavia sistemi contrattuali (per esempio nell’ambito del macro-settore dei chimici e nel campo delle aziende di servizi) in cui le parti hanno optato per l’introduzione di meccanismi di adesione volontaria. Casi virtuosi si registrano in particolare nei settori chimico-farmaceutico ed energia e petrolio, in cui i processi di adesione ai fondi sono stati favoriti da un’incisiva azione della contrattazione aziendale sulla materia. «Il Rapporto conferma la vivacità nell'utilizzo dello strumento all'interno del variegato sistema di relazioni industriali italiane – conclude il prof. Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di Adapt -. Leggere il welfare da questo punto di vista aiuta a comprendere come questo possa declinarsi in modo differente a seconda delle specificità non solo settoriali, ma anche della popolazione aziendale e dei territori nei quali viene implementato e utilizzato. Sono ancora molti i passi da compiere e non dobbiamo retrocedere verso una visione del welfare distante dalle esigenze di accompagnamento a imprese e lavoratori nelle complesse sfide che ci attendono e che già caratterizzano il mondo del lavoro. Sfide che richiedono la creatività e l'azione delle parti sociali proprio a partire dall'insieme variegato di strumenti che il welfare aziendale mette a disposizione».

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