giovedì 18 gennaio 2024
Oltre il 40% dei laureati costretto a muoversi per lavoro. Il gruppo di consulenza ha aperto sedi a Palermo e Bari. Il presidente Lo Bianco: il turismo non basta, servono contenuti tecnologici
La sede di Bip a Palermo, la settimana prossima a Bari la società di consulenza aprirà la sua nuova sede di lavoro nel Meridione

La sede di Bip a Palermo, la settimana prossima a Bari la società di consulenza aprirà la sua nuova sede di lavoro nel Meridione

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Alessia Badagliacca ha 27 anni, una laurea magistrale in Economia e management, e una gran voglia di mettere a frutto quanto studiato e di approfittare delle opportunità di crescita che il lavoro le dà ogni giorno. Quel che è certo è che Alessia, palermitana, un ruolo da consulente nel settore dell’energia e delle utilities, non farà parte di quel 42% di giovani laureati del Sud (dati Svimez) che anche quest’anno prepareranno le valigie per trasferirsi, chi al Nord chi all’estero, pur di riuscire a lavorare. Una perdita – culturale, sociale ed economica – che per il nostro Mezzogiorno è difficilmente quantificabile. La chiamano fuga dei cervelli, è un costo immane per lo sviluppo di un intero territorio. «A maggio del 2022, mentre stavo ultimando gli studi, ho saputo dell’apertura di Bip a Palermo e ho partecipato a un “career day” – racconta Alessia –. Ho capito subito che si trattava di una grande opportunità, considerando anche il contesto locale e per la possibilità di non essere costretta a emigrare, scelta che già stavo ponderando». Così, mentre scrive la tesi di laurea, Alessia svolge uno stage in Bip – tra i maggiori gruppi attivi nel settore della consulenza strategica –, poi subito dopo arriva un contratto a tempo indeterminato. Un sogno? « No, per me una realtà solida – aggiunge Alessia –, grazie alla quale poter raggiungere anche un perfetto equilibrio tra lavoro e vita privata nella mia città. Il mercato del Sud, anche per le opportunità offerte dal Pnrr, è in un momento dinamico, ma bisognerebbe investire di più nella digitalizzazione».

Il Pnrr, ha certificato ancora l’ultimo rapporto Svimez, sta salvando il Sud dalla recessione, ma la crescita nel 2023 è dimezzata rispetto al resto del Paese: +0,4%, un livello che non basta a fermare la povertà che dilaga sempre di più anche tra chi lavora. Quasi una famiglia di lavoratori su dieci nel Meridione vive in indigenza assoluta e, tra bassi salari, anni di precariato, lavoro in nero e part time involontario, avere un impiego spesso non basta a guadagnare abbastanza per vivere. L’emigrazione diventa quasi una scelta obbligata, nonostante l'occupazione aumenti. E a partire sono sempre più i giovani laureati: circa 20mila in un solo anno, nel 2021. Dal 2011 al 2023 il Mezzogiorno ha perso oltre un milione di residenti e il calo ha avuto intensità doppia nelle aree interne. Dati inquietanti: per Svimez il rischio è lo «spopolamento e il gelo demografico » con la perdita, al 2080, di 8 milioni di abitanti.

C’è chi invoca, quasi fosse una panacea, lo sviluppo del turismo. «Ma non è attraverso un numero maggiore di maître e camerieri che si sviluppa l’economia, il turismo può essere un acceleratore, non un moltiplicatore – sottolinea Nino Lo Bianco, presidente di Bip, che, dopo quella di Palermo, aprirà il 25 gennaio una sede di lavoro anche a Bari –. Quello che serve è una valorizzazione dei cervelli, una spinta verso l’innovazione. Servono opportunità ad alto contenuto tecnico e tecnologico che diano un alto valore aggiunto. Va benissimo ristrutturare le masserie per ospitare turisti stranieri, ma occorrono opportunità di carriera più alte e stipendi adeguati. Le aziende possono puntare a fare unicamente profitto o avere anche un ruolo sociale, noi assumendo 200 giovani laureati in Puglia ci muoviamo in una direzione precisa: è il sistema settentrionale che prova a restituire qualcosa al Sud».

La digitalizzazione può essere il motore del “southworking” e una soluzione per le stesse realtà aziendali. «Il Sud costituisce una potenziale riserva di talenti che oggi il Nord non ha nella sua totalità – sottolinea ancora Lo Bianco –. Senza contare che serve un equilibrio, perché il lavoro non è la parte essenziale della nostra vita, benché importante. Le aziende si sono finalmente convinte che per offrire loro consulenza non è necessario un cartellino da timbrare, che molte cose possono essere fatte in smart working. E anche a Palermo, dove operiamo anche sulla cyber-security, e Bari (dove gli assunti saranno circa 200 e ci sarà spazio per il lavoro sull’intelligenza artificiale) non abbiamo uffici, ma sedi di lavoro, un concetto diverso. Chi farà carriera potrà decidere se farla lì o spostarsi successivamente. Ovvio che i nostri numeri non bastano ad arginare l’emigrazione, ma offriamo il nostro contributo, che è un contributo anche di cultura e know how a un intero territorio».

C’è anche chi, all’interno di Bip, approfittando delle aperture di sedi al Sud ha fatto il percorso inverso a quello compiuto in passato. Come Marco Anchora, 39 anni, manager del gruppo di consulenza che, dopo gli studi e diversi anni di carriera a Milano, è tornato ora nella sua Bari. «Oggi Bari e Lecce sono città molto diverse da come erano 20 anni fa, molto attrattive e competitive – spiega –. Lavoriamo su progetti smart, il che vuol dire pensare in modo digitale, usare creatività e fantasia, spingere le aziende verso una digitalizzazione completa dei propri processi: questo consente di lavorare ovunque si sia nel mondo. Anche dalla Puglia è possibile giocare un ruolo importante in questo processo».

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