IMAGOECONOMICA
Si acquista meno e si spende di più. Non è un caso quindi che a volare siano le vendite nei discount di alimentari: a maggio crescono in valore dell'11% nel confronto annuo e mettono a segno l'incremento più elevato da settembre 2022.
Lo rileva l'Istat con il mensile report sul commercio al dettaglio. Il caro prezzi taglia del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani che sono però stati costretti però a spendere quasi 4 miliardi in più per mangiare a causa dei rincari determinati dall'inflazione.
Più nel dettaglio a maggio si stima, per le vendite al dettaglio, un aumento rispetto al mese precedente dello 0,7% in valore e dello 0,2% in volume. Sono in crescita le vendite dei beni non alimentari (+1,1% in valore e +0,7% in volume) e dei beni alimentari in valore (+0,2%) mentre calano in volume (-0,5%). Rispetto all'anno precedente le vendite aumentano del 3,0% in valore e registrano un calo in volume del 4,7%. Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+7,7%) e diminuiscono in volume (-3,8%), mentre le vendite dei beni non alimentari calano in valore (-0,6%) e in volume (-5,2%). Semplificando molto si spende di più per avere meno prodotti nel carrello.
Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i prodotti di profumeria, cura della persona (+6,6%) e dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia (+6,0%), mentre registrano i cali più marcati i settori delle calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-9,0%) e nell'abbigliamento e pellicceria (-3,8%).
Rispetto a maggio 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+6,5%), le vendite al di fuori dei negozi (+0,9%) e il commercio elettronico (+1,5%), mentre diminuisce per le piccole imprese e piccoli negozi (-0,6%).
“L’andamento dei consumi fa registrare ancora segnali di debolezza per quanto riguarda i volumi di vendita, penalizzati anche dagli effetti dell’inflazione cumulata nei mesi scorsi”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione.
“Anche se l’andamento del dato inflattivo sta rallentando, i consumi restano deboli sia nel comparto alimentare, dove registriamo una contrazione a volume di circa -4% su base annua, sia nel settore del non alimentare. In particolare, le categorie di prodotto legate all’abbigliamento hanno subito gli effetti negativi dell’andamento meteorologico e dell’arrivo in forte ritardo della stagione estiva. L’avvio dei saldi in questi giorni, che al momento non indica particolari inversioni di tendenza, rappresenta quindi un appuntamento importante per molte imprese e sarà una cartina di tornasole per valutare l’andamento dei consumi futuri. Permane comunque una prospettiva di incertezza alla quale occorre dare risposta attraverso iniziative di sostegno alle famiglie e alle imprese, con l’obiettivo di favorire la ripresa della domanda interna”.
Coldiretti riferendosi ai dati Istat relativi al commercio al dettaglio a maggio sottolinea che nei primi cinque mesi del 2023 si è registrato un aumento del 7,3% della spesa alimentare con un taglio degli acquisti in quantità del 4,7%.
La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che - sottolinea la Coldiretti - volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,5% nei primi cinque mesi nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Il risultato dei discount - precisa la Coldiretti - evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Le famiglie - sottolinea la Coldiretti - tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.
La situazione di difficoltà si estende - continua la Coldiretti - alle imprese agricole colpite dal maltempo che ha decimato i raccolti e dai bassi prezzi che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell'abbandono di interi territori.
A maggio le vendite in valore salgono dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 3% su base annua ma secondo il presidente dell'Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, si tratta di "un effetto ottico dovuto all'inflazione". "Se, infatti, si scorpora il rialzo dovuto all'inflazione, gli italiani sono sempre costretti a tirare la cinghia e a fare una dieta forzata. Le vendite alimentari in volume, infatti, calano sia su aprile 2023, -0,5%, sia su maggio 2022, -3,8%, una riduzione, quella tendenziale, che dura ormai ininterrottamente da gennaio 2022, una cura dimagrante cronica, nefasta per il Paese. Le famiglie sono costrette, per poter mangiare, ad andare nei discount, abbandonando le marche a cui erano abituati", prosegue Dona.
Secondo lo studio dell'associazione dei consumatori, le vendite alimentari in volume scendono del 6,3% su maggio 2021 e del 6,5% persino su maggio 2020, mese di pandemia e lockdown.
"Traducendo in euro il calo dei volumi consumati su maggio 2022, le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 214 euro a prezzi del 2021, quelle non alimentari di 837 euro, per un totale di 1051 euro. Una coppia con due figli acquista 292 euro in meno di cibo e 1154 euro di beni non alimentari, per una cifra complessiva di 1446 euro", conclude Dona.