IMAGOECONOMICA
I Paesi dell'Unione Europea hanno bloccato l'accordo politico, raggiunto in via provvisoria lo scorso 12 dicembre, sulle nuove norme a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo.
«Oggi l’accordo provvisorio Ue sui lavoratori delle piattaforme non è stato sottoposto al voto in Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti» ha spiegato la relatrice del provvedimento, l’eurodeputata del Pd, Elisabetta Gualmini. Non si è tenuta nemmeno una votazione formale, poiché era chiaro che non ci sarebbe stata la maggioranza. Stando a quanto riportato dal sito di informazione Euroactiv i Paesi baltici, la Repubblica Ceca, la Francia, l’Ungheria e l’Italia avrebbero formalmente detto no a un accordo che ritenevano troppo distante dalla versione della direttiva del Consiglio dell’Unione Europea.
Il nodo su cui c’è stato disaccordo nel corso del trilogo si è ripresentato e riguardava la corretta classificazione dello stato occupazionale di almeno 5,5 milioni di persone in Europa. Per proteggere i lavoratori il testo aveva inserito la presunzione di rapporto di lavoro che scattava quando fossero stati presenti due indicatori di controllo su un elenco di cinque. La presunzione poteva essere fatta valere dal lavoratore, dai suoi rappresentanti e dalle autorità competenti. Mentre la piattaforma era chiamata a dimostrare che non si tratti di un rapporto di lavoro dipendente.
La Francia, da lungo tempo, aveva assunto una posizione critica nei confronti della direttiva così come era stata redatta, ed è stato il primo Paese a opporsi pubblicamente all’accordo del trilogo, affermando che la formulazione di questi nuovi indicatori e l’abbassamento della soglia per attivare la presunzione erano troppo lontani dalla versione del Consiglio dell’Ue. Il 20 dicembre il ministro francese del Lavoro, Olivier Dussopt aveva spiegato ai senatori francesi che non poteva accettare l’accordo provvisorio. La Francia, a differenza di altri Paesi dell’Ue, ha un approccio unico al lavoro tramite piattaforma: favorisce il lavoro autonomo, ma con diritti lavorativi aggiuntivi e un “dialogo sociale” rafforzato. Dunque, la presidenza spagnola ha deciso di rinviare la votazione. Questo significa che continueranno i negoziati da gennaio con il cambio della presidenza, che andrà al Belgio e si ripartirà con i triloghi. «Il Parlamento è unito, ha una larghissima maggioranza e il suo compito l’ha fatto pienamente» ha proseguito l’europarlamentare italiana Gualmini, spiegando che «i negoziati europei sono lunghi e faticosi», ma è importante che «non si dica no a milioni di lavoratori che aspettano giuste tutele sociali e a numerosissime piattaforme che non vogliono concorrenza sleale nel mercato unico europeo». «I lavoratori delle piattaforme digitali meritano diritti – ha scritto su X, l’ex Twitter, Yolanda Díaz, vicepremier e ministra del Lavoro spagnola, in merito al mancato accordo tra i Paesi dell’Unione europea sulle nuove norme a tutela dei rider e dei lavoratori di piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo –. La direttiva promossa dalla presidenza spagnola garantisce nuovi diritti per milioni di lavoratori, ma l’estrema destra e i liberali ne hanno impedito l’approvazione. Continueremo a lavorare per una vita migliore».
L’intesa tra il Parlamento europeo ed i rappresentanti dei 27 Stati membri era arrivato martedì 12 dicembre dopo una maratona negoziale durata oltre dodici ore. E questo risultato era stato definito un accordo rivoluzionario, il primo quadro normativo per i lavoratori di tutte le piattaforme digitali che mirava a garantire la corretta classificazione dello stato occupazionale di almeno 5,5 milioni di persone in Europa, che non si possono considerare lavoratori autonomi poiché le loro performance e i loro orari lavorativi vengono monitorate da un algoritmo.