Dalla pensione all'assicurazione per le persone disoccupate, il
73% della popolazione mondiale non è coperto da una protezione sociale adeguata, essendo questa
parziale o del tutto assente.
E anche nei Paesi dell'Unione europea la protezione sociale perde colpi. Calano i fondi investiti dai governi e il futuro pensionistico appare grigio.
La denuncia arriva con l'ultimo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). econdo i dati del "Rapporto globale sulla protezione
sociale 2014/15" , reso noto oggi a Ginevra,
solo il 27 % della
popolazione mondiale ha accesso a una sicurezza sociale
completa, mentre quasi la metà (49%) delle persone che hanno
raggiunto l'età di cessare l'attività lavorativa non ricevono
alcuna pensione.
Il rapporto afferma inoltre che
solo il 12% dei
senza lavoro nel mondo riceve prestazioni di disoccupazione, con
notevoli disparità tra le regioni, dal 64% in Europa occidentale
al 3% nel Medio Oriente e Africa.
Inoltre, più del
90% della
popolazione che vive nei paesi a basso reddito non gode di alcun
diritto alla copertura sanitaria.
"Nel 2014, la promessa di una
protezione sociale universale non è ancora raggiunta per la
stragrande maggioranza della popolazione mondiale», ha
commentato il vice direttore generale dell'Ilo Sandra Polaski.
Gli autori del rapporto, hanno calcolato che globalmente, circa
il 2,3% del Pil mondiale è destinato alle spese per garantire
una sicurezza del reddito per le persone in età lavorativa, con
uno scarto importante tra regioni che va dal 5,9% in Europa
occidentale allo 0,5% in Africa.
Se si escludono le spese per
la salute, risulta che il Danimarca è il paese ad alto livello
di reddito che dedica la più alta percentuale del Pil (circa il
10%) per la protezione sociale delle persone in età attiva
mentre l'Italia è 28esima (meno del 4%), sempre tra i paesi
ricchi. Con circa il 16%, l'Italia risulta invece prima nel
grafico dei Paesi ad alto reddito per la percentuale del Pil
destinata alle pensioni ed altre spese per le persone anziane
(spese per la salute escluse).
Secondo l'Ilo, il ruolo della protezione sociale è
particolarmente importante in questo periodo di incertezza
economica. Si tratta infatti di "uno strumento politico
essenziale per ridurre la povertà e le disuguaglianze", tramite
la promozione della crescita inclusiva, il miglioramento della
salute e delle capacità di segmenti vulnerabili della società,
l'aumento della produttività o il sostegno della domanda
interna.
L'Ilo osserva che durante la prima fase della crisi
economica (2008-09), almeno 48 paesi ad alto e medio reddito
hanno sviluppato piani di rilancio per un totale di 2.400
miliardi, di cui circa un quarto è stato speso per misure
protezione sociale. Questo ha aiutato le economie a ritrovare il
loro equilibrio e ha tutelato i disoccupati e le persone
vulnerabili.
Ma a partire dal 2010, molti governi hanno cambiato
rotta ed hanno "prematuramente imboccato la strada del
consolidamento fiscale", mentre era ancora necessario sostenere
le popolazioni vulnerabili e stabilizzare i consumi, afferma
l'Ilo.
Nell'Ue - aggiunge l'Ilo - tagli nella protezione sociale
hanno già contribuito ad un aumento della povertà che colpisce
123 milioni di persone pari al 24% della popolazione, tra cui
molti bambini, donne, anziani e persone disabili.
Inoltre,
in
almeno 14 paesi europei i futuri pensionati riceveranno pensioni
in calo. D'altra parte, Paesi dal reddito medio, come la Cina,
stanno estendendo la protezione sociale ed anche Paesi poveri
come il Mozambico stanno compiendo sforzi in tal senso.