mercoledì 31 maggio 2023
Serve un contratto che attiri le nuove generazioni: nel settore nel giro di pochi anni mancheranno oltre 20mila tecnici specializzati
Un'intesa di valore per l'alimentare
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Con l’approvazione che compieremo oggi delle piattaforme di rinnovo dei CCNL dell’industria e della cooperazione alimentare si apre una fase importante per il mondo del lavoro e per l’agroalimentare made in Italy. Le tante assemblee svolte su tutto il territorio nazionale, incontrando le lavoratrici e i lavoratori di migliaia di fabbriche e cooperative alimentari, sono un bellissimo percorso di partecipazione e democrazia che conferma il protagonismo dei corpi intermedi nell’affrontare a testa alta i cambiamenti in corso nella nostra società proponendo alle controparti un contratto di valore e di visione. Il fronte datoriale appare poco omogeneo, ma il punto di forza per governare questa complessità c’è, e sta nei contenuti stessi della nostra proposta contrattuale, capace di mantenere un contratto nazionale unico dell’industria alimentare rispondendo alle diverse specificità settoriali in modo innovativo, flessibile, solidale, inclusivo e vocato alla contrattazione integrativa anche territoriale.

Il contesto economico attuale, come noto, è figlio della pandemia e di tante criticità che pesano sul costo della vita e il potere d’acquisto, eppure il settore alimentare ha continuato a crescere confermando la propria resilienza e il ruolo essenziale dei lavoratori. Anche per questo serve un contratto all’altezza delle sfide che il Paese deve affrontare. Maggiore partecipazione, protagonismo delle Rsu e della bilateralità, sviluppo del secondo livello contrattuale, ammodernamento dell’inquadramento professionale, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, migliore gestione dello smart-working, più sicurezza sul lavoro: sono queste le leve su cui confrontarsi, se veramente vogliamo interpretare un cambiamento epocale caratterizzato da una forte domanda di conciliazione vita-lavoro che, se ben gestita, offre un circolo virtuoso in cui si coniugano benessere organizzativo, produttività, lavoro di qualità. A tutto questo si legano ovviamente l’aumento salariale e gli strumenti di tutela dei diritti per contrastare discriminazioni e dumping contrattuale, potenziare la previdenza integrativa e il welfare, ridurre la precarietà e favorire l’inserimento dei giovani.

In questo senso, vogliamo che il rinnovo contrattuale, che auspichiamo di compiere quanto prima, sia anche un messaggio forte per le nuove generazioni: nel settore alimentare, dove tra l’altro nel giro di pochi anni mancheranno oltre 20 mila tecnici specializzati, si possono e si devono trovare opportunità di lavoro, di realizzazione, di crescita umana e professionale. Ed è nostro compito creare le condizioni per questo messaggio, tramite la staffetta formativa tra senior e junior, la flessibilità in entrata e in uscita, uno standard elevato in termini di conciliazione vita-lavoro. Sono richieste in linea con tutti gli indicatori del caso, evitando una superata impostazione salarialista e guardando non a domani, ma ai prossimi anni. L’industria è un pilastro del sistema produttivo italiano che conta 4 milioni di lavoratori e un fatturato di mille miliardi. In questo quadro, l’industria alimentare, assieme al mondo cooperativo, rappresentano un driver di sviluppo eccezionale che contiene anche un effetto moltiplicatore sul Paese perché fa crescere la sicurezza alimentare ma anche il turismo, i servizi, la ricerca, l’innovazione, le casse dello Stato e le risorse per il welfare. Ecco perché alle parti datoriali, così come alla politica, chiediamo un’assunzione massima di responsabilità. Per contribuire a una strategia nazionale in cui riconoscere tutto il protagonismo che meritano i nostri alimentaristi.

*Segretario generale Fai-Cisl

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