Il rapporto sul benessere equo e sostenibile, spulciando fra i diversi indicatori, emerge anche un certo grado di "maleducazione alimentare" della popolazione italiana, cui corrispondono comportamenti che sono considerati rischiosi per la salute. Le linee guida dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione consigliano, per una sana alimentazione, il consumo giornaliero di almeno cinque porzioni tra frutta, verdura e legumi freschi, ma in Italia coloro che consumano almeno quattro porzioni come indicate dall’Inran sono solo il 18,1%, con un picco in negativo nella regione Basilicata (8,5%) e comunque con dati poco confortanti registrati in generale nel meridione e nelle famiglie meno istruite.Conseguenza naturale di una alimentazione non corretta è la diffusione dell’eccesso di peso che, infatti, non accenna a diminuire: il 44,1% degli italiani sono obesi o in sovrappeso. Ad essere fuori forma soprattutto gli uomini (il 54,1% contro il 34,6% delle donne), in particolare se residenti al Sud e in età più avanzata. Indipendentemente dalla fascia d’età e dal genere, si rileva una maggiore diffusione dell’eccesso di peso tra le persone meno istruite e un effetto "a caduta" sul rischio di insorgenza di obesità e sovrappeso per i figli di genitori poco attenti alla linea.Altro aspetto monitorato dall’ultima edizione del Rapporto Bes è la sedentarietà che, anche se da alcuni anni gode dell’attenzione dell’agenda europea, continua ad interessare il 41,3% delle persone. Mangiamo male e ci muoviamo poco e questa tendenza viene registrata in crescita dai dati. Probabile segnale, quest’ultimo, di una cattiva gestione del tempo libero a disposizione o di una quantità troppo ridotta del medesimo tempo. Anche in questo caso, comunque, si registrano dati più elevati nel sud Italia mentre le differenze di genere sono a svantaggio delle donne (45,3% sono le donne sedentarie contro il 37,1% degli uomini).Anche analizzando la percezione che ogni individuo ha del proprio stato di salute, i risultati non cambiano. L’indice di salute fisica percepita, pur registrando miglioramenti rispetto alla ultima rilevazione ci dice che aumentano le disuguaglianze territoriali a scapito del Mezzogiorno e che permangono le disuguaglianze sociali.