giovedì 16 aprile 2015
​Nessun intervento sugli assegni da duemila euro. Ma resta il nodo dei disoccupati «anziani». Madia: mi auguro si trovino risorse per contratto statali.
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Il ministro Giuliano Poletti boccia l’ipotesi di un prelievo sulle pensioni medie e si smarca dalle proposte di riforma previdenziale delineate dal presidente dell’Inps, Tito Boeri. L’istituto è «uno strumento importante a supporto dell’azione del governo e del Parlamento. Fa elaborazioni interessanti ma il lavoro comunque compete» all’esecutivo, ha rimarcato il responsabile del Lavoro durante il question time alla Camera. Dietro i toni diplomatici il messaggio è chiaro e punta a frenare l’attivismo dell’economista da pochi mesi nuovo numero uno dell’Inps. Rispondendo a un’interrogazione sull’eventualità di una «riduzione delle pensioni superiori a 2mila euro », Poletti ha sottolineato che «il tema è già stato affrontato e risolto» e il governo «ha espresso chiaramente l’intenzione di non voler procedere in questa direzione, né all’interno della spending review, e quindi per recuperare risorse per il bilancio pubblico, né per quello che riguarda un eventuale intervento sul tema generale della previdenza». Una frase con la quale il «ministro ha smentito Boeri», ha commentato Renato Brunetta (Fi). Nei giorni scorsi, il presidente Inps aveva parlato in realtà della possibilità di intervenire solo sulle pensioni di importo «molto alto» e non giustificato dai contributi versati, in un’ottica di maggiore equità del sistema. Cioè, ad esempio, per sostenere chi perde il lavoro dopo i 55 anni o per favorire una maggiore flessibilità nell’età di approdo alla pensione (oggi fissata a 67 anni e 3 mesi e destinata a salire di altri 4 mesi dal 2016). Il tema di rendere meno rigida la riforma Fornero è però ben presente allo stesso Poletti, che ieri ha sottolineato nuovamente il «problema socialmente rilevante» rappresentato da chi resta senza lavoro, è vicino alla pensione ma non ha ancora raggiunto i requisiti necessari: il governo sta valutando «le soluzioni che possono coprire questa situazione». Il punto è che per un intervento di sistema mancano le risorse, come ha osservato Yoram Gutgeld, consigliere economico di Matteo Renzi e commissario alla spending review: la proposta di Boeri di permettere il pensionamento anticipato del lavoratore in cambio di una riduzione dell’assegno previdenziale, ha detto, è «buona e condivisibile» ma serve tempo per intervenire perché occorre prima convincere l’Europa a lasciare maggiore flessibilità. Sul lungo periodo il meccanismo potrebbe essere a saldo zero ma inizialmente il maggior numero di pensionamenti farebbe crescere il deficit pubblico. Boeri ha già annunciato per giugno una proposta complessiva dell’Inps. Un ventuale intervento sarà valutato comunque nell’ambito della legge di stabilità, quando il governo avrà chiaro il quadro delle priorità e delle coperture disponibili. Tra le opzioni sul tappeto c’è anche la riapertura del contratto degli statali, bloccato ormai da sei anni. Ne ha parlato ieri il ministro della Pa Marianna Madia: «Mi auguro che, anche grazie al frutto delle riforme che stiamo facendo, con la legge di Stabilità si possa aprire una nuova stagione contrattuale», che è «legata alla situazione di crescita del Paese». In un incontro con gli studenti della Luiss sulle riforma del lavoro pubblico il ministro ha rimarcato in particolare la sfida della digitalizzazione: il codice identificativo a regime permetterà ai cittadini di accedere a tutti i servizi dei diversi enti, un percorso che servirà «non solo a modernizzare il Paese ma anche a ad accrescere la trasparenza e la democrazia». Altro nodo è quello della dirigenza, della quale la legge tutela l’autonomia ma in quadro di maggiore mobilità e responsabilizzazione: «Non basterà più un’unica prova per entrare nella Pa - ha detto - anche durante la carriera ci saranno percorsi di valutazione». Ieri in serata, infine, il premier ha annunciato che il 21 aprile il Cdm approverà «la prima tranche» dei decreti attuativi della delega fiscale, il 16 giugno la seconda parte.
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