giovedì 26 settembre 2024
Alba Robot e Hemera Pharma vincono il premio creato dalla rete degli incubatori universitari PNICube. La presidente Paniccia: "Facciamo in modo abbiano meno ostacoli nel trovare investimenti"
Foto di gruppo con le startup premiate al premio Imsa 2024

Foto di gruppo con le startup premiate al premio Imsa 2024 - PNICube

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Si è tenuta a Torino la finale tra le 11 giovani imprese nate dalla ricerca universitaria: «Più investimenti per l’innovazione» Pionieristiche, dirompenti, responsabili e sostenibili: si descrivono così le 11 startup finaliste della 18esima edizione dell’Italian Master Startup Award, tenutasi ieri a Torino nell’ambito dell’Italian Tech Week.

L’Imsa è l’unico riconoscimento nazionale che premia gli effettivi risultati sul mercato di giovani imprese come queste, con almeno due anni di vita e provenienti dal sistema della ricerca scientifica delle università e degli enti pubblici di PNICube, una rete nazionale di atenei, incubatori accademici e start cup regionali che ha organizzato la competizione in collaborazione con I3P, membro del network. «Tra le principali finalità di Imsa c’è far conoscere le imprese innovative che hanno già avuto un impatto economico e sociale – spiega la professoressa Paola Paniccia, presidente di PNICube – . Il premio serve anche a migliorarsi, monitorando i risultati. A moltiplicare le opzioni di sviluppo, creando nuove opportunità di investimento». Oltre all’occasione di visibilità per tutte le giovani realtà, la gara ha consegnato un premio di 10mila euro alla startup con la migliore performance. Attraverso iniziative come questa, «vogliamo fare in modo che le imprese incontrino meno ostacoli nel raccogliere fondi e che gli investitori facciano una valutazione più adeguata del loro valore, decidendo di sostenerle per trarne vantaggio». All’evento è intervenuto anche Francesco Profumo, ex ministro e già rettore del Politecnico di Torino.

Dalle terapie innovative ai dispositivi avanzati per ambiente ed energia, ai supercomponenti per l’aerospazio: le 11 startup finaliste sono una testimonianza di quanto le iniziative nate dalla ricerca universitaria possano incidere sulla realtà, toccando ambiti molto diversi. Ad esempio, due startup hanno puntato sui robot per servizi di micro mobilità – una all’interno di strutture come aeroporti, ospedali, musei e aree pedonali, l’altra in ambito industriale per operazioni come la distribuzione dei materiali, l’approvvigionamento di linea, la gestione dell’inventario. C’è poi chi aiuta a ridurre le emissioni di CO2 con soluzioni per il monitoraggio dei consumi energetici e chi invece offre servizi nel mercato delle criptovalute, rendendo il mondo della blockchain più accessibile a tutti. Una delle startup ha creato anche quella che potrebbe diventare la prima terapia cellulare rigenerativa al mondo per il trattamento delle lesioni spinali, con possibili estensioni ad altre condizioni neuro-degenerative. Finanziando la ricerca si investe sul futuro. Queste startup sono però il frutto di un lungo percorso di studi: per nascere e sopravvivere vanno sostenute dall’inizio alla fine.

«Il venture capital nel suo Dna ha la tendenza a puntare su cosa può dare risultati nel breve termine – aggiunge Paniccia – . Noi invece aiutiamo anche queste startup deep tech (che richiedono investimenti e periodi di sviluppo più consistenti) a uscire dai laboratori, un passaggio non facile. Servirebbe un approccio sistemico all’innovazione, una visione di lungo periodo». Di supporto non estemporaneo parla anche il professore Giuseppe Scellato, presidente dell’incubatore I3P: «Sicuramente ci sono più risorse per le startup rispetto a 10 anni fa e sono già state realizzate iniziative efficaci, ad esempio con Cdp. È importante però che il sostegno a queste imprese, i cui esiti si vedranno più in là, diventi strutturale, uno degli asset principali della politica industriale del nostro Paese».

Il premio Imsa 2024 è andato ex aequo ad Alba Robot e ad Hemera Pharma, attive rispettivamente nella robotica e in ambito sanitario. Tutte le giovani imprese, comunque, per scalare i mercati internazionali devono raccogliere l’energia sufficiente, ossia taglie di investimenti significative. «Il rischio altrimenti è che queste società non abbiano le risorse per diventare competitive rispetto alle startup nate in altri Stati oppure che dei fondi stranieri, entrando nel capitale, spostino la loro sede fuori dall’Italia». Il messaggio che emerge da queste esperienze è chiaro: perché il Paese non perda il know how faticosamente conquistato occorrerà sempre di più, sia nel pubblico che nel privato, una finanza volta all’innovazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA La premiazione dell’Italian Master Startup Award 2024

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