Agrigento è prima nella classifica provinciale per crescita della ricchezza prodotta nel 2023
In un Paese che spesso viaggia a velocità differenti, quando si parla di produttività e redditi, a sorpresa è il Sud a dare segnali di vitalità con quattro province che fanno registrare la crescita maggiore del valore aggiunto, parametro che misura i nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità. Non accadeva da tempo, per la precisione dal 2003.
Chieti e Agrigento sono le nuove “gazzelle” d’Italia con una crescita pari merito del valore aggiunto del 7,85% nel 2023 rispetto al 2022, staccando di pochissimo Caltanissetta e Catania (entrambe 7,83%). In valori assoluti, invece, Milano con 62.863 euro a testa si conferma, per il 22esimo anno consecutivo, la prima provincia italiana per ricchezza prodotta pro-capite, rincorsa a distanza da Bolzano (52.811 euro) e Bologna (43.510 euro). In fondo alla classifica, nonostante l’apprezzabile accelerazione Agrigento con 17.345 euro a testa resta relegata all’ultimo posto della graduatoria, come nel 2022. Lo sviluppo negli ultimi vent’anni appare eterogeneo anche all’interno delle singole macro-aree geografiche e colpisce di più proprio il Nord-Ovest, che pure cresce in media più del resto d’Italia vale a dire il 6,73% rispetto alla media del 6,55%.
Sono i dati che emergono dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2023 che tiene conto dell’ultima revisione dell’Istat dello scorso mese di settembre. “I dati mostrano una complessiva tenuta del sistema Italia, ma cogliamo l’eterogeneità con la quale si sta affermando lo sviluppo all’interno delle diverse aree territoriali” spiega il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. Il Mezzogiorno presenta importanti segnali di vitalità anche se con molte differenze, facendo emergere quasi “un Nord e un Sud all’interno dello stesso Meridione”. Questa diversità riguarda anche il Settentrione, tradizionalmente motore di sviluppo, che sta mostrando nel tempo un aumento delle disuguaglianze di crescita soprattutto al Nord-Ovest. “Per questo è fondamentale mettere a punto politiche di sviluppo che consentano una progressione più estesa ed equilibrata dei diversi territori. In questa direzione, le Camere di commercio possono essere un’importante cinghia di trasmissione tra Stato ed economie locali”.
A premiare lo sprint del Sud è soprattutto l’andamento del valore aggiunto prodotto dall’industria e dalla Pubblica amministrazione. Nell’industria in senso stretto, il Meridione cresce, infatti, del 5,46% tra il 2022 e il 2023, con un risultato eccellente delle province siciliane. Andamento analogo per il comparto della Pubblica amministrazione e altri servizi (+3,24%), un settore storicamente molto presente nel Mezzogiorno. Se Milano, Bolzano e Bologna si mantengono salde nelle prime tre posizioni per valore aggiunto prodotto pro-capite tra il 2022 e il 2023, Sondrio (con 31.636 euro a testa nel 2023) e Benevento (con 20.067 euro) si rivelano le più dinamiche registrando il balzo più consistente nel ranking provinciale con un recupero di ben tre posizioni ciascuna. Sul fronte opposto, ad arretrare maggiormente sono, invece, Pordenone, Rimini, Grosseto, Taranto, Crotone e Nuoro perdono due posizioni ciascuno.
Ma se allunghiamo lo sguardo agli ultimi vent’anni, è Trieste a scalare maggiormente i gradini della classifica passando dal 39° esimo al 10° posto, pur avendo ceduto un paio di posizioni negli ultimi due anni. Mentre Pavia è la provincia che indietreggia di più, retrocedendo di ben 24 posizioni in vent’anni, tallonata da Varese e Ragusa con 23 posizioni ciascuna e Como con 22 posizioni. Colpiscono inoltre la perdita di “smalto” di Fermo e Prato, prima e seconda provincia italiana per incidenza degli addetti del tessile-abbigliamento-cuoio-calzature, che arretrano rispettivamente di 21 posizioni e 20 posizioni, a conferma delle difficoltà dei sistemi produttivi del settore.
Negli ultimi vent’anni sono aumentate le differenze tra le diverse economie locali mettendo in luce uno sviluppo diseguale anche all’interno delle stesse macroaree e regioni italiane. Ben 65 province su 107 hanno visto peggiorare il loro valore aggiunto pro-capite rispetto alla media nazionale. Questo fenomeno ha avuto la sua massima evidenza nel Nord Ovest coinvolgendo ben l’84% delle province (21 su 25) tra cui tutte quelle piemontesi e ben 10 lombarde. Ma anche nel Centro, il tema è ben presente riguardando il 68% delle province (15 su 22). Meno complesso appare il quadro nel Sud, con la metà delle province in “sofferenza” (19 su 38 per l’esattezza), e il Nord Est con il 45% delle province (10 su 22).