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L'unico punto su cui c’è un accordo totale tra i Ventisette è la richiesta ufficiale rivolta alla Commissione Europea di elaborare entro metà settembre, ovvero nel giro di pochissimi giorni, «interventi di emergenza e temporanei, incluso il price cap sul gas». In sostanza, come era chiaro già alla vigilia del vertice dei ministri europei dell’Energia, sul tetto al prezzo del gas non c’è ancora un’uniformità di vedute e si passa la palla all’esecutivo comunitario.
«Misure specifiche», tra cui un prelievo sugli extra-profitti dei produttori e un taglio coordinato dei consumi di elettricità, «dovrebbero anche aiutare a limitare l’impatto degli alti prezzi di gas e di energia sui mercati e per i consumatori», si legge nel comunicato finale diffuso al termine della riunione. Sulla misura più attesa e discussa «i ministri hanno rivisto le possibili opzioni per l’introduzione di un price cap sul gas importato da specifiche giurisdizioni, ed è necessario ulteriore lavoro rispetto alla possibile introduzione di tali misure».
Tra veti incrociati e resistenze, infatti, ieri è risultato evidente che serve ancora tempo per formalizzare una mossa che colpirebbe le speculazioni di Mosca sul prezzo del gas. La conferma arriva anche dalle parole del ministro dell’Energia della Repubblica Ceca (Paese presidente di turno dell’Ue), Jozef Sikela, al termine del Consiglio straordinario: «Il tetto al prezzo del gas è la situazione più delicata dal punto di vista del mercato. E gli Stati, con la Commissione, hanno bisogno di un po’ di tempo per sintonizzarsi sulle modalità dei price cap da adottare».
Diversi ministri hanno chiesto di analizzare il price cap per il resto del gas importato dall’Ue. «Se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all’Ue, ha senso prendere di mira solo il gas russo – spiega però la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson –. Un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell’approvvigionamento».
Mentre Berlino fa sapere che accetterebbe un tetto al gas russo soltanto se condiviso da tutti, si va verso un nuovo vertice europeo a settembre, come ipotizza Sikela, «per decidere misure concrete entro la fine del mese». Intanto, la proposta "italiana" (in quanto lanciata già la scorsa primavera dal governo Draghi) di mettere un tetto al prezzo del metano, anche se non c’è l’unanimità, ha fatto breccia in tanti Paesi membri.
Il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani dà il borsino delle posizioni in campo: «Il risultato è stato abbastanza positivo perché quindici Paesi si sono pronunciati chiaramente a favore di un price cap generalizzato, cioè su qualunque importazione di gas, non solo quello di un operatore o di un Paese. Ci sono stati tre Paesi che preferirebbero avere un price cap solo sul gas russo (che è una posizione che poi verrebbe discussa eventualmente), altri tre Paesi che non hanno pregiudiziali sul price cap però lo vorrebbero condizionato a verifiche ad esempio di sostenibilità economica di lungo termine o anche che non metta in difficoltà qualche Paese più debole per qualche motivo, quindi diciamo hanno un’apertura ragionevole». Infine, fa sapere Cingolani, ci sono « cinque Paesi che sono contrari o che sono rimasti neutrali non avendo grande bisogno di gas perché usano il Gnl o sono isolati».
«I Paesi contrari – specifica il ministro – sono generalmente quelli limitrofi alla Russia».
Se da Mosca arrivasse uno stop definitivo alle forniture all’Europa o comunque in caso di necessità, dopo le parole di ieri di Biden anche il segretario di Stato americano Antony Blinken conferma la disponibilità a tendere la mano agli alleati: «Non lasceremo i nostri amici europei al freddo».