Il ministro Tria in audizione sulla nota del Def
Una manovra «coraggiosa», non certo «imprudente» che consenta di rimettere l’Italia sul binario della crescita. Dunque l’Europa,
che finora ha mostrato il suo scetticismo sulla manovra finanziaria del governo Conte non ha nulla da temere, visto che il nostro Paese ha tutta l’intenzione «entro i primi due anni di legislativa, di ridurre il divario di crescita con l’Eurozona e di conseguire una prima diminuzione significativa del rapporto debito-Pil nell’arco del prossimo triennio».
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, in audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla nota di aggiornamento al Def, spiega gli obiettivi a cui è indirizzata la legge di bilancio appena arrivata all’esame del Parlamento partendo da un presupposto.
L'Italia si trova in una situazione di «ritardo nella crescita dell'economia e dell'occupazione, un ritardo non più accettabile a dieci anni dalla crisi» aggiungendo che il Pil è ancora 4 punti inferiore rispetto al 2008, i divari territoriali «si sono ampliati» e le persone in povertà e in stato di deprivazione materiale e a scarsa intensità di lavoro sono 17,4 milioni secondo i dati 2017, con una distanza di 4,5 milioni rispetto agli obiettivi di Europa 2020. Ecco perché si è ritenuto necessario «intervenire con decisione anche per evitare sentimenti contrari al libero commercio e l'insorgere di sentimenti contrari all'Europa – continua il responsabile del Tesoro – Non si sta sui mercati globali senza reti per i perdenti e senza capacità di governare» la transizione. Da qui la scelta del reddito di cittadinanza che è «investimento di cittadinanza, investimento sulle parti più vulnerabili della società per far sì che tornino parte attiva». La manovra, dunque, è coraggiosa, che «non vuol dire impavida o irresponsabile, visto che la stabilità finanziaria non può essere raggiunta senza stabilità sociale».
Sulle preoccupazioni della Commissione Ue, il ministro ha ricordato che «ora si apre una fase di confronto costruttivo con la Ue che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del governo delineata dalla manovra». In questo confronto costruttivo inoltre, Tria ha voluto sottolineare il suo accordo «con il Presidente della Camera, sulla necessità di abbassare i toni». Con la manovra poi arriverà una «temporanea ridefinizione delle condizioni per il pensionamento, la creazione di finestre specifiche per consentire» al mercato del lavoro – ha aggiunto il responsabile di via XX Settembre - di «stare al passo con i processi tecnologici e di accelerare il rinnovamento» assumendo «nuove persone con nuovi profili». L'attuale sistema, infatti, «garantisce la stabilità finanziaria di lungo periodo ma nel breve frena il fisiologico turnover» con «i giovani che restano fuori e gli anziani che non possono uscire». In più, visto le tragiche vicende del crollo del ponte Morandi, «è intenzione del governo chiedere il riconoscimento della flessibilità alla Commissione europea per un piano di investimenti straordinario di messa in sicurezza e manutenzione della rete infrastrutturale italiana che, con il crollo di Genova – ricorda Tria - ha tragicamente dimostrato deve essere affrontata con urgenza».
Ma è poco dopo, sempre in audizione, che il vice direttore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini sottolinea come «l'aumento dei trasferimenti correnti» per reddito di cittadinanza e pensioni «così come gli sgravi fiscali, tendono ad avere effetti congiunturali modesti e graduali nel tempo; stimiamo che il moltiplicatore del reddito associato a questi interventi sia contenuto». In più nelle coperture bisognerà «evitare che a misure espansive permanenti facciano fronte anticipi di entrate, coperture temporanee o clausole di incerta applicazione». Infine sul fronte delle pensioni - uno dei punti che il governo giallo-verde vorrebbe modificare con decisione, il numero due di Palazzo Koch ricorda che la nota al documento di economia e finanza sottolinea che «le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi vent'anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità sia l'equità intergenerazionale del sistema pensionistico italiano. È fondamentale non tornare indietro su questi due fronti».
Non va giù tanto leggero nemmeno la Corte dei Conti che, sempre in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, chiede che nella manovra gli «interventi a favore dei trattamenti previdenziali e delle politiche di assistenza che puntino al contrasto della povertà devono essere adottati senza mettere a rischio la sostenibilità finanziaria del sistema». Il presidente Angelo Buscema, inoltre, «il rapporto debito/Pil è un indicatore cruciale. Se è discutibile il ruolo che l'indebitamento può giocare nel breve termine, vi è consenso nel ritenere che nel lungo periodo la crescita del debito danneggia l'economia, mina la fiducia di famiglie e imprese e riduce gli investimenti, stante il permanente rischio di instabilità finanziaria».
In Commissione Bilancio è andato anche Giuseppe Pisauro, presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb): la sua diagnosi è stata particolarmente severa: ritiene che non sia possibile validare le previsioni macroeconomiche relative al 2019 contenute nel quadro programmatico della nota di aggiornamento del Def giudicando che "i significativi e diffusi disallineamenti relativi alle principali variabili del quadro programmatico - rispetto alle stime elaborate dal panel dei previsori - rendono eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del pil reale (1,5 per cento) sia di quello nominale (più 3,1 per cento nel 2019), variabile quest'ultima cruciale per la dinamica degli aggregati di finanza pubblica". I disallineamenti che inducono un giudizio negativo riguardano, in ultima analisi, la dimensione - ma non il segno - dell'impatto della manovra sul quadro macroeconomico. Inoltre, spiega il presidente Giuseppe Pisauro in audizione alla Camera, "vanno ricordati i forti rischi al ribasso cui sono soggette le previsioni per il 2019".
All'Upb risponderà mercoledì in Parlamento lo stesso Tria.
Secca la replica alla bocciatura da parte del Upb del vicepremier Salvini, che a tarda sera ha partecipato al vertice di governo sulla manovra con il premier Conte, il vicepremier Di Maio, il ministro all'Economia Tria e il sottosegretario Giorgetti: "Ascoltiamo tutti ma gli italiani ci chiedono di tirare dritto". "Cambiare" l'impostazione della manovra "sarebbe tradire i cittadini", ha rincarato Di Maio.
Lo spread cala sotto quota 300, Borsa +1%
Seduta schizofrenica per la Borsa valori che dopo un'apertura in rialzo ha virato pericolosamente in negativo fino ad accusare una flessione di quasi lo 0,8%. Poi il recupero nell'ultima fase con un rialzo abbondantemente superiore all'1%. Di sicuro, la giornata è stata caratterizzata dalla tensione, con gli occhi degli investitori puntati sempre sul dibattito relativo alla manovra di bilancio italiana. Una tensione che del resto si è riflessa sull'andamento dello spread sceso sotto i 300 punti e fermatosi a quota 294, speculare a quello degli indici della Borsa valori.
Savona: se ci sfugge lo spread deve cambiare la manovra
Ad agitare le acque ci si sono messe anche le dichiarazioni del ministro per gli Affari europei Paolo Savona, che a Porta a Porta ha detto: "Se ci sfugge lo spread la manovra deve cambiare". Poi si è detto "abbastanza convinto" che lo spread non arriverà a 400 punti e che il governatore della Banca europea, Mario Draghi, "dovrebbe combattere lo spread intervenendo in acquisto".