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È sempre facile ragionare con il senno di poi, ma molte delle migliaia di famiglie che oggi sono in difficoltà per l’aumento delle rate del mutuo potevano evitare di trovarsi in questa situazione. I tassi della Banca centrale europea sono rimasti azzerati per un decennio: rinegoziare un mutuo a tasso variabile per fissare le rate a un livello basso, soprattutto se si hanno ancora diversi anni di debito da rimborsare, era un evidente buon affare. Anche se, almeno all’inizio, la rata a tasso fisso poteva essere un po’ superiore a quella di un variabile ottenuto qualche anno prima, che con i tassi a zero in molti casi era diventato ultra-conveniente. Occorreva cogliere questa opportunità, ma molti non lo hanno fatto: secondo le stime del sindacato Fabi su un totale di 437 miliardi di euro di mutui in essere, 147 miliardi sono a tasso variabile. Le famiglie in difficoltà sono quasi un milione.
Non è giusto farne una “colpa”: molte di queste famiglie non avevano capito che cosa poteva succedere con il loro debito. È un problema di educazione finanziaria, tema di cui soltanto negli ultimi anni ci si sta occupando in modo concreto anche in Italia, soprattutto grazie all’istituzione nel 2014 della Federazione per l’educazione finanziaria e del risparmio (Feduf) per volontà del’Associazione bancaria italiana, e del Comitato per l’educazione finanziaria (Edufin) avviato nel 2016 presso il ministero dell’Economia.
In particolare l’introduzione dell’insegnamento nelle scuole delle questioni di base che riguardano le scelte da fare rispetto al denaro è stato inserito nel decreto legge Competitività, anche se ora occorre lavorare su tutti i dettagli. Ed è chiaro che se si parte dalle elementari, gli effetti positivi di questo insegnamento sulla popolazione si vedranno solo fra diversi anni.
Nel frattempo la mancata educazione finanziaria pesa, come insegna la grana mutui.
Il gruppo assicurativo tedesco Allianz ha condotto un’indagine a livello europeo sul costo della scarsa alfabetizzazione finanziaria delle famiglie, intervistando mille famiglie in ognuno dei sette Paesi oggetto d’indagine. Ne è emerso che in Italia il 21% delle famiglie non ha le conoscenze di base per fare scelte finanziarie oculate, il 61% ha competenze medie e il 18% ha un’educazione finanziaria elevata. Secondo le stime di Allianz, la scarsa alfabetizzazione finanziaria può costare in media ogni anno 2.150 euro a famiglia. Proiettati sull’arco di una vita, questi costi si traducono in una significativa perdita di patrimonio per la famiglia impreparata: la differenza di risparmio tra le famiglie con educazione finanziaria scarsa e quelle con competenze elevate su 30 anni arrivano a 128mila euro.
«La scarsa alfabetizzazione finanziaria fa davvero male – commenta Ludovic Subran, capo economista di Allianz –. In effetti, su lunghi periodi di investimento, come quando si risparmia per la pensione, può costare letteralmente una fortuna. Ma, fortunatamente, saper prendere decisioni finanziarie intelligenti non è nulla di trascendentale: acquisendo le conoscenze e le competenze di base, le persone possono passare da un’alfabetizzazione finanziaria bassa a una media e ottenere così un netto vantaggio economico».